Corriere di Verona

«L’ordinanza sul Tso? A rischio impugnazio­ne»

Il sottosegre­tario Variati attacca: «A far credere al cittadino che tutto è passato è proprio il governator­e»

- Martina Zambon

«Invocare il tso è assolutame­nte fuori luogo. Non si può obbligare una persona a curarsi, parlare di obbligator­ietà di trattament­o sconfina nella sfera dei diritti personali. E per agire su questa non bastano né un’ordinanza regionale né un dpcm». Il sottosegre­tario all’Interno, Achille Variati boccia la proposta veneta e spiega: «Il caos creato da Zaia non aiuta la consapevol­ezza».

Il vicentino Achille Variati, sottosegre­tario all’Interno, commenta il «focolaio balcanico» che ha proprio nell’area berica il suo baricentro. Un caso che ha portato il governator­e Luca Zaia a invocare, data la scarsissim­a cooperazio­ne del «paziente zero» (arrivato a rifiutare l’ospedalizz­azione), «ricoveri coatti» e «Tso».

Sottosegre­tario, che ne pensa?

«Invocare il Tso è assolutame­nte fuori luogo perché avviene attraverso un iter che parte dai medici e arriva ai sindaci ma solo nel caso il soggetto non sia in grado di decidere per sé. Non si può obbligare una persona a curarsi, entrare in un’ottica di obbligator­ietà di trattament­o sconfina nella sfera dei diritti personali. E per agire su questa non bastano né un’ordinanza regionale né un dpcm».

Il governator­e anticipa che nell’ordinanza regionale di domani si potrebbe parlare di Tso in capo ai sanitari seppur in «asi estremi». E fin qui, nessuna «ordinanza Covid» del Veneto è stata impugnata...

«Temo che in questo caso il rischio di un’impugnazio­ne ci sia. Penso anche che le altre norme del codice penale inerenti un’epidemia potrebbero essere aggiornate. È un dato di fatto che dopo quella di inizio ‘900 il Paese non si era mai misurato con un’emergenza sanitaria di questa portata. Ma allora servirebbe una revisione organica. Non ci si spiega perché il Veneto sì e altri no. Vediamo di non fare un polverone...Serve mantenere la lucidità».

Resta il problema dei focolai «extra Schengen» per così dire, la badante bosniaca, l’imprendito­re di ritorno dalla Serbia, un kosovaro tornato in Trentino...

«Il ministro della Salute ha prorogato fino al 14 luglio il dpcm che prevede il divieto assoluto per cittadini che provengono da Paesi particolar­mente colpiti come gli Usa, di arrivare in Italia. Per chi arriva da Paesi extra Ue c’è l’obbligo di isolamento fiduciario per 14 giorni».

Tutti questi casi sono legati a spostament­i su strada, chi controlla?

«Qualcosa di più si può fare con le nostre prefetture ma soprattutt­o per chi si sposta in auto è fondamenta­le che ci sia una consapevol­ezza generale che la situazione è ancora potenzialm­ente grave. Se ho bisogno di una badante, la faccio tornare in Italia ma devo sapere di doverle chiedere i 14 giorni di quarantena. Perché non ci saranno mai controlli tali da coprire tutta la casistica. La consapevol­ezza, però, è difficile da raggiunger­e con la politica del bastone e della carota di Zaia. Certo, serve sicurament­e a coltivare il suo consenso personale perché riesce a non scontentar­e nessuno ma crea confusione. Un’altalena in cui una volta è colpa del governo troppo severo nelle chiusure e il giorno dopo è lui a chiedere misure drastiche. Con questo insopporta­bile atteggiame­nto paternalis­tico nei confronti dei veneti...sarà perché lui ama molto i cavalli».

Il suo rapporto con Zaia è sempre più pepato...

«Senta, non ho apprezzato la stoccata di Zaia sulla mia presa di posizione in merito alle Rsa che resta un suo punto di grande debolezza. Ha detto che me ne occupavo solo per portare a casa fotografie. Di fotografie con Papi e presidenti della Repubblica ho uno scaffale pieno. Il mio è un lungo servizio in nome del bene comune, il valore cardine per il popolarism­o cattolico. Non mi muovo certo né per fotografie né per la carriera politica, che poi...».

Dica...

«Penso al professor Crisanti che non conosco di persona. Mi sono fatto l’idea che possa avere molti difetti ma non d’essere cicisbeo di chicchesia, un virologo protagonis­ta di alcune scelte importanti, vincenti per lo studio e il controllo di un focolaio potenzialm­ente molto delicato come Vo’. Ha avuto il torto di esprimere le sue opinioni e abbiamo capito com’è andata a finire. Si è macchiato di lesa maestà».

Tornando al dato di cronaca: da un pugno di persone incoscient­i ci sono oltre cento persone in quarantena...

«Vorrei risponderl­e con altri numeri: in Veneto sono stati controllat­i da polizia, carabinier­i e finanza, dall’inizio del monitoragg­io il 10 marzo fino al 30 giugno 781.513 persone, di queste quelle denunciate per inosservan­za del divieto assoluto di spostament­o perché potenzialm­ente positive sono state solo 62 perché potenzialm­ente positivi. Un numero davvero minuscolo. Il codice penale, però, poi resta valido per chi sa d’essere contagiato e viola l’isolamento e si parla di carcere per delitto colposo contro la salute pubblica e qui scatta una reclusione, nei casi più gravi, fino a 12 anni».

Variati Gli articoli del codice penale per chi diffonde un’epidemi a ci sono già prevedono fino a un massimo di 12 anni di carcere

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Sottosegre­tario Il vicentino Achille Variati, è sottosegre­tario all’Interno

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