«Vino rubato»: assolto il Cuoco d’Italia
San Bonifacio, non fu ricettazione. A carico dello chef Barbuto «il fatto non sussiste»
Nessun acquisto di vini rubati, nessuna ricettazione. Cade ogni accusa per il noto ristoratore Domenico («Mimmo») Barbuto, titolare della Locanda Colla a San Bonifacio e recente vincitore in televisione di una gara regionale tra i migliori «Cuochi d’Italia». Il giudice Claudio Prota ha pronunciato per lui una sentenza di assoluzione «perché - ha sancito il dispositivo del magistrato - il reato non sussiste». Lo chef era accusato di ricettazione.
Giovedì sera di paura in un comune della cintura veronese dove un residente di 36 anni è stato arrestato in flagranza dai carabinieri per aver aggredito - pare per l’ennesima volta - la sua convivente dopo aver saputo che lei proprio quella mattina lo aveva denunciato in Questura per maltrattamenti e violenza sessuale. Gli stessi militari, al loro arrivo in casa chiamati dai vicini per le urla lancinanti della donna, sono stati testimoni dell’accanimento con cui il 36enne stava infierendo sulla compagna. Erano quasi le 20 e lui, totalmente fuori controllo, è accusato di aver continuato a picchiarla e minacciarla con un coltello perfino di fronte ai carabinieri.
Secondo la vittima, il loro rapporto era naufragato da mesi e lui da giugno la sottoponeva «quotidianamente a maltrattamenti e soprusi, anche di natura sessuale». Stando alla compagna, madre di due figliolette in tenerissima età costrette loro malgrado ad assistere ogni giorno a quei violenti scontri di coppia,il partner da metà giugno (quando lei gli aveva annunciato la decisione di lasciarlo) oltre ad alzare ripetutamene le mani colpendola con calci e pugni, le avrebbe reso la vita impossibile, tenendole sotto controllo social e telefono, presentandosi sul luogo di lavoro a denigrarla e insultarla, sottraendole le chiavi di casa.
Un clima di terrore reso ancora più umiliante per la donna quando lui la costringeva ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà: «Ti do dieci minuti per venire a letto - l’avrebbe minacciata in uno di tali episodi - altrimenti faccio un’altra guerra». Ormai abituati da mesi a sentire e talvolta anche a vedere litigare quella giovane coppia di origini salernitane ma che da anni risiedeva nel Veronese, l’altra sera i vicini di casa hanno deciso di contattare il 112 perché la convivente urlava disperatamente mentre il compagno, pungendole con un coltello la coscia sinistra, la minacciava di morte: «Tu non credi che io ti ammazzo! ...Tu non sai di cosa sono capace».
Fuori di sé e in preda a un irrefrenabile attacco di rabbia dopo che proprio giovedì un conoscente lo aveva informato che la compagna in mattinata aveva sporto querela contro di lui in Questura, il 36enne (che già nel 2016 era finito in manette per resistenza dopo essere stato trovato a guidare ubriaco) è accusato di aver perso la testa al punto da aggredire la donna perfino davanti ai carabinieri.
Una volta bloccato a forza dai militari, è stato subito condotto a Montorio: assistito dall’avvocato Maurizio Milan, stamattina comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari Giuliana Franciosi per l’interrogatorio. Nei confronti del 36enne la Procura ha chiesto la convalida dell’arresto per maltrattamenti e violenza sessuale sulla partner. A pesare contro il convivente risultano le univoche testimonianze giunte dai vicini di casa ma anche altre segnalazioni, di cui una da parte dei carabinieri di Isola di Capo Rizzuto dove la coppia era andata in vacanza e dove lui si sarebbe fatto ancora una volta «notare». Per il pm, a fronte dei «gravi indizi di colpevolezza», dove restare in cella per il rischio di reiterazione. Oggi la decisione dal gip.