I «consigli» di Gori: «Damiano sprovincializzi la città, non abbia limiti»
VERONA Nel 2014 Giorgio Gori affrontò una sfida simile. Forse anche più complessa. Perché «quel centrodestra, a Bergamo, era compatto: qui invece vedo due candidati che si affrontano con toni anche molto polemici». Sono passati otto anni da allora e Gori, sindaco di centrosinistra a Bergamo, un’ora d’auto da qui, dice che «vincere e governare in città definite tendenzialmente di centrodestra, come la vostra e la mia, non è impossibile».
Passato da Verona per supportare la candidatura di Damiano Tommasi, è facile pensare che Gori possa essere una voce ascoltata, proprio da Tommasi, anche in relazione alla visione della città e del suo ruolo. «Io ho cercato di sprovincializzare Bergamo, perché questo aiuta a sprigionare tutte le energie positive della comunità», racconta Gori. Suggerimenti? «Da un lato l’umiltà di guardare le esperienze buone altrui in Italia e all’estero, dall’altro non porsi limiti. In alcuni casi abbiamo cercato di primeggiare, acquisendo il sostegno Unesco per la cinta muraria veneziana, diventando la prima città di provincia nella classifica nazionale sull’innovazione, oltre che Città creativa Unesco per la gastronomia, capitale italiana per il volontariato e capitale italiana per la cultura 2023. Ci siamo dati degli obiettivi sfidanti coinvolgendo le energie buone della città e due fattori rilevanti sono stati l’aeroporto e l’università». Classe ’60, ex imprenditore tv con percorso in Mediaset, secondo Gori «ciò che colpisce di Tommasi è come sia stato
capace di cucire un’alleanza così ampia, perché non era per niente scontato». La poca esperienza politica? «Tommasi si è già mostrato leader in campo e alla testa dell’Associazione italiana calciatori. Quando sai lavorare con gli altri e per gli altri, allora puoi fare il bene anche della tua città». Anche a Bergamo il ceto industriale ha il suo peso forte. Per Gori, «se si vogliono generare benessere, sviluppo e crescita non si può rinunciare alla cooperazione pubblico-privato. La ricchezza la produce principalmente il privato, che va sostenuto, favorito, costruendo le premesse perché sia competitivo. Il pubblico può favorire la crescita dell’università, lo scambio delle esperienze e la costruzione di un brand del territorio».
” Vincere in città di centrodestra non è impossibile
”
Non si può rinunciare alla cooperazione pubblico privato