Tampone all’arrivo in aeroporto su seimila passeggeri lo fanno in 25
Il servizio non decolla, snobbata l’ordinanza Viaggiatori perplessi: fatto prima di partire
Quando il volo delle 11.20 da Madrid atterra all’aeroporto di Tessera, i passeggeri hanno un solo pensiero: uscire di lì il più presto possibile e salire sul primo taxi per Venezia. C’è voglia di vacanza, di divertirsi e di lasciarsi alle spalle le restrizioni dell’ultimo anno. Non fosse per le mascherine obbligatorie all’interno dello scalo - nella testa di gran parte di questi viaggiatori, la pandemia sarebbe soltanto un brutto ricordo.
Non sono gli unici. Lo stesso umore si respira tra i vacanzieri arrivati da Amsterdam alle 10.50, quelli delle 11.05 da Lussemburgo, delle 11.30 da Parigi...
Tutti si affrettano a ritirare le valige e nessuno sembra far caso all’annuncio diffuso ogni dieci minuti attraverso gli altoparlanti. «...il tampone può essere effettuato presso l’area che si trova all’interno della sala consegna bagaglio. Il tampone è gratuito...». In italiano e poi in lingua inglese. Ma niente da fare. C’è chi rincorre i bambini, chi si affanna per le scale mobili. Anche i cartelloni fatti preparare in tutta fretta, vengono ignorati. Li leggessero, scoprirebbero l’esistenza dell’ordinanza della Regione che, proprio da ieri, «raccomanda fortemente» il test rapido per i non vaccinati che arrivano in Veneto da Regno Unito, Malta, Spagna, Grecia, Slovenia, Croazia, Paesi Bassi, Belgio, Portogallo, Cipro, Lussemburgo, Romania e Bulgaria.
Risultato: l’area per i tamponi gratuiti allestita al «Marco Polo» di Venezia è desolatamente vuota. Alle 13, quando all’aeroporto sono sbarcati già tremila passeggeri, l’unica infermiera presente ha effettuato un solo test. E nelle ore successive la situazione non migliora granché: alle 19, quando si contano poco meno di seimila arrivi, appena 25 persone (tutte risultate negative) hanno approfittato dell’opportunità offerta dall’Usl. Soltanto lo 0,42 per cento.
«Il tampone? L’abbiamo fatto ieri a Monaco, non vedo per quale motivo dovremmo rifarlo» taglia corto una giovane coppia prima di scappare via, verso la fermata del bus. Per un attimo, sembrano volersi giustificare: «Tre giorni a Venezia, è il nostro primo viaggio da quando è scoppiata la pandemia...». Il problema è proprio questo: le compagnie aeree accettano solo passeggeri vaccinati o con test negativo eseguito nelle ultime quarantotto ore. Di conseguenza in pochi sentono la necessità di sottoporsi a un nuovo controllo all’ingresso in Italia. «Non ha molto senso: se arrivi fin qui in aereo dovresti essere già negativo», spiega Elisa Gheno, un’operatrice turistica.
In realtà, c’è chi sostiene che non sempre i controlli alla partenza funzionino a dovere. «Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di viaggiatori arrivati senza che nessuno gli avesse mai chiesto il tampone» assicura Luca Sbrogliò, direttore del Dipartimento prevenzione dell’Usl Serenissima e commissario alla vaccinazione. «Ad ogni modo non obblighiamo nessuno ma è un’occasione offerta a chi arriva nella nostra regione: sottoporsi ai controlli è l’unico modo per consentire alla Sanità pubblica di intervenire e interrompere la trasmissione virale».
Allo stesso modo la vede Corrado Fischer, il direttore operativo del Gruppo Save, che gestisce lo scalo veneziano: «È un servizio utile, in linea con le indicazioni dell’ultima ordinanza regionale. In fondo, nessuno può garantirci che in tutti gli aeroporti vengano eseguiti i controlli necessari, a volte questo può non succedere». Anche il governatore Luca Zaia torna sulla questione: «Non penso che i cittadini siano dei lazzaroni che fanno di tutto per fregare il sistema e contagiare il prossimo. Per questo non ho voluto prevedere alcun obbligo ma solamente un’opportunità: è una questione di civilità, senza allarmismi e senza abbassare la guarda».
Per venire incontro alla direttiva, l’Usl ha creato cinque nuove linee per i controlli sui passeggeri in arrivo. «Si tratta di test di prima generazione ad alta sensibilità» spiega Barbara Bonsembiante, referente di Villa Salus, la clinica convenzionata alla quale l’Usl ha affidato la gestione del puntotamponi. «Per ora ci sono poche richieste - ammette - ma è probabile che aumenteranno quando si spargerà la voce».
Chissà. Di certo c’è che a pochi metri in linea d’aria, nell’area partenze del Marco Polo, la struttura privata offre lo stesso servizio ai passeggeri in partenza, e che quindi hanno l’obbligo di dimostrare la propria negatività al Covid prima di imbarcarsi. Ma per loro il servizio è a pagamento: il test costa 35 euro. «Ne facciamo all’incirca trecento al giorno - dice Bonsembiante - e stanno aumentando in concomitanza con il periodo vacanziero. I positivi? Pochissimi, ne troviamo un paio al mese».
Tra i «pazienti» della clinica c’è Fabrizio Gueri, dipendente di un’impresa friulana che sta costruendo una nuova stazione in Svezia. «Viaggiando spesso per lavoro, solo per fare i tamponi spendo cento euro a settimana. Forse sarebbe più utile che la Regione li offrisse gratuitamente anche a chi parte e non solo a chi arriva...».
La clinica privata I test gratis sono solo per chi arriva. A chi si imbarca invece, una clinica chiede 35 euro