A Verona tra due anni in 142mila senza dottore
I dati della Fimmg: al momento 132 zone carenti, 78 incarichi vacanti nella guardia medica
VERONA Nei prossimi tre anni 560 mila veneti si ritroveranno senza dottore. Andranno infatti in pensione 375 medici di famiglia e, secondo la Fimmg, si riuscirà a sostituirne solo la metà con i nuovi ingressi. Che significa che circa 280 mila persone verranno redistribuite tra i camici bianchi in attività che vedranno aumentare il numero di assistiti; cosa che renderà sempre più difficile mantenere un alto standard di assistenza. Il quadro, drammatico, è stato tracciato ieri dal segretario regionale della Fimmg Maurizio Scassola che ha fornito i numeri per ciascuna provincia. A Verona, entro la fine 2024, andranno in pensione 95 medici di famiglia e saranno circa 142 mila le persone che si troveranno senza dottore. Nel Veronese, al momento, ci sono anche 132 zone carenti - che non hanno un dottore «di ruolo» e che sono coperte o da un medico affidato provvisoriamente o sono scoperte - e 78 incarichi vacanti nella guardia medica (In tutto il Veneto sono rispettivamente 625 e 537). «E’ una situazione figlia di un’errata programmazione», denuncia Scassola che ha presentato una proposta di riforma della Medicina Generale che verrà sottoposta alla Regione. Con la quale i rapporti sono tesi. Tanti i punti di disaccordo, tra i quali la questione specializzandi. La Regione prevede che, presa la laurea in Medicina, i camici bianchi, già dal primo anno di specializzazione nella Scuola di formazione in Medicina Generale, possano esercitare seguendo centinaia di pazienti. Il problema è che dei tutor che dovrebbero affiancarli non c’è traccia. «Li si manda allo sbaraglio. C’è il pericolo poi di farli scappare per cercare altri sbocchi», specifica Scassola ricordando che nella Scuola appena partita, su oltre 300 iscritti, 70 se ne sono già andati. La proposta di riforma ruota intorno a tre punti. Il primo riguarda i medici di base che lavorano da soli, non insieme a colleghi: sono oltre il 50 per cento. Fimmg chiede che con la Regione si prevedano degli standard che richiedano, quasi impongano, di mettersi in rete creando mini-team da cinque (ogni dottore rimarrebbe però nel suo studio) alla quale la Regione dovrebbe fornire, a sue spese, una segreteria comune: un assistente di studio che dia una mano a smaltire le pratiche burocratiche. Il secondo punto riguarda le medicine di gruppo integrate, strutture dove i medici contano già su una segreteria ma anche su personale infermieristico. Sono però solo il 23 per cento perché da anni non ne sono stati finanziate di nuove. La Fimmg chiede risorse per crearne di più. Infine il sindacato guarda alla futura attivazione delle Case della Comunità; il livello più alto di assistenza che prevede un’integrazione con specialisti e pediatri. Saranno una novantina e la Fimmg chiede di confrontarsi su come verranno organizzate e di muoversi - saranno necessari finanziamenti statali - per reperire le risorse (dai 2 ai 3 miliardi annui) per il personale.