Preghiera anti autonomista la Diocesi si scusa: «Un errore»
Il vicario spiega: «Scelta lessicale sbagliata» nella preghiera dei fedeli di Treviso
Per fermare una bufera pronta a scatenarsi nella provincia più leghista del Veneto bisogna sminuire il danno, spiegare che non c’era alcuna intenzione di creare polemiche. E così fa la diocesi di Treviso: è stato tutto un malinteso. Non era contro l’autonomia il testo della messa di domenica scorsa e non era contro la «madre di tutte le battaglie» quel brano proposto ai fedeli della Marca.
«Nella formulazione del concetto è sbagliata la scelta del termine “autonomismo”» spiega con toni pacati e concilianti il vicario generale, monsignor Giuliano Brugnotto, nominato solo pochi giorni fa dal vescovo Michele Tomasi. L’errore è stato la scelta del termine, assicura, spegnendo in anticipo quello che poteva diventare un incendio. Offerto in accompagnamento alle funzioni religiose di domenica scorsa, il libretto letto sui banchi delle parrocchie della diocesi ha fatto sollevare qualche sopracciglio per una frase, una sola frase: «I popoli della terra non cedano alla tentazione dell’autonomismo e dei piccoli interessi locali, ma sappiano rimanere in dialogo tra loro per costruire percorsi di giustizia e di pace».
Apriti cielo (pardon). La Lega veneta ha subito risposto con fermezza chiedendo di condannare quelle parole, interpretate come un’intromissione nelle azioni amministrative di chi ha fatto di quella parola, Autonomia, un vero e proprio baluardo. Dall’assessore Roberto Marcato al capogruppo in Regione Alberto Villanova al capogruppo in consiglio comunale a Treviso Riccardo Barbisan le levate di scudi non si sono fatte attendere. Si è esposto il Pd veneto per difendere la Diocesi di Treviso: «Che l’autonotore mia non debba portare a derive egoistiche, facendo prevalere i piccoli interessi locali, è comprensibile e condivisibile. Il mondo esterno ai partiti si può esprimere in modo libero sempre, anche le opinioni non gradite hanno la stessa dignità».
Insomma, per i partiti la questione è di sapore squisitamente politico. Il governaLuca Zaia ha derubricato quella parola nella preghiera ai fedeli a un errore, considerandolo «un testo avulso dalla storia, la nostra Costituzione è autenticamente federalista e autonomista», ma nel farlo ha auspicato una presa di distanze del vescovo di Treviso, prontamente arrivata per mezzo del vicario (monsignor Tomasi è ancora reduce da un delicato intervento chirurgico). Monsignor Brugnotto si è detto dispiaciuto e sorpreso per le polemiche sorte sui social e sui media: «Una preghiera non è una presa di posizione politica, la Chiesa non suggerisce modelli politici e di governo, o le modalità con cui realizzare il Bene comune – sottolinea -. La volontà era quella di invitare i popoli a sfuggire le chiusure particolariste e a ricercare invece il dialogo che costruisce percorsi di pace e di giustizia. Non c’era alcun intento polemico o di contrapposizione alle istanze di autonomia. La Dottrina sociale della Chiesa inoltre riconosce il valore di un’autonomia solidale, ispirata al principio di sussidiarietà e orientata al Bene comune. E così il magistero di papa Francesco il quale, in particolare nell’enciclica “Fratelli tutti”, ci ricorda che la fraternità universale e l’amicizia sociale all’interno della propria comunità, del proprio Paese, di ogni società, sono due poli inseparabili».