Date e viaggi del paziente zero
Persino i Nas faticano a ricostruire la ragnatela di spostamenti del manager vicentino contagiato di ritorno da due viaggi-lampo nei Balcani. Giorno dopo giorno si moltiplicano le testimonianze sui cruciali giorni di fine giugno.
Persino gli uomini della prima linea sanitaria allargano le braccia: «La ricostruzione precisa degli spostamenti di questo signore è ancora fumosa. Neppure i Nas riescono a venirne a capo». Inizialmente si è parlato di una «figura dirigenziale» della Laserjet di Pojana Maggiore tornato dalla Bosnia già con sintomi inequivocabili ma capace di far finta di nulla partecipando a eventi sociali a più non posso. Salvo poi finire in gravi condizioni in terapia intensiva dove si trova tuttora, ancora intubato ma in lieve miglioramento. Poi si sono aggiunti due compagni di viaggio. E, addirittura, un secondo spostamento, sempre in auto, sempre verso i Balcani. Qualche giorno dopo è spuntato un quarto uomo. Dopo il clamore mediatico esce anche una nota della famiglia, pubblicata sul sito della Laserjet, che, non a caso, inizia con «Su quanto successo prima del giorno 28 giugno 2020, non abbiamo informazioni certe». La storia già comincia a tingersi di giallo quando un ultimo tassello del puzzle si aggiunge: un’immancabile cherchez la femme. Una donna cinese, positiva, ammette di aver avuto contatti con l’imprenditore. L’impellenza di capire quando, dove e con chi è stato l’imprenditore non è questione di gossip bensì di salute pubblica perché, a tutt’oggi, del centinaio di persone presenti all’ormai celebre cena con il manager, svariate decine ancora mancano all’appello. Il «tracing», lo scovare ogni nome di possibile contagiato, è l’unico esercizio utile a tenere sotto controllo un focolaio che ha 5 contagiati ma più di un centinaio di persone in isolamento in tre province: Vicenza, Verona e Padova. Proviamo a ricostruire ciò che è accaduto. Il collega veronese dell’imprenditore dichiara al proprio medico, di aver soggiornato in Serbia per motivi di lavoro con l’imprenditore nel periodo dal 18 al 22 giugno. Insieme si erano recati nella sede dell’azienda. Il trasferimento, secondo il veronese, era avvenuto a bordo di un furgone insieme a due operai, un serbo e un bosniaco. È il paziente scaligero a confermare che durante il viaggio sono stati in contatto con un settantenne serbo sintomatico risultato poi morto nei giorni scorsi per Covid-19. Nella notte fra il 22 e il 23 giugno, c’è il rientro in Veneto con un contagio già attivo per i partecipanti al primo viaggio. L’arrivo nella villa dell’imprenditore a Sossano, Basso Vicentino, avviene intorno alle 4 del mattino. Qualche ora in ufficio e poi, la notte fra il 22 e il 23, il vigoroso sessantacinquenne, riprende la via dei Balcani con altri due colleghi. La destinazione, questa volta, è la Bosnia Erzegovina e, precisamente, il santuario mariano di Medjugorje. L’imprenditore, molto devoto alla Madonna, invia ai suoi collaboratori martedì 23 sera immagini dal santuario. L’indomani testa sul campo un nuovo macchinario e il 25 torna nuovamente in Italia. Al ritorno a casa l’imprenditore accusa i primi sintomi ma tira dritto. Il 26 e il 27 giugno gira per il paese, vede contatti di lavoro e contatti personali (cherchez la femme...). Il giorno clou è proprio sabato 27 con la partecipazione a un funerale al mattino e a una cena con un centinaio di persone fra cui il consigliere regionale Joe Formaggio, la sera. L’indomani l’uomo non può più ignorare i sintomi e va in pronto soccorso a Noventa Vicentina: tampone positivo. Viene trasferito a Vicenza, dove rifiuta il ricovero. Dalla mattina del 29 al 1 luglio resta a casa, vede solo tre persone, il maggiordomo, un ingegnere e un tecnico. Difficile nei giorni precedenti il lavoro dei sanitari per convincerlo a fornire la lista dei contatti avuti.