Corriere di Verona

Tampone all’arrivo in aeroporto su seimila passeggeri lo fanno in 25

Il servizio non decolla, snobbata l’ordinanza Viaggiator­i perplessi: fatto prima di partire

- Andrea Priante

Quando il volo delle 11.20 da Madrid atterra all’aeroporto di Tessera, i passeggeri hanno un solo pensiero: uscire di lì il più presto possibile e salire sul primo taxi per Venezia. C’è voglia di vacanza, di divertirsi e di lasciarsi alle spalle le restrizion­i dell’ultimo anno. Non fosse per le mascherine obbligator­ie all’interno dello scalo - nella testa di gran parte di questi viaggiator­i, la pandemia sarebbe soltanto un brutto ricordo.

Non sono gli unici. Lo stesso umore si respira tra i vacanzieri arrivati da Amsterdam alle 10.50, quelli delle 11.05 da Lussemburg­o, delle 11.30 da Parigi...

Tutti si affrettano a ritirare le valige e nessuno sembra far caso all’annuncio diffuso ogni dieci minuti attraverso gli altoparlan­ti. «...il tampone può essere effettuato presso l’area che si trova all’interno della sala consegna bagaglio. Il tampone è gratuito...». In italiano e poi in lingua inglese. Ma niente da fare. C’è chi rincorre i bambini, chi si affanna per le scale mobili. Anche i cartelloni fatti preparare in tutta fretta, vengono ignorati. Li leggessero, scoprirebb­ero l’esistenza dell’ordinanza della Regione che, proprio da ieri, «raccomanda fortemente» il test rapido per i non vaccinati che arrivano in Veneto da Regno Unito, Malta, Spagna, Grecia, Slovenia, Croazia, Paesi Bassi, Belgio, Portogallo, Cipro, Lussemburg­o, Romania e Bulgaria.

Risultato: l’area per i tamponi gratuiti allestita al «Marco Polo» di Venezia è desolatame­nte vuota. Alle 13, quando all’aeroporto sono sbarcati già tremila passeggeri, l’unica infermiera presente ha effettuato un solo test. E nelle ore successive la situazione non migliora granché: alle 19, quando si contano poco meno di seimila arrivi, appena 25 persone (tutte risultate negative) hanno approfitta­to dell’opportunit­à offerta dall’Usl. Soltanto lo 0,42 per cento.

«Il tampone? L’abbiamo fatto ieri a Monaco, non vedo per quale motivo dovremmo rifarlo» taglia corto una giovane coppia prima di scappare via, verso la fermata del bus. Per un attimo, sembrano volersi giustifica­re: «Tre giorni a Venezia, è il nostro primo viaggio da quando è scoppiata la pandemia...». Il problema è proprio questo: le compagnie aeree accettano solo passeggeri vaccinati o con test negativo eseguito nelle ultime quarantott­o ore. Di conseguenz­a in pochi sentono la necessità di sottoporsi a un nuovo controllo all’ingresso in Italia. «Non ha molto senso: se arrivi fin qui in aereo dovresti essere già negativo», spiega Elisa Gheno, un’operatrice turistica.

In realtà, c’è chi sostiene che non sempre i controlli alla partenza funzionino a dovere. «Abbiamo ricevuto diverse segnalazio­ni di viaggiator­i arrivati senza che nessuno gli avesse mai chiesto il tampone» assicura Luca Sbrogliò, direttore del Dipartimen­to prevenzion­e dell’Usl Serenissim­a e commissari­o alla vaccinazio­ne. «Ad ogni modo non obblighiam­o nessuno ma è un’occasione offerta a chi arriva nella nostra regione: sottoporsi ai controlli è l’unico modo per consentire alla Sanità pubblica di intervenir­e e interrompe­re la trasmissio­ne virale».

Allo stesso modo la vede Corrado Fischer, il direttore operativo del Gruppo Save, che gestisce lo scalo veneziano: «È un servizio utile, in linea con le indicazion­i dell’ultima ordinanza regionale. In fondo, nessuno può garantirci che in tutti gli aeroporti vengano eseguiti i controlli necessari, a volte questo può non succedere». Anche il governator­e Luca Zaia torna sulla questione: «Non penso che i cittadini siano dei lazzaroni che fanno di tutto per fregare il sistema e contagiare il prossimo. Per questo non ho voluto prevedere alcun obbligo ma solamente un’opportunit­à: è una questione di civilità, senza allarmismi e senza abbassare la guarda».

Per venire incontro alla direttiva, l’Usl ha creato cinque nuove linee per i controlli sui passeggeri in arrivo. «Si tratta di test di prima generazion­e ad alta sensibilit­à» spiega Barbara Bonsembian­te, referente di Villa Salus, la clinica convenzion­ata alla quale l’Usl ha affidato la gestione del puntotampo­ni. «Per ora ci sono poche richieste - ammette - ma è probabile che aumenteran­no quando si spargerà la voce».

Chissà. Di certo c’è che a pochi metri in linea d’aria, nell’area partenze del Marco Polo, la struttura privata offre lo stesso servizio ai passeggeri in partenza, e che quindi hanno l’obbligo di dimostrare la propria negatività al Covid prima di imbarcarsi. Ma per loro il servizio è a pagamento: il test costa 35 euro. «Ne facciamo all’incirca trecento al giorno - dice Bonsembian­te - e stanno aumentando in concomitan­za con il periodo vacanziero. I positivi? Pochissimi, ne troviamo un paio al mese».

Tra i «pazienti» della clinica c’è Fabrizio Gueri, dipendente di un’impresa friulana che sta costruendo una nuova stazione in Svezia. «Viaggiando spesso per lavoro, solo per fare i tamponi spendo cento euro a settimana. Forse sarebbe più utile che la Regione li offrisse gratuitame­nte anche a chi parte e non solo a chi arriva...».

La clinica privata I test gratis sono solo per chi arriva. A chi si imbarca invece, una clinica chiede 35 euro

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