A Bardolino arriva «Selfie», lezione contro i pregiudizi
Il regista a «Parole sull’acqua» a Bardolino
Parlerà di pregiudizi, meritocrazia e partecipazione alla criminalità Agostino Ferrente, il regista ospite domani alle ore 20.30 di Parole sull’Acqua a Bardolino. Il suo Selfie, vincitore del David di Donatello nella sezione documentari, è un film sperimentale in cui gli attori, due adolescenti del rione Traiano di Napoli, raccontano la loro quotidianità, partendo dal caso di cronaca di Davide Bifolco, ucciso nel 2014 dal proiettile di un carabiniere che gli ha sparato mentre andava in motorino con gli amici. Per informazioni e biglietti: www.bardolinotop.it.
Come è stato essere premiati in collegamento video, durante una diretta Rai?
«Per me è stato un onore essere nella cinquina. Non mi aspettavo di vincere, al punto che avevo dato una data falsa della trasmissione ai miei genitori, perché non volevo deluderli quando avrebbero annunciato un altro nome. Fortunatamente non mi hanno chiesto di fare un discorso in diretta perché io mi commuovo troppo. A differenza dei film, nei documentari i protagonisti sono persone prima di essere personaggi. Le grida di gioia fanno sempre il conto con quello che hai raccontato». Qual è il messaggio del film?
«Questo documentario è dedicato a tutti i ragazzi come
Davide, che avrebbero potuto fare la sua fine. Il padre di Davide, prima d’iniziare le riprese, mi ha detto che il figlio era stato ammazzato più volte. La prima, materialmente, la seconda dai media che hanno dato per scontato che fosse un camorrista che scappava. Se il motorino fosse stato al Vomero, il quartiere “per bene” poco più in là, il carabiniere non avrebbe sparato, perché avrebbe pensato che su quel motorino c’era il figlio di un
avvocato, di un farmacista o di un loro collega». Colpa dei pregiudizi?
«Certo, è quello che in sociologia viene chiamato “determinismo sociale”. L’ambiente in cui nasci influenza la tua vita al punto da diventare una colpa involontaria. Chi vive in un quartiere popolare e ha pregiudicati in famiglia è più incline alla criminalità. La meritocrazia è un concetto pericoloso e anticattolico: viene certificato chi è bravo, in
vece di aiutare chi è rimasto indietro». Il titolo «Selfie» fa pensare ai social...
«Gli attori sono anche i cameraman, che girano un video-selfie col telefonino. Li guardiamo negli occhi con un’inquadratura immersiva. È anche una metafora: sappiamo ciò che c’è alle loro spalle, il loro passato, ma non quello che accadrà».