Prosecco, export da record gli Usa primo mercato estero
Nel primo quadrimestre +17%. Cede la Gran Bretagna
Fra gennaio e aprile scorsi la domanda di Prosecco da parte dei consumatori stranieri ha fatto registrare un incremento senza precedenti, pari al 17% rispetto allo stesso periodo del 2020, confermando la produzione veneto-friulana in testa alla classifica degli spumanti più venduti nel mondo.
Lo riferisce la Coldiretti del Veneto riportando dati Istat e precisando come, fra i paesiclienti, sia stato anche registrato il sorpasso degli Usa rispetto al Regno Unito, storicamente primo mercato di riferimento. I consumatori americani, infatti, hanno espresso un aumento degli acquisti del 17% sul 2020 mentre quelli britannici marcano una flessione del 9% attribuita principalmente alle «difficoltà burocratiche ed amministrative legati all’uscita degli inglesi dall’Unione Europea con la Brexit». L’incremento maggiore delle vendite di Prosecco, fa presente ancora l’organizzazione agricola, si è verificato in Germania con un +29% seguita dalla Francia (+21%). In termini numerici le esportazioni nel quadrimestre valgono circa 120 milioni di bottiglie. Va tenuto presente che il dato racchiude i comportamenti delle diverse aree a Denominazione di origine controllata (Doc) e garantita (Docg). Si tratta di 24.500 ettari presidiati dal Consorzio di tutela Prosecco Doc (dei quali 4.500 in Friuli Venezia Giulia), di altri 8 mila ettari della Docg Conegliano Valdobbiadene, 2 mila della Docg Asolo Montello e 250 ettari della Docg «Rive», aree relativamente alle quali la quota di produzione esportata è variabile. Per la Doc, ad esempio, che lo scorso anno ha sfondato il tetto dei 500 milioni di bottiglie prodotte, la frazione destinata ai mercati internazionali si colloca intorno al 78%, dato che scende invece al 45% per il business della Docg Conegliano Valdobbiadene.
Venendo al tallone d’Achille dei fatturati d’Oltremanica, Coldiretti sottolinea come le criticità maggiori siano legate alle procedure doganali «e riguardano anche l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli. Una situazione che rischia di favorire l’arrivo di contraffazioni ed imitazioni favorite dalla deregulation e non è un caso che proprio nei pub inglesi siano state smascherate le vendite di falso prosecco in lattina o alla spina». In tema di sfruttamento di italian sounding l’associazione di coltivatori ricorda le preoccupazioni per l’ultima richiesta di riconoscimento all’Unione Europea del Prosek croato «contro la quale si è giustamente opposta l’Italia».