«Frode fiscale sulle auto di lusso» La Finanza arresta due fratelli
Valpolicella, ai domiciliari Carlotta e Roberto Giacopuzzi. Sequestro da 1,8 milioni di euro
«Indizi di colpevolezza più che gravi - scrive il gip nel provvedimento in cui ordina il loro duplice arresto - per i reati di fatture false e bancarotta fraudolenta»: i finanzieri del Comando Provinciale di Verona hanno dato esecuzione ieri a un’ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari firmata dal gip Luciano Gorra e, in simultanea, a un decreto di sequestro preventivo di oltre 1,8 milioni di euro nei confronti di due fratelli veronesi, Carlotta e Roberto Giacopuzzi, 36 e 44 anni, residenti rispettivamente a Bardolino e Negrar, amministratori (lei di diritto, lui di fatto) di una società della Valpolicella dichiarata fallita nel luglio del 2020, operante nel settore del commercio di autoveicoli di lusso dal 2014. Si tratta, nello specifico, della società «Mille Miglia Motors srl», già denominata - stando al capo d’accusa - Royal Luxury srl (fino al 17 giugno 2014), con sede in Sant’Ambrogio di Valpolicella, via de Gasperi 16, avente capitale sociale pari a 10mila euro ed esercente l’attività di commercio di veicoli, avvalendosi - stando alle contestazioni ipotizzate dagli inquirenti - di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti». Ma non si tratta dell’unico presunto reato commesso dagli indagati, che sono assistiti dall’avvocatessa Cristiana Ciurli: in base agli accertamenti delle Fiamme gialle, i due fratelli sono indagati per vari illeciti di natura fiscale e fallimentare, quali quelli di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, di dichiarazione infedele e di omessa dichiarazione, nonché per fatti di bancarotta fraudolenta aggravata. I finanzieri hanno notificato a entrambi l’ordine di custodia cautelare presso le rispettive abitazioni e stanno procedendo ad assicurare allo Stato somme di denaro per complessivi euro 973.747 riconducibili alla donna ed euro 827.277 a carico del fratello. Secondo le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia EconomicoFinanziaria di Verona, i due fratelli - la 36enne in veste di socio unico e amministratore di diritto della società e il 44enne in quella di amministratore di fatto della medesima impresa avvalendosi di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti emesse da quattro società romane per un importo di circa 2,4 milioni di euro, nel periodo 2015-2017 avrebbero evaso l’Iva per oltre 500 mila euro e imposte dirette e Iva per ulteriori 465 mila euro, avendo, in un caso, dichiarato una minore base imponibile nel 2016 e, nell’altro, omesso di presentare la dichiarazione dei redditi per l’anno d’imposta 2017. Già condannati dal Tribunale di Verona per il fallimento di un’altra impresa da loro gestita, sono anche accusati di aver distratto e dissipato i beni della su indicata società per un ammontare complessivo di oltre 1,7 milioni di euro. Stando ai rilievi svolti dai militari del Nucleo di Polizia EconomicoFinanziaria con la collaborazione del curatore fallimentare, i due fratelli avrebbero disposto pagamenti a loro favore per oltre 300 mila euro, nonché a beneficio della madre per più di 113 mila euro, individuando analoghe fuoriuscite di denaro nei riguardi di altre società - poi risultate riconducibili sempre a loro - per oltre 400 mila euro e, infine, numerosi prelievi non giustificati che i due indagati avrebbero effettuato negli anni 2014-2020 per circa 750 mila euro. Il condizionale è comunque d’obbligo: starà all’inchiesta, tuttora aperta, e all’eventuale processo confermare o meno i sospetti.