Ditte in odore di mafia, il prefetto Cafagna firma due interdittive
La prefettura ha adottato due nuove interdittive nei confronti di altrettante aziende della provincia. Ciò significa che ci sono due nuove realtà «in odore di mafia»: l’interdittiva, infatti, è una misura preventiva.
Resta alta l’allerta antimafia in provincia. In settimana la prefettura di Verona ha adottato due nuove interdittive nei confronti di altrettante aziende della provincia. Provvedimenti che si sommano a una lunga lista, ben 34, adottate negli ultimi anni. Ciò significa che ci sono due nuove realtà «in odore di mafia»: l’interdittiva, infatti, è una misura preventiva, che vien presa in assenza di prove (che saranno verificate successivamente) ma in presenza di alcuni condizioni che segnalano la vicinanza a cosche, e che impedisce l’accesso a contratti con la Pubblica Amministrazione. E in uno dei casi, quello della «Ncd Trasporti Unipersonale», di Povegliano, si parla di un rischio di contiguità con la ‘ndrangheta. «Le verifiche – rende noto la Prefettura - ,effettuate dal Gruppo Interforze Antimafia, hanno in particolare posto in luce che la predetta società è stata costituita in capo ad un prestanome, in continuità con altra azienda, già oggetto di attenzione da parte della Prefettura e colpita da provvedimenti inibitori, dalla quale acquisiva mezzi, forniture e risorse». In altre parole, c’è il sospetto che la ditta si sia sostituita, in tutto e per tutto, a un’altra, vanificando gli effetti di una precedente interdittiva. L’ultima azienda di trasporti a essere colpita dallo stesso provvedimento è stata, nel 2018, una ditta di Castagnaro, accusata di essere vicina al clan Diesi: la prefettura però non ha specificato se si tratta di questa realtà. Rimane il fatto che il settore dell’autotrasporto è uno di quelli che, assieme alla logistica, è risultato essere uno dei più sensibili alle infiltrazioni.
La seconda interdittiva ha colpito una ditta di Palù, la Agripol. In questo caso, spiega sempre la Prefettura, l’intervento è «conseguente alla verifica della sussistenza di una condanna definitiva di patteggiamento per un reato ostativo, ai sensi della normativa antimafia». Si tratta di uno dei cosiddetti «reati spia», come può essere il riciclaggio. La vicenda non è nota, anche perché si è chiusa con un’udienza chiusa al pubblico, nel corso del quale il titolare della ditta ha patteggiato una condanna. In questo caso, insomma, si tratta di un atto dovuto. La Agripol è un’azienda agricola, specializzata nella produzione di legumi. Solo la scorsa settimana il prefetto Donato Cafagna (nella foto) aveva sottolineato il rischio «contagio», da parte della criminalità organizzata, per il tessuto economico veronese. La Prefettura ha rafforzato, proprio negli ultimi mesi, a causa del rischio di crisi per molte aziende, i controlli antimafia.