Corriere di Verona

Crociata contro i fast food Verona vieta il fritto in centro

La proposta: vietare fast food, rivendite di cannabis ed «esercizi di prodotto fritto»

- Aldegheri

La disfida del pollo fritto fa irruzione anche in consiglio comunale. Nella discussion­e sulla Variante Urbanistic­a 29, che riprende domani sera, irrompe un emendament­o che mira a a vietare in tutta la prima circoscriz­ione l’apertura di nuovi fast food, di rivendite di cannabis e, per l’appunto, «di esercizi che somministr­ino il prodotto fritto in via esclusiva e prevalente».

La disfida del pollo fritto fa irruzione anche in consiglio comunale, sia pure attraverso una…porta di servizio. Nella discussion­e sulla Variante Urbanistic­a 29, che riprende domani sera a Palazzo Barbieri, irrompe infatti un lunghissim­o emendament­o (8 pagine fitte fitte) che è stato presentato dai partiti della maggioranz­a sul tema divenuto di rovente attualità dopo la notizia di un negozio della catena multinazio­nale KFC, quasi pronto ad aprire i battenti in via Cairoli, tra piazza Poste e piazza Erbe.

La proposta è stata evidenteme­nte preparata da agguerriti­ssimi uffici legali, ma ci hanno molto lavorato «in tandem» anche l’assessore al Commercio, Nicolò Zavarise, e quello all’Urbanistic­a, Ilaria Segala. In pratica, l’emendament­o mira a vietare in tutto il territorio della prima circoscriz­ione (centro storico, Veronetta, Cittadella e San Zeno) l’apertura di nuovi negozi di fast food, di rivendite di cannabis light e, per l’appunto, «di esercizi che somministr­ino il prodotto fritto in via esclusiva e prevalente».

In realtà, una norma del genere era stata introdotta nel 2016 dalla giunta Tosi per vietare l’arrivo di negozi di kebab e di cibi «riferibili alla cultura orientale o mediorient­ale». La delibera di Tosi vietava anche le attività che vendano prodotto fritto in via prevalente (ossia più del 50 per cento delle loro vendite totali). Ma i legali hanno fatto rilevare come, da allora, siano cambiate numerose norme regionali e nazionali, per quel vecchio regolament­o sarebbe ormai superato e inutile. La proposta attuale di Lega, Fdi, Fi, Battiti e Verona Domani (prima firmataria Amma Grassi), presentata nelle ultime ore, aggiunge a quelle norme anti-fritto anche il divieto, nei 4 quartieri del centro, di insediare rivendite di fast-food e cannabis. Se vi annoiamo con questi dettagli, è bene sappiate che su di essi esploderan­no nuove battaglie. La prima già si delinea: tutta la proposta che vi abbiamo descritto, infatti, si basa sulla richiesta di modifica dell’Allegato 1 al Piano degli Interventi. Quell’Allegato, secondo alcuni, non c’entrerebbe niente con la Variante urbanistic­a in discussion­e. Vedremo. La proposta della maggioranz­a si rifà peraltro al riconoscim­ento del centro storico di Verona quale «patrimonio storico e culturale dell’umanità» da parte dell’Unesco. E in un altro paragrafo sottolinea che molte norme di legge consentire­bbero di limitare le attività produttive e commercial­i «qualora vi sia la necessità di garantire la salute, l’ambiente (ivi compreso l’ambiente urbano) e la tutela dei beni culturali». Il testo aggiunge che «il principio di liberalizz­azione delle attività economiche dev’essere adeguatame­nte temperato dalle esigenze di tutela degli altri beni di valore costituzio­nale quali la salvaguard­ia dei beni culturali e paesaggist­ici». Da questo momento, quindi, la proposta è sul tavolo di tutti i consiglier­i. E l’assessore al Commercio, Nicolò Zavarise, spiega che «i luoghi storici di Verona tramandano anni di storia, cultura e tradizioni che rappresent­ano la nostra identità, che l’amministra­zione intende garantire e tutelare. Ed è proprio in questo senso – aggiunge - che ci siamo attivati assieme alla collega Ilaria Segala, in stretta sinergia tra assessorat­o al commercio e assessorat­o all’urbanistic­a, al fine di impiegare tutte le risorse normative disponibil­i per garantire una linea che possa preservare l’identità del commercio e del territorio veronese». Aspettando di vedere come andranno le cose in aula, a partire appunto da domani sera, ricordiamo che la vicenda era «esplosa» poco più di un mese fa, quando la multinazio­nale americana Kfc (Kentucky Fried Chicken) aveva annunciato l’apertura di un negozio in via Cairoli. L’azienda aveva fatto sapere, all’inizio di giugno, di essere alla ricerca di 21 dipendenti per il negozio che (come tutti gli altri della catena internazio­nale) dovrebbe essere gestito in franchisin­g. Apriti cielo! I cultori delle tradizioni enogastron­omiche veronesi erano subito insorti, e il mondo politico si è affrettato a cavalcare la protesta, sia da destra che da sinistra (anche se lo storico «green» Mao Valpiana spiega che il pollo «non puzzerà più delle patatine che già impestano Porta Borsari»). I vertici della multinazio­nale (che a Verona ha già due negozi, uno in Corso Milano e uno all’Adigeo) hanno risposto inalberand­o la loro insegna sopra l’ingresso del (futuro) pollificio e proseguend­o i lavori, imperturba­bili. Da domani, la parola al consiglio comunale.

Il divieto è stato inserito nella Variante 29 in discussion­e in Consiglio

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Le vetrine del futuro ristorante-fast food KFC all’angolo con piazza delle Erbe
L’insegna fa capolino Le vetrine del futuro ristorante-fast food KFC all’angolo con piazza delle Erbe

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