«Le nostre aule ampliate grazie agli spazi liberi progettati da Cecchini»
Alle Catullo il laboratorio dedicato al grande architetto
«Questo 14 settembre è stata una giornata storica. La scuola è ripartita con una nuova presa di coscienza nello stare insieme. E non sarà più la stessa» ripeteva lunedì mattina la preside Lidia Marcazzan davanti all’ingresso a Breccia San Giorgio della Scuola Secondaria di I° grado Valerio Catullo dove accoglieva studenti e genitori per il ritorno in classe dopo sette mesi di forzata assenza. A Verona la dott.ssa Marcazzan è reggente di ben tredici scuole: già dirigente dell’IC9 Valdonega, istituto comprensivo che raduna le primarie Nievo e Fraccaroli, la secondaria di primo grado Catullo, un indirizzo musicale e la scuola in ospedale, da due anni la preside regge pure l’IC18 Veronetta Porto, un polo che comprende le secondarie di primo grado Duca d’Aosta e Fava, tre primarie (Rubele, Massalongo e Maggi) e tre dell’infanzia (Preto, Sole Luna e Coccinelle).
In tutto, tredici scuole e 1.300 studenti: «Non è facile, ma il bene della scuola vien prima di tutto» chiosa. Confessa di aver passato notti in bianco per la preoccupazione, poi il giorno della riapertura è finalmente arrivato: «Eravamo chiusi dal 21 febbraio, abbiamo fatto un lavoro di squadra enorme per farci trovare pronti. Questa trasformazione deve essere un’opportunità per voltare pagina. Il mondo riparte dai giovani e dalla scuola; noi abbiamo il dovere di accompagnarli in questo percorso».
Il focus dei primi giorni è sull’Educazione Civica, tornata da quest’anno materia obbligatoria, e sull’esposizione delle norme anticontagio per poter andare avanti e non fermarsi più: «Stiamo distanziati per poter stare insieme» ribadisce la preside ai suoi ragazzi. Indicazioni dei percorsi sul pavimento, igienizzanti un po’ ovunque, distanziamenti garantiti, banchi monoposto (ma qui c’erano già) e mascherine; gli alunni della Terza C sono ventiquattro: «È tutto un po’ strano; eravamo abituati ad abbracciarci e darci qualche bella pacca sulla spalla; ora dobbiamo mantenere le distanze, ma almeno se rispettiamo queste regole, il virus non ce lo prendiamo» commenta col sorriso dal suo banco Cordellia; davanti a lei, con la mascherina perché la distanza è inferiore ai due metri, il vicepreside Alessandro Rigoni illustra i fondamenti della Costituzione.
È lo spaccato della scuola italiana che non si piega al Covid e rinasce. A progettare e realizzare le Valerio Catullo fu l’architetto Libero Cecchini nel 1967; oggi, nel momento di massimo bisogno, questa scuola raccoglie i frutti della sua lungimiranza: «Cecchini voleva spazi liberi all’interno della struttura. Negli anni vennero però chiusi. Ora, grazie alla collaborazione dell’Edilizia Scolastica, sono stati recuperati e tornano quanto mai utili per l’ampliamento delle aule: una di queste, il laboratorio, è oggi una classe. L’abbiamo dedicata a lui, precursore e uomo di ampia visione. Avremmo voluto inaugurarla in sua presenza, purtroppo non è stato possibile» racconta la preside. Ma da qui parte anche un nuovo progetto che investe la frontiera della sostenibilità; si chiama “Riva Mancina Nord e Riva Mancina Sud: Sulla Cresta dell’Onda”, elaborato dall’Associazione Giovani Ingegneri di Verona con la fattiva collaborazione del Comune e dell’Azienda Ulss n.9 Scaligera che lo ha finanziato.
Il nome lo prende dall’area lungo il corso dell’Adige in cui sono concentrate le tredici scuole dirette dalla preside Marcazzan: «Un progetto condiviso tra scuola e famiglie che prevede la formazione per vivere la mobilità in maniera sostenibile. Invitiamo gli studenti a venire a scuola a piedi o in bicicletta. La chiusura lo ha fermato, ma ora con la riapertura lo facciamo ripartire». Con una scuola che si apre al domani, il futuro parte da qui.