Corriere di Verona

Confida gli abusi su Instagram: mi sento sporca

- La. Ted.

«Non te lo dirò neanche di persona, mi sento lurida, macchiata, vuota. Io non ho avuto l’infanzia che hanno avuto le persone normali, ho passato certe cose che per fortuna tante persone non hanno passato nella loro vita, ho 15 anni ma posso dire che sono una ragazza vissuta...».

Così, chattando su Instagram con la sorella maggiore, ha trovato il coraggio di confidare per la prima volta gli abusi sessuali che stava subendo dall’età di 8 anni. Da quei messaggi sono scattate le indagini e ora sotto accusa si trova un ex militare di 62 anni, all’epoca dei fatti amico del padre della vittima dei presunti «avviciname­nti» a luci rosse. Quest’ultima, tuttora minorenne, è stata sentita ieri mattina in audizione protetta durante l’incidente probatorio davanti al gip Paola Vacca. Difeso dal legale Paola Montresor, l’allora «amico di famiglia» accudiva la bambina due volte alla settimana ed era proprio durante quelle ore che, stando alle accuse, avrebbe «abusato dell’inferiorit­à psichica della minore per indurla a compiere atti sessuali a cui in altre condizioni» la piccola «non avrebbe mai acconsenti­to».L’ex militare l’avrebbe «circuita» con frasi del tipo: «Non dire nulla al papà, alla mamma, alla sorella, è un segreto...». Abusi che si sarebbero protratti ai danni della minore dagli 8 ai 15 anni, quando «grazie al coraggio nel frattempo maturato - in base al capo d’imputazion­e - era riuscita a maturare un netto rifiuto» alle imposizion­i: «Non voglio si sarebbe ribellata l’adolescent­e -. Devo fare i compiti». Una reazione, quella da parte della ragazzina, a cui l’imputato non avrebbe tuttavia badato, «incurante del dissenso manifestat­o dalla vittima». Per questo, ora, la Procura gli contesta di averla costretta a subire quegli atti sessuali per anni, a partire dal 2012. E proprio al pm, chiuso ieri l’incidente probatorio, spetterà compiere la prossima mossa nell’inchiesta.

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