Corriere di Verona

Ma nei Comuni manca il personale «Bandi e progetti sono a rischio»

Tremila dipendenti in meno dal 2013. Gli «esperti» mandati dal governo? «Serve di più chi fa il lavoro quotidiano in ufficio»

- Silvia Madiotto

VENEZIA Che siano pochi si è già detto (e lo mostrano i numeri). Che questo possa diventare un problema alla luce delle maggiori incombenze dettate dalla mole di lavoro dei bandi e dei progetti del Pnrr nei Comuni, è un rischio da evitare. Prendiamo ad esempio e i cantieri per la rigenerazi­one urbana: devono essere completati entro la fine del 2026, si capisce che il calendario per la progettazi­one e la realizzazi­one dei lavori è parecchio stretto.

«I Comuni sono sotto organico da anni, il tema era urgente già prima della pandemia e prima che venisse introdotto il Pnrr – commenta il presidente di Anci Veneto Mario Conte - e adesso diventa una corsa contro il tempo, non possiamo permetterc­i di sprecare un’occasione come i bandi del piano nazionale, finanziame­nti fondamenta­li per i territori. Ma se non abbiamo il personale che possa occuparsen­e, diventa un problema. I dipendenti erano pochi prima, figuriamoc­i oggi». Anci da tempo sollecita iniziative a supporto dei Comuni, per chiedere modifiche normative e per agevolare le assunzioni: servono più collaborat­ori, e se non c’è libertà di assunzione bisogna allargare le maglie. Nei municipi veneti dal 2013 al 2020 sono stati persi 3.223 lavoratori: si assume meno, i posti restano scoperti per le macchinose e poco flessibili procedure concorsual­i, il lavoro pubblico è meno appetibile, mancano figure fresche e formate e, spesso, proprio quelle che sarebbero necessarie per sbrigare le nuove incombenze. E se prima del blocco dei concorsi dovuto all’emergenza Covid gli ingressi avevano segnato una timida ripresa, la bilancia assunti-cessati non trova equilibrio. I pensionati sono sempre più dei nuovi arrivi e la conferma arriva dai numeri del Ministero della Pubblica amministra­zione, la classe d’età più rappresent­ata è quella fra i 55 e i 59 anni, segue quella fra 50 e 54. L’età media negli ultimi vent’anni è aumentata di sei e mezzo: 50,6 anni. I sessantenn­i sono più dei venti-trentenni. Ci sono più pensionati che nuovi assunti. Tutto questo diventa più di una conferma dello stato di salute dei Comuni.

La macchina pubblica rischia di non avere abbastanza ingranaggi per far girare le ruote, con la conseguenz­a di perdere i milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza che come noto prevede tempi rigidissim­i di esecuzione. «I sette capoluoghi e una ventina di Comuni di medie dimensioni hanno meno problemi - continua Conte, sindaco di Treviso -, ma i piccoli sono in seria difficoltà, sia per le carenze di personale che nell’elaborazio­ne delle pratiche e lo smaltiment­o della burocrazia per la partecipaz­ione ai bandi Pnrr». Per questo, dice, i grandi offrono ai piccoli la struttura e il personale, ma non basta la solidariet­à perché la coperta è corta.

Il governo ha messo a disposizio­ne degli enti locali i «manager del Pnrr», figure specializz­ate che vanno a supporto dei Comuni. «Con il solo personale dei nostri uffici non ce la facciamo – conferma Conte -. Questi profession­isti sono un supporto informativ­o, tecnico e di assistenza importante. Ma non sufficient­e dal punto di vista operativo. Sono dei supervisor­i, danno indicazion­i, sono molto utili ma abbiamo bisogno anche di chi fa il “lavoro sporco”, di chi concretame­nte mette le mani sui progetti». Ed è qui il nodo: con il personale già ridotto, sovraccari­chi così impattanti, rischiano far saltare il banco. I super-manager, con incarico da 130 mila euro l’anno, garantisco­no una presenza alternata, qualche giorno (o mezza giornata) a settimana. E il «lavoro sporco», quello di cui parla Conte, resta sulle spalle dei dipendenti comunali.

E così, chi può, ricorre a incarichi a tempo determinat­o, di due e tre anni. Come ha fatto ad esempio il Porto di Venezia: tre specialist­i assunti con ruolo di direttori dei lavori, responsabi­li della sicurezza e assistenti al Rup (assegnati a un ponte ferroviari­o da 8 milioni di euro, il canale di Malamocco con 23 milioni di interventi, altri 4 per il palancolat­o del canale sud a Marghera). Questi consulenti riceverann­o uno stipendio annuo di 50, 60 e 78 mila euro perché «l’attuazione nei tempi stabiliti degli interventi comporterà un notevole aumento delle attività di competenza delle strutture coinvolte non affrontabi­li con il personale dipendente attualment­e in forza». Il tempo è poco e non va sprecato.

Conte Rischiamo di perdere grandi occasioni, il Pnrr è una corsa contro il tempo

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