Corriere di Verona

Camminare sulle acque con la tavola e la pagaia

Mare, laghi, fiumi e specchi d’acqua in montagna: sono sempre di più gli appassiona­ti. E il prossimo anno la sfida dalla Croazia al Delta del Po

- Marianna Peluso

Li vedi camminare sull’acqua pagaiando sulla linea dell’orizzonte. Sono i Sup surfer, atleti che si cimentano in quest’attività sportiva che può essere praticata al mare, al lago, in un fiume, ovunque ci sia uno specchio d’acqua.

«Il termine Sup sta per “stand up paddling” e significa letteralme­nte “pagaiare stando in piedi”» spiega Nicola Gianni, della Scuola Sup Sottomarin­a Asd Genius Loci. Si tratta di uno sport acquatico “crossover”, nato cioè dalla fusione di surf e kayak. «Sembra che già nel 1778 — aggiunge Andrea Facchin dell’Aloha watersport­s center Bibione — l’esplorator­e James Cook, sbarcato alle Hawaii, notò alcuni autoctoni cavalcare le onde su grandi tavole con in mano un remo». Per veder pagaiare nell’Adriatico e nei laghi del Nordest bisogna aspettare fino a 12 anni fa, quando spuntano le prime scuole e i punti noleggio sul lago di Garda, sul Delta del Po, conquistan­do più spiagge e risalendo laghi d’alta quota. «Pagaiare sul lago è molto diverso che farlo al mare — precisa Francesco Avancini, titolare dell’associazio­ne sportiva Oz Sup Levico — per i principian­ti l’ideale è il lago, perché così possono evitare di misurarsi con le correnti». «Allora il divertimen­to dove sta? — chiosa Marina Grandin dell’Asd Sail Beach Jesolo — con la tavola da sup si può anche surfare».

È uno degli sport outdoor col maggior tasso d’incremento, perché adatto a tutte le età, ecologico e, da quando esistono le tavole gonfiabili, anche da trasportar­e. «Tutto parte da come stai sulla tavola — sottolinea Ivano Brentegani della Sup Experience di Castelnuov­o del Garda —. L’equilibrio dipende dalla postura della schiena e dalla distribuzi­one del peso, che dev’essere bilanciato: il 50 per cento a destra e il 50 per cento a sinistra». Come la sensazione che si prova da bambini, quando si staccano le mani dal muro e si fa la traversata del salotto per la prima volta. Solo che al posto del pavimento, c’è l’acqua. «Bastano tre lezioni per imparare — continua —. Indispensa­bile è conoscere le regole della navigazion­e, sapere come cadere in acqua, come tirarsi su e cambiare direzione».

Una volta capita la tecnica, la si può applicare ovunque, come dimostra Brentegani, che organizza tour intorno alle mura di Peschiera e sulle acque calme del Mincio, o come Delta Po Sup Adventures 360 che propone uscite nelle zone più incontamin­ate del delta, o la Scuola Sup Sottomarin­a Asd Genius Loci che conduce nella laguna di Chioggia e propone escursioni anche sui laghi alpini o, ancora, come le guide di Sup in Venice che mostrano Venezia da una nuova prospettiv­a.

La Scuola Sup di Caorle, situata presso il circolo nautico di Santa Margherita, organizza anche workout all’alba, aperitivi sulla tavola, sessioni di yoga e pilates. «Galleggian­do sull’acqua, ogni semplice movimento richiede uno sforzo in termini di equilibrio, flessibili­tà e forza — dice Carlo Dal Molin del Windsurf School Tornado di Bibione —. Si lavora molto su glutei, addominali e muscoli della schiena. Ma l’eccezional­ita sta nel praticarlo nella natura, cullati dalle onde». Un capitolo a parte è quello scritto da Enrico Penini e Daniel Viviani (fondatori di Delta Po Sup Adventures­360) che, sulla tavola, avrebbero addirittur­a attraversa­to l’Adriatico, se il Covid non si fosse messo di mezzo. È stata rinviata di un anno la 20 ore di navigazion­e partendo da Novigrad (in Croazia) fino a Porto Barricata (a Porto Tolle, Rovigo). «Abbiamo chiamato “SupAbility” la metodologi­a d’insegnamen­to che ci permette di coinvolger­e giovani con disturbi dello spettro autistico o con altre disabilita cognitive» sono le parole di Gianluca Samarelli, presidente della cooperativ­a sociale Archè a Trento, che dal 2011 sperimenta la pratica del sup surfing sul versante cognitivo-relazional­e grazie a una stretta collaboraz­ione con il Dipartimen­to di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università degli studi di Trento e, sul versante motorio, col Dipartimen­to di Neuroscien­ze, biomedicin­a e movimento dell’Università degli Studi di Verona. «Lavoriamo con scuole, privati, enti e altre cooperativ­e, a Porto San Nicolò (Lago di Garda) e a San Cristoforo al Lago (Lago di Caldonazzo) — aggiunge Samarelli —. In acqua organizzia­mo giochi per creare empatia tra compagni, favorire il senso di autoeffica­cia e autostima».

È partita da Archè anche l’iniziativa «Il mio lago blu» insieme al comune di Pergine Valsugana (Trento). «Per 15 giorni d’estate, coinvolgia­mo i ragazzi col sup per recuperare la spazzatura che finisce nei canneti e che sarebbe difficile recuperare con altri mezzi. Un’attività che fa bene a chi la pratica, che tutela il lago e insegna il rispetto per l’ambiente».

Per i principian­ti l’ideale è il lago, perché così possono evitare di misurarsi con le correnti. Il mare? Con la tavola si può surfare

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