Corriere di Verona

Rientro senza quattromil­a prof ma la scuola regge l’impatto

Dieci per cento di assenze tra studenti e docenti, non il temuto disastro «Ma il vero test per gli istituti sarà la gestione dei primi casi di positività»

- Gloria Bertasi

Domenica le chat di presidi e insegnanti non lasciavano alcuna speranza, «domani sarà un disastro per via delle assenze», la paura tutti. Ma ieri, il temuto «disastro» non ha preso forma: molti bambini e ragazzi erano a casa, per lo più positivi o in quarantena, ma le scuole del Veneto hanno lavorato senza eccessivi drammi e le chat, riferiscon­o maestri e professori, si sono silenziate, almeno per un giorno. «È andata meglio del previsto — dice Luigi Zennaro, vicepresid­ente regionale dell’Associazio­ne nazionale presidi — ieri (domenica, ndr) eravamo sinceramen­te spaventati di quello che sarebbe potuto accadere ma la situazione è stata meno grave di quanto preventiva­to». I numeri e le percentual­i dei banchi vuoti (di alunni e professori) non sono ancora completi ma si stima che le assenze siano oscillate tra l’8 e il 10 per cento in tutta la regione. Il che vuole dire che ieri non si sono presentati in classe tra i 60 mila e i 70 mila bambini e studenti (in Veneto ci sono 673.596 iscritti a scuole di infanzia, elementari, medie e superiori statali e paritarie) mentre i docenti a casa si attestano attorno ai 4 mila a fronte di 48.430 tra maestri e professori al lavoro in 592 istituti statali.

«Si tratta di numeri e percentual­i che confermere­bbero le previsioni che hanno portato a non introdurre la didattica a distanza — commenta Sandra Biolo, segretaria di Cisl Scuola del Veneto — Non abbiamo avuto segnalazio­ni di gravi criticità, c’è tuttavia un serio problema nel trovare sostituzio­ni per i docenti assenti». Le graduatori­e sono agli sgoccioli («quelle delle primarie sono completame­nte esaurite», precisa Biolo) e a ogni malattia di un titolare di cattedra il «sistema scuola» inizia a tremare, sostengono i sindacalis­ti. Si tratta di un problema che ha radici lontane — «da ben prima del Covid», precisa Zennaro — che la pandemia non avrebbe che aggravato. Ma ieri, tutto sommato, la scuola ha retto. Molti studenti hanno seguito le lezioni via computer e ci sono pure stati diversi insegnanti in remoto, ma in generale gli istituti hanno superato il primissimo test della riapertura.

Nessuno tuttavia ha brindato a fine giornata. «Al di là di come è andata oggi (ieri, ndr) siamo molto preoccupat­i perché seguire le indicazion­i del decreto e delle successive circolari ministeria­li è davvero complesso — dice Marta Viotto, segretaria di Cgil Scuola del Veneto — Mai come ora sarebbero stati necessari investimen­ti maggiori nella scuola italiana». I nodi da sciogliere sono sempre gli stessi: aule piccole e classi con troppi alunni e pochi docenti cui ora si aggiunge il tema delle quarantene differenzi­ate (dai 3 ai 5 anni scattano dieci giorni di isolamento dal primo contagio, tra i 6 e gli 11 i dieci giorni partono dal secondo caso, dal primo è previsto il test per tutti e dai 12 anni in su fino a tre positivi c’è solo obbligo di Ffp2 — poi tutti a casa — ma dal secondo inizia la dad per i non vaccinati). «Le positività saranno difficili da gestire — ammette Zennaro — il problema è che ora non arrivano più le Usl a scuola ad effettuare gli esami in caso di contagi e i punti tampone sono già in grandissim­a difficoltà a gestire la mole delle richieste». Per le superiori, in realtà, basta un esame in farmacia: «Ma anche lì bisogna armarsi di pazienza». Il vero test della tenuta del sistema, per chi nella scuola lavora, non è stato ieri ma sarà nelle prossime settimane. «Macché, sarà prima — continua il dirigente scolastico vicepresid­ente di Anp — Non voglio essere pessimista ma credo che inizieremo a vedere i primi casi e affrontare le quarantene già a partire da mercoledì e giovedì di questa settimana, purtroppo abbiamo capito come funziona».

Altro capitolo, i trasporti. Roma ha concesso a chi vive nelle isole della laguna di salire sui vaporetti per andare a scuola anche senza super green pass, ma l’esenzione (che pur c’è nei trasporti scolastici) non è estesa ai bus di linea: «Abbiamo segnalazio­ni di problemi a raggiunger­e l’istituto», confermano sindacati e presidi. Il numero, invece, dei professori sospesi pare essere sceso: «Ce lo aspettavam­o — conclude Zennaro — da me siamo passati da sette irregolari a uno». A chi voleva la dad a tutti costi risponde infine Biolo: «È tutto aperto, i ragazzi possono fare sport, andare in patronato o al bar: non ha senso chiudere le scuole».

I numeri In Veneto ci sono oltre 673 mila tra alluni e studenti, 48 mila tra maestri e professori

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Dall’alto, studenti delle superiori seguono la prima lezione dell’anno. Il controllo del green pass per salire sui bus a Verona
(Foto Sartori) e l’istituto turistico Algarotti di Venezia
In classe Dall’alto, studenti delle superiori seguono la prima lezione dell’anno. Il controllo del green pass per salire sui bus a Verona (Foto Sartori) e l’istituto turistico Algarotti di Venezia
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