Stretta anti-movida, rabbia dei gestori
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Chi ci lavora, in Piazza Erbe, si sente capro espiatorio. È un mix fra titolari d’attività che chiedono «come mai nessuno controlla in altre zone, tipo le Torricelle, Piazza Isolo o quella universitaria», e baristi che di fronte a un nuovo aggiornamento dei regolamenti («Cosa faccio se alle 23.59 il cliente non vuole sedersi?») dicono d’iniziare ad avere le vertigini. Questo il mood dopo l’entrata in vigore della nuova ordinanza antimovida del sindaco Sboarina.
Chi ci lavora, in Piazza Erbe, si sente capro espiatorio. È un mix fra titolari d’attività che chiedono «come mai nessuno controlla in altre zone, tipo le Torricelle, Piazza Isolo o quella universitaria», e baristi che di fronte a un nuovo aggiornamento dei regolamenti («Cosa faccio se alle 23.59 il cliente non vuole sedersi?») dicono d’iniziare ad avere le vertigini.
«A questo punto viene da pensare che lo facciano apposta per accontentare quei residenti che si lamentano della vita serale», rifletteva ieri Elena Palazzani, titolare del Caffè Barbarani. È da venerdì che Piazza Erbe, salotto della città, cuore del rito dell’aperitivo e del brindisi nel weekend, conosce il divieto di consumo di bevande alcoliche in piedi dalla mezzanotte in poi. Un’ordinanza, valida per luoghi pubblici, piazze e strade, identica per genesi a quella che a fine maggio vietò per un breve periodo il consumo di alcolici all’aperto: si parte da immagini di mancati distanziamenti nella parte del Toloneo di Piazza Erbe che dà su Palazzo Maffei (spesso sono alcuni residenti della zona a farle girare) e si arriva alla nuova stretta. Stretta che nei due venerdì precedenti all’ultimo s’è tramutata anche, nei momenti di maggior afflusso, in blocco degli accessi alla piazza. Parlano di «terrorismo psicologico», i gestori dei bar di Piazza Erbe, riferendosi a «immagini e descrizioni che dipingono la piazza come chissà cosa».
I controlli Le forze dell’ordine vigilano sulla movida in piazza Erbe
«Di certo ci stanno penalizzando», lamenta Barbara Bertanza dell’Osteria Alla Torre: «La gente si concentra nella parte superiore della piazza, ma anziché agire dove serve si fa pagare tutti, anche
chi ha il locale nella parte sud verso via Mazzini. Se in più si chiude la piazza, la gente smetterà di venire. E perché non si fanno controlli così anche sulle Torricelle?». Si aggancia Palazzani: «Nelle altre zone il virus non ci va? Per me c’è un accanimento contro Piazza Erbe. Solo qui senti parlare di “dieci miliardi di persone in piazza”…». «La piazza era normale, venerdì sera», stempera Michael Castelletti, guida del Mazzanti. Gli fa eco Roberto
Melchiori dell’Enoteca Dal Medico: «La gente c’era comunque, l’altra sera, è cambiato poco. Cambia che s’incassa la metà, il tutto in un periodo già complicato e nella giornata che di solito permette di fare cassetto. Continuare a cambiare le regole crea una situazione difficile anche per noi». Dal Caffè Barbarani fanno anche una proposta: «I blocchi agli accessi impediscono alla gente di venire anche nella parte bassa della piazza quando gli assembramenti si creano sul lato nord, dove non ci sono i banchetti. Perché non re-distribuire i banchetti in modo equo, allora? Bloccare invece con carabinieri, polizia e militari l’accesso tout-court va contro la libertà di movimento, la logica e contro di noi».
Sebbene la nuova ordinanza di Sboarina sia frutto di compromessi — il prefetto voleva anticipare dalle 23 il divieto di bere alcolici in piedi, la Lega invece era per la linea morbida — il malumore dalla piazza, sempre più sotto controllo, sale. E dal fronte politico c’è chi si schiera su quella sponda, vedi l’ex sindaco, Flavio Tosi, che ieri ha definito «immotivata e irragionevole» la nuova iniziativa di Sboarina: «L’indice di contagio a Verona è praticamente a zero quindi non si spiega una decisione del genere poiché dopo mezzanotte gli avventori sono quasi tutti veronesi. Così si reprime e punisce chi non ha colpe».
Il gestore
«Nelle altre zone il virus non ci va? Per me c’è un accanimento contro questa piazza»