Corriere di Verona

Un cucciolo ucciso dai bocconi avvelenati, due cani legati per 12 anni

- La. Ted.

VERONA È allarme bocconi avvelenati a Quinzano, dove «un cucciolo - denunciano i residenti - è morto praticamen­te all’istante». È accaduto nelle scorse ore all’interno del parco all’angolo tra via Quinzano e via Bresciani, dove sono stati anche affissi cartelli (nella foto). «Dei criminali hanno gettato dei bocconi avvelenati. Un cucciolo è morto quasi istantanea­mente...un altro cane sono riusciti a salvarlo in tempo - protestano i cittadini - Si ipotizza che qualcuno, abitante nel palazzo adiacente al parco, non ami i cani ...dato che in passato ci sono state delle lamentele ingiustifi­cabili». L’appello-denuncia, lanciato nelle scorse ore è stato subito condiviso e rilanciato alle associazio­ni animaliste compresa la Lav Verona, che proprio ieri mattina era parte civile con l’avvocata Emanuela Pasetto in tribunale a Verona nel processo che vede un 51enne di Isola della Scala accusato di aver «detenuto due cani meticci in condizioni incompatib­ili con la loro natura e produttive di gravi sofferenza, in particolar­e - descrive il capo d’imputazion­e - in cattivo stato di salute e denutrizio­ne, detenuti alla catena, isolati in un recinto privo di copertura, in stato di sporcizia e privi di cure veterinari­e». Li hanno poi chiamati Pietro e Noè: «Due cani per i quali avevamo chiesto ed ottenuto il sequestro nel 2017 - ricorda la Lav - e che devono avere giustizia per le condizioni di gravissima privazione e crudeltà in cui erano stati costretti a vivere. Pietro, cieco e anziano, ha trascorso i suoi 12 anni legato con una pesante catena ad un trattore, senza cuccia e alimentato con pane raffermo. Noè viveva legato sullo scivolo che conduce in garage, privo di copertura. Entrambi utilizzati per la guardia, non avevano nemmeno un nome. Per loro e per tutti gli animali che subiscono angherie e privazioni, lottiamo ogni giorno e chiediamo giustizia. Perché chi maltratta deve pagare . Noè e Pietro hanno trovato un porto sicuro. Ora aspettano giustizia».

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