Corriere di Verona

Gli agenti che salvano ucraini: fatti due viaggi

- M.S. - F.S.

VERONA Lei, 95 anni. La figlia, 70 anni. A piedi dalla periferia di Kiev a Korczowa, confine polacco. Oltre 600 km, 36 ore di tragitto. «Ricordo la signora di 70 anni, mi seguiva dappertutt­o perché aveva paura che non le portassimo con noi. A un certo punto mi ha dato il telefono, era suo figlio Alex, che da anni fa l’operaio in Calabria. Adesso sono insieme tutti e tre». Ne hanno viste tante, Mariano Sacco e i suoi sette colleghi del reparto della polizia penitenzia­ria del carcere di Montorio, durante le loro due missioni volontarie per l’Ucraina. La prima, fra il 27 e 29 marzo. La seconda, fra il 28 aprile e l’1 maggio. Il navigatore sempre sul centro commercial­e polacco di Korczowa, base dei rifugiati a due km dal confine, per portarvi aiuti e per portare un po’ di persone, soprattutt­o donne e bambini - 15 la prima volta, 21 la seconda - qui in Italia. Il Comune li ha ringraziat­i ieri attraverso dei riconoscim­enti. Gli otto agenti: Sacco, Ivan Caforio, Vito Cataldo, Gennaro Luise, Andrea Spigariol, Matteo Candarini, Salvatore Vallone, Domenico Di Nunzio. Con loro ha viaggiato anche Zara, un ragazzo ucraino di 17 anni: «Oltre al padre combatte anche la madre. Siccome è prossimo ai 18 anni rischiava di essere mandato subito in guerra. Così i genitori gli hanno detto di scappare». Tra le storie di accoglienz­a, intanto, anche quella di Lara Andreis, che nel suo agriturism­o a Illasi ospita Nadiia e la figlia Liliia di undici anni. Arrivano dal Donbass. Il padre fa il camionista ed è in giro per il mondo: l’azienda per cui lavora ha una filiale nel nostro Paese, da lì l’idea di provare a costruirsi un futuro qua. Parliamo di una famiglia giovane che ha perso i cari a causa della guerra. «Nadiia e il marito hanno circa trent’anni e ora cercano affitto in città», dice Andreis.

Sempre ieri poco più di un centinaio di manifestan­ti hanno preso parte al corteo organizzat­o dal comitato Verona per la libertà - costituito due anni fa contro le misure anti Covid - per gridare «no alla guerra e all’operato della Nato nel conflitto tra Russia e Ucraina». I partecipan­ti si sono riuniti verso le 15 in piazza Arsenale, per poi sfilare in direzione di Castelvecc­hio e lungo Corso Cavour. «La guerra fa parte dello stesso disegno di controllo del Green pass – spiega la coordinatr­ice Francesca Menin – La Nato, nata con scopo difensivo e non di attacco, sta fomentando una guerra».

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