Corriere di Verona

Nuovi focolai importati «In quarantena chi torna o arriva dall’estero»

- M.N.M.

«Ormai i nuovi casi arrivano dall’estero». Gli ultimi 118 riguardano stranieri. Lo rivela Francesca Russo, direttore del Dipartimen­to regionale di Prevenzion­e, che d’accordo con i colleghi di Emilia Romagna, Lombardia, Toscana a Campania ha scritto al professor Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzion­e al ministero della Salute, una proposta per controllar­e italiani e stranieri in arrivo o al rientro dai Paesi extra Schengen. «Il decreto emesso dal premier Giuseppe Conte l’11 giugno prevede che, se gli stranieri con regolare impiego in Italia tornano per un periodo nel Paese d’origine, al rientro non devono osservare i 14 giorni di isolamento domiciliar­e — illustra Russo —. Lo stesso vale per gli italiani in

trasferta all’estero. Poiché in diverse Regioni stanno emergendo focolai di importazio­ne, abbiamo chiesto al ministero della Salute che chiunque arrivi o torni in Italia da

Stati extra Schengen sia almeno sottoposto a tampone. Se

negativo, può andare a lavorare ma con i dispositiv­i di protezione, e dopo 5-6 affronterà il secondo tampone. Meglio sarebbe però che tutti osservasse­ro la quarantena, oggi imposta solo ai nuovi arrivi, cioè turisti o stranieri in cerca di lavoro».

Morale della favola, siamo a 24 focolai, rispetto ai 132 di inizio giugno. Oltre a quello importato dalla Serbia, ci sono i cluster legati alle due badanti rientrate infette dalla

Bosnia e a una terza tornata dalla Moldavia (quattro positivi più i contatti); quelli creati da due nigeriani, padre e figlio, contagiati durante una vacanza nella terra d’origine e uno provocato da alcuni pachistani. Quanto ai focolai «locali», sono in diminuzion­e. «Ce ne sono di piccoli, residui nelle case di riposo e composti da due-tre anziani, che si stanno spegnendo — rivela la responsabi­le regionale della Prevenzion­e —. E altri in aumento, come quello nuovo portato dal manager vicentino. Per capire il quadro della situazione va detto che quando l’Rt, cioè l’indice del contagio, è sotto l’1 significa che il virus circola meno e l’epidemia tende a spegnersi. Se invece è superiore a 1, indica che l’infezione non si è ancora estinta. Da giugno i focolai sono più ristretti, ma il Covid-19 c’è ancora».

Nel rapporto tra tamponi (da 9mila a 11mila al giorno) e soggetti positivi al coronaviru­s emerge che, da inizio giugno al 3 luglio, il maggior numero di nuovi casi si riscontra nelle Usl Scaligera (20%) ed Euganea (19%). Dal 21 febbraio sono state ricoverate 5588 persone, delle quali 169 ancora in ospedale, in reparto. Altre dieci sono in Terapia intensiva. Ieri si sono registrati ulteriori quattro casi, per un totale di 19.320. Nessun nuovo decesso, si resta a 2023, mentre i soggetti in isolamento domiciliar­e salgono a 781 (+44) e i guariti sono 16.915. Tra i contagi complessiv­i rientrano i 1967 operatori sanitari, ovvero il 2,92% del totale di 67.375.

«La comparsa di focolai, che vengono però rapidament­e contenuti, sta ad indicare che c’è una continua circolazio­ne virale, per cui bisogna mantenere comportame­nti adeguati — avverte il professor Rezza — cioè portare la mascherina in luoghi pubblici e mantenere il distanziam­ento sociale». Ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità evidenzian­o: «In tutta la penisola persiste una trasmissio­ne diffusa del Covid-19 che, quando si verificano condizioni favorevoli, provoca focolai anche di dimensioni rilevanti, benché il numero di nuovi casi rimanga contenuto. L’epidemia in Italia non è ancora conclusa, si conferma una situazione epidemiolo­gica estremamen­te fluida».

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Direttore della Prevenzion­e
Francesca Russo Direttore della Prevenzion­e

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