Ciambetti: «Siamo una squadra il dopo-Zaia non sarà traumatico»
Orgoglio Lega dopo l’attacco del dem Letta. «Stia sereno, il Veneto lo governiamo noi»
VENEZIA Il segretario del Pd Enrico Letta ha riportato un’impressione notevole dalla sua missione veneta di due giorni fa dato che, anche ieri, affidava ai social un concetto impegnativo: «Se in Veneto continuiamo ad essere marginali, perdenti e non competitivi non possiamo puntare a vincere le elezioni nazionali. È dura ma è così. E cambierà. Ieri lungo tour di incontri con realtà produttive e associative della regione, tra Padova e Vicenza».
Un guanto di sfida nella tana del lupo leghista. Letta aveva detto: «Zaia, il cui consenso è incontestabile, lascerà un vuoto nella Lega. E il Pd saprà colmarlo». Largamente prevedibile la levata di scudi fra l’indignato e il derisorio dei maggiorenti della Liga. Zaia, noblesse oblige, preferisce non commentare ma gli altri commentano volentieri. Apre le danze il capogruppo a Palazzo Ferro Fini, Alberto Villanova: «Sono anni che il Pd proclama di avere la Regione in pugno. Ed altrettanti che finisce con una goleada da attribuire non certo ai dem. Il governo della Regione è nelle mani ben salde del Presidente Zaia per altri quattro anni, il Pd non si disturbi a perdere tempo a pensare a quello che succederà dopo. Piuttosto si concentri sul lavoro da fare ora. La squadra di maggioranza, che ho l’onore di rappresentare, è preparata, motivata, capace. Lo è oggi, lo sarà domani». L’impennata d’orgoglio di Villanova si chiude con la tentazione irresistibile di citare Matteo Renzi: «Letta, stavolta, può stare davvero sereno, perché a governare il Veneto ci pensiamo già noi». Cui segue un’altra invettiva: «Sono sicuro che, nel corso della sua gita in Veneto, avrà potuto ammirare l’efficienza, l’ordine e lo stato di salute nel quale si trova la nostra Regione. È il risultato di anni di duro lavoro della nostra amministrazione regionale. Non accettare che Letta, o nessun’altro, venga a casa nostra a dettare lezioni e ad affermare che, dopo Zaia, c’è il vuoto. Letta farebbe bene a guardare prima al suo partito che, da decenni, non riesce ad andare oltre in Veneto a un ruolo da minoranza».
Più stringate ma sulla stessa falsariga sono le considerazioni del commissario regionale del Carroccio, Alberto Stefani: «Il Pd ancora una volta si dimostra quello che è, statalista, nemico dei territori, nemico dell’autonomia. Il modello di autonomia di Zaia è l’unico modello applicabile per raggiungere il risultato del regionalismo differenziato, sostenuto da profili accademici di altissimo livello. Dispiace venga a dirlo a Padova, culla di giuristi straordinari che hanno sostenuto e sostengono la causa dell’autonomia».
Padova, per altro, resta un nervo scoperto con l’assalto al Giordani bis tutto in salita soprattutto in casa Lega. Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale ragiona pacato: «Che stia pure tranquillo Letta. Si vede che non conosce la realtà del Veneto e della Liga. Premesso che Zaia è un fuoriclasse, che lavora con lui c’è una classe di amministratori cresciuta negli anni. Altro che uomo solo al comando».
Vero è che il «dopo Zaia» sarà, volenti o nolenti uno spartiacque per il partito. «Ma non sarà nulla di traumatico, assicura Ciambetti - anche perché mancano ancora oltre tre anni e il problema non si pone. Zaia è sicuramente una guida importante ma c’è una squadra intera che con lui ha affrontato e affronta la gestione della cosa pubblica. E parlo di una classe dirigente che non ha problemi, lo vediamo a ogni confronto sui tavoli nazionali».
Secco, infine, il vice presidente del consiglio regionale Nicola Finco: «Le parole di Letta? Frasi di circostanza di un segretario nazionale che, prima di dire che dopo Zaia c’è il vuoto, dovrebbe guardare come va a casa sua...Lasciamolo sereno a bere un bicchiere di latte d’asina come ha fatto nella sua visita in Veneto».