«Verifiche sulle ghiacciaie abbandonate»
Una lettera che non lascia alibi e chiede risposte certe e in tempi brevi. È quella scritta dal prefetto Donato Cafagna ai sindaci della Lessinia, dopo la drammatica morte di Michele Mazzucato e Tommaso Saggioro in una ghiacciaia a Malga Preta di Sotto lo scorso 3 luglio.
Le lettere. Quelle dei genitori il giorno del funerale, in cui quel manufatto venne definito la «maledetta ghiacciaia». E quella «ufficiale», vergata ieri dal prefetto Donato Cafagna che ai funerali di Michele e Tommaso era presente. Successe anche quando morì «Alfredino» Rampi. Quei pozzi artesiani fino ad allora erano buchi anarchici sui terreni di tutta Italia. Era il giugno del 1981, quando ci si rese conto che ci voleva un «censimento» e una modalità per metterli in sicurezza. Nacque da quella tragedia la protezione civile italiana. E a trent’anni di distanza è la morte di altri due bambini a riaprire la piaga dei manufatti abbandonati. In questo caso quella ghiacciaia a Malga Preta di Sotto, la cui tettoia di marmo si è sbriciolata un sabato di festa travolgendo Michele, Tommaso e altri due loro amichetti, rimasti feriti. Quel sabato 3 luglio tutta Italia scoprì quelle che in dialetto veronese si chiamano «giassare». E che da tempo immemore punteggiano la Lessinia, spesso senza alcuna manutenzione o segnalazione. Adesso la giassara che ha sepolto Michele e Tommaso è sotto sequestro. Ma altri manufatti simili rimangono nell’incuria e nell’indifferenza.
Per questo il prefetto Donato Cafagna ha scritto quella lettera. E l’ha indirizzata ai sindaci della Lessinia.
«Sempre più in montagna ha evidenziato Cafagna nella missiva - si assiste ad una contrazione delle tradizionali attività economiche con il conseguente abbandono delle aree e dei manufatti impiegati, mentre percorsi e luoghi di ritrovo diventano meta di un turismo diffuso che impone di tenere alta l’attenzione sulle condizioni di sicurezza».
Ha voluto leggere lo studio condotto dal professor Gianmarco Lazzarin dell’università di Verona esperto del territorio rurale di questa provincia, messo a disposizione del Comando provinciale dei Carabinieri, il prefetto.
E ha rivolto una richiesta che non lascia spazio ad alibi per i sindaci: «disporre un’approfondita analisi dello stato di manutenzione delle centoventi ghiacciaie e degli altri manufatti, abbandonati e pericolanti, nei pascoli e nei campi della Lessinia, ma anche in altre zone della provincia. Avvalendosi del lavoro del professor Lazzarin, ma anche sulla base delle documentazioni in possesso degli uffici, si invita ad effettuare con i tecnici comunali una verifica finalizzata ad accertare le condizioni degli immobili e a individuare i necessari interventi di messa in sicurezza. Sulle misure adottate il prefetto chiede infine di fornire un tempestivo aggiornamento». Risposte certe in tempi brevi, chiede Cafagna. Quello che all’indomani della morte di suo nipote e del suo migliore amico aveva chiesto anche Tullia, la nonna di Tommaso. Con la domanda che è racchiusa nella lettera del prefetto. «Come mai quelle strutture non sono mai state controllate?». Adesso Tullia forse potrà saperlo.