Maxi multa al bar aperto dopo le 3 «Difficile dire di no ad un cliente»
«Mi prendo tutte le responsabilità. Siamo in difetto perché dovevamo chiudere alle 2.30. L’unica cosa che contesto, è il fatto di aver servito alcolici dopo l’orario consentito, poiché non è vero». Così Sabrina Bergamasco, socia titolare del Caffè ai Lamberti, in piazza Erbe, commenta la multa da oltre 7 mila euro recapitatale, ieri, dalla polizia poiché il suo locale, nella notte tra sabato e domenica, era ancora aperto dopo le 3 e serviva alcol, senza, inoltre, provvedere allo sgombero. Secondo gli agenti delle Volanti intervenuti sul posto, il bar era l’unico locale della piazza ancora in pieno esercizio, con le serrande alzate, la porta principale d’ingresso aperta e con il plateatico ancora allestito con tavoli e sedie occupate da clienti, tra cui alcuni di questi stavano consumando alcolici mentre altri erano in attesa che gli venisse servita una bottiglia di prosecco, che uno dei camerieri si stava accingendo
La voce dei gestori
«C’è da dire che si esce dal lockdown, ho un locale chiuso su 3. Dalle 22 lavoriamo come bar, prima eravamo ristorante»
a consegnare. «Non c’ero quella sera, ma mi fido di quello che mi hanno raccontato i miei ragazzi – prosegue Bergamasco – Alle 3 c’era già tutto chiuso e loro stavano pulendo già da mezzora. I tavoli erano piegati, tranne uno, dove c’era seduto un gruppo di ragazzi. Prima delle 2.30 due di loro hanno litigato e sono entrati nel bar con una bottiglia. Sono poi riusciti, quando il barista gli ha detto che eravamo in chiusura.
A quel punto – continua la titolare del Lamberti - poco prima delle 3, uno dei camerieri è andato a recuperare la bottiglia quasi vuota riportandola dentro. I ragazzi, allora, hanno bussano al vetro chiedendo di poterla finire e di poter avere un bicchiere. Il cameriere, quindi, è uscito venendo fermato dalla polizia». Secondo Bergamasco, c’è un po’ di accanimento su Piazza Erbe «C’è da dire che si esce dal lockdown. Ho un locale chiuso su tre. Dalle 22 lavoriamo come bar, mentre prima eravamo ristorante. Vengono soprattutto ragazzi, per i quali, con le scuole chiuse, è diventato un luogo di ritrovo. Mancano i turisti. Se si deve attendere un cliente per guadagnare qualcosa in più, è difficile dire di no».