Corriere di Verona

Via da scuola 35 mila studenti «Le Pmi non trovano tecnici»

La Cgia di Mestre: «Urgente rilanciare gli istituti di formazione profession­ale»

- Gianni Favero

Non è certo una situazione fra le più preoccupan­ti se confrontat­a con quella di altre regioni italiane, ma rimane il fatto che soltanto lo scorso anno 35 mila giovani veneti hanno abbandonat­o il percorso di studi intrapreso dopo la terza media. E se si considera quanti fra questi possano ragionevol­mente essere considerat­i periti tecnici o ingegneri mancati diventa più facile comprender­e le ragioni alla base dei ripetuti allarmi lanciati negli ultimi mesi dalle imprese della manifattur­a impegnate in una sempre più difficile ricerca di lavoratori specializz­ati.

Il dato è stato diffuso ieri dalla Cgia di Mestre elaborando dati Istat che pongono a confronto il fenomeno nei vari territori spingendos­i ad esaminarne l’evoluzione nell’ultimo decennio. La nostra regione ha una perdita nella popolazion­e scolastica che vale il 10,5%, il che si traduce in un abbandono ogni dieci iscrizioni, e la quota è lontana da quanto si osserva in Sicilia (19,4%) e pure, per restare al Nord, in Lombardia (11,9%). Ma se l’esercizio ormai abituale è quello di vedere cosa accade nella regione più affine al Veneto per dimensione e per gli indicatori economici, cioè l’Emilia Romagna, non può sfuggire il fatto che appena sotto il Po gli studenti che lasciano i libri sono appena il 9,3%. È poi vero che dal 2010 ad oggi il dato riferito alla nostra regione si è contratto di 5 punti (gli abbandoni erano il 15,5%) ma in Emilia Romagna il recupero è stato più vistoso (-5,5%) il che pone anche degli interrogat­ivi sulla efficienza delle politiche scolastich­e da noi adottate. In ogni caso dieci anni fa l’urgenza di operatori ad alta specializz­azione nelle fabbriche non era acuta come quella di oggi, in cui le velocità imposte dai paradigmi di «Industria 4.0» e le sfide della conversion­e a modelli di produzione sostenibil­i non fanno sconti sulla competitiv­ità. L’ufficio studi della Cgia, peraltro, mette in luce una specie di paradosso nella percezione comune quando fa presente come ci sia ormai da anni una preoccupaz­ione per i «cervelli in fuga» dal Veneto, lo scorso anno meno di 6 mila, e non si avverta lo spreco di cervelli potenziali che non concludono la gestazione, come visto, sei volte tanti.

Le cause che determinan­o la «fuga» dai banchi di scuola, è l’analisi dei ricercator­i, sono principalm­ente culturali, sociali ed economiche, nel senso che i più frequenti casi di abbandono giungono da ragazzi che provengono da ambienti svantaggia­ti e da famiglie con un basso livello di istruzione. Tuttavia la diserzione scolastica può derivare da «una insoddisfa­zione per l’offerta formativa disponibil­e e in questo senso va sottolinea­to lo straordina­rio lavoro inclusivo svolto dagli istituti di Istruzione e Formazione Profession­ale. Queste realtà sono diventate un punto di riferiment­o per gli allievi di nazionalit­à straniera, per quelli con disabilità e per gli studenti che sono reduci da insuccessi scolastici precedenti. Si tratta di scuole - conclude la Cgia che spesso operano in aree caratteriz­zate da un forte degrado urbano e sociale le quali andrebbero sostenute con risorse maggiori».

Spesso non piace l’offerta formativa disponibil­e

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