«L’ordinanza sul Tso? A rischio impugnazione»
Il sottosegretario Variati attacca: «A far credere al cittadino che tutto è passato è proprio il governatore»
«Invocare il tso è assolutamente fuori luogo. Non si può obbligare una persona a curarsi, parlare di obbligatorietà di trattamento sconfina nella sfera dei diritti personali. E per agire su questa non bastano né un’ordinanza regionale né un dpcm». Il sottosegretario all’Interno, Achille Variati boccia la proposta veneta e spiega: «Il caos creato da Zaia non aiuta la consapevolezza».
Il vicentino Achille Variati, sottosegretario all’Interno, commenta il «focolaio balcanico» che ha proprio nell’area berica il suo baricentro. Un caso che ha portato il governatore Luca Zaia a invocare, data la scarsissima cooperazione del «paziente zero» (arrivato a rifiutare l’ospedalizzazione), «ricoveri coatti» e «Tso».
Sottosegretario, che ne pensa?
«Invocare il Tso è assolutamente fuori luogo perché avviene attraverso un iter che parte dai medici e arriva ai sindaci ma solo nel caso il soggetto non sia in grado di decidere per sé. Non si può obbligare una persona a curarsi, entrare in un’ottica di obbligatorietà di trattamento sconfina nella sfera dei diritti personali. E per agire su questa non bastano né un’ordinanza regionale né un dpcm».
Il governatore anticipa che nell’ordinanza regionale di domani si potrebbe parlare di Tso in capo ai sanitari seppur in «asi estremi». E fin qui, nessuna «ordinanza Covid» del Veneto è stata impugnata...
«Temo che in questo caso il rischio di un’impugnazione ci sia. Penso anche che le altre norme del codice penale inerenti un’epidemia potrebbero essere aggiornate. È un dato di fatto che dopo quella di inizio ‘900 il Paese non si era mai misurato con un’emergenza sanitaria di questa portata. Ma allora servirebbe una revisione organica. Non ci si spiega perché il Veneto sì e altri no. Vediamo di non fare un polverone...Serve mantenere la lucidità».
Resta il problema dei focolai «extra Schengen» per così dire, la badante bosniaca, l’imprenditore di ritorno dalla Serbia, un kosovaro tornato in Trentino...
«Il ministro della Salute ha prorogato fino al 14 luglio il dpcm che prevede il divieto assoluto per cittadini che provengono da Paesi particolarmente colpiti come gli Usa, di arrivare in Italia. Per chi arriva da Paesi extra Ue c’è l’obbligo di isolamento fiduciario per 14 giorni».
Tutti questi casi sono legati a spostamenti su strada, chi controlla?
«Qualcosa di più si può fare con le nostre prefetture ma soprattutto per chi si sposta in auto è fondamentale che ci sia una consapevolezza generale che la situazione è ancora potenzialmente grave. Se ho bisogno di una badante, la faccio tornare in Italia ma devo sapere di doverle chiedere i 14 giorni di quarantena. Perché non ci saranno mai controlli tali da coprire tutta la casistica. La consapevolezza, però, è difficile da raggiungere con la politica del bastone e della carota di Zaia. Certo, serve sicuramente a coltivare il suo consenso personale perché riesce a non scontentare nessuno ma crea confusione. Un’altalena in cui una volta è colpa del governo troppo severo nelle chiusure e il giorno dopo è lui a chiedere misure drastiche. Con questo insopportabile atteggiamento paternalistico nei confronti dei veneti...sarà perché lui ama molto i cavalli».
Il suo rapporto con Zaia è sempre più pepato...
«Senta, non ho apprezzato la stoccata di Zaia sulla mia presa di posizione in merito alle Rsa che resta un suo punto di grande debolezza. Ha detto che me ne occupavo solo per portare a casa fotografie. Di fotografie con Papi e presidenti della Repubblica ho uno scaffale pieno. Il mio è un lungo servizio in nome del bene comune, il valore cardine per il popolarismo cattolico. Non mi muovo certo né per fotografie né per la carriera politica, che poi...».
Dica...
«Penso al professor Crisanti che non conosco di persona. Mi sono fatto l’idea che possa avere molti difetti ma non d’essere cicisbeo di chicchesia, un virologo protagonista di alcune scelte importanti, vincenti per lo studio e il controllo di un focolaio potenzialmente molto delicato come Vo’. Ha avuto il torto di esprimere le sue opinioni e abbiamo capito com’è andata a finire. Si è macchiato di lesa maestà».
Tornando al dato di cronaca: da un pugno di persone incoscienti ci sono oltre cento persone in quarantena...
«Vorrei risponderle con altri numeri: in Veneto sono stati controllati da polizia, carabinieri e finanza, dall’inizio del monitoraggio il 10 marzo fino al 30 giugno 781.513 persone, di queste quelle denunciate per inosservanza del divieto assoluto di spostamento perché potenzialmente positive sono state solo 62 perché potenzialmente positivi. Un numero davvero minuscolo. Il codice penale, però, poi resta valido per chi sa d’essere contagiato e viola l’isolamento e si parla di carcere per delitto colposo contro la salute pubblica e qui scatta una reclusione, nei casi più gravi, fino a 12 anni».
Variati Gli articoli del codice penale per chi diffonde un’epidemi a ci sono già prevedono fino a un massimo di 12 anni di carcere