«Io, figlia del Sud, ho sbagliato e mi scuso Ma su di me gli insulti di chi cerca visibilità»
Sara Pinna: «Ho telefonato subito al papà»
VICENZA «Sono molto serena, perché so come ho agito...».
La bufera soffia ormai da 48 ore. Sara Pinna, conduttrice per Tva Vicenza di «Terzo Tempo», trasmissione dedicata al Lanerossi e ai suoi tifosi, è accusata di razzismo o, meglio, di antimeridionalismo. Al cuore della polemica c’è lo scambio in diretta con un piccolo tifoso del Cosenza e il suo papà del 20 maggio scorso, in coda alla partita che ha sancito la retrocessione in C del Vicenza, sconfitto dal Cosenza. «Lupi si nasce», aveva detto il bambino nel microfono di Andrea Ceroni, inviato di Tva allo stadio Marulla. Da studio, Pinna aveva replicato: «E gatti si diventa. Non ti preoccupare che venite anche voi in Pianura a cercare qualche lavoro». Apriti cielo. Il video della diretta post partita è diventato virale e la conduttrice è finita in croce, via social.
Pinna, ha capito di aver sbagliato?
«Sì, nell’istante stesso in cui facevo quell’affermazione avevo capito che era fuori luogo».
Ha provato a ricontattare il padre e il bambino dello scambio in diretta?
«La lettera l’ho letta il giorno seguente, il 21 maggio. E il 21 maggio ho chiamato il genitore: telefonata di cinque minuti e 11 secondi, che ho registrato. Ci tenevo particolarmente a scusarmi con lui e col bambino. Nella telefonata ho detto: “Sono mortificata per quelle parole, che non sono state appropriate. Per la verità andrebbe capito il senso in cui volevo dirle, ma qui è secondario: quel che mi interessa è sapere come sta il bambino”. Questo per quanto mi renda conto benissimo di come, se le cose non vengono manipolate dagli adulti, i bambini siano sereni...».
Com’è finita tra di voi?
«Il padre di Domenico mi ha risposto: “Non si preoccupi, signora. Sono anch’io un po’ choccato... Mi hanno un po’ obbligato a scrivere questa cosa. Piuttosto, sono mortificato per i fiumi di parole che sta ricevendo lei”. Mi ha comunque assicurato che il bambino era sereno e, quanto a lui, ha capito che non c’erano cattive intenzioni».
Il suo cognome racconta origini sarde: è corretto? Allora perché quell’espressione di antimeridionalismo?
«Sono sarda e questo cognome, in realtà, riporta anche alla motivazione della frase infelice che mi è uscita. Mio nonno paterno è di Taranto ed è venuto qui a fare il ferroviere... Noi, famiglia sarda, siamo venuti in Veneto per lavorare e ho cambiato tifo, diventando tifosa del Vicenza piuttosto che del Cagliari. Era questo il senso...».
Ha accennato ad offese: i social l’hanno travolta di reazioni negative...
«Enormemente, a mio avviso più del dovuto... Più del peso di quanto ho asserito».
Sono arrivate anche molte minacce: si tutelerà in sede legale?
«Sicuramente».
Da un gruppo Facebook molto partecipato a Cosenza, dopo le sue scuse, c’è stata la riappacificazione coi tifosi e le sono arrivate parole di stima. Se visiterà la città le offriranno un gelato e le faranno da Ciceroni...
«Sì, assolutamente sì. Tutto avvenuto il 21 maggio. Ci tengo a sottolineare questa cosa, perché tutto quello che è stato fomentato dopo è derivato da persone che non sanno come ho agito in precedenza».
Anche il papà del piccolo Domenico l’ha invitata in Calabria: ci andrà?
«Ci andrò sicuramente».
Al di là della frase infelice, che ha ammesso, perché una polemica così accesa e perché a distanza di tempo? Si è fatta queste domande? C’è la politica di mezzo?
«Sicuramente politica, cento per cento. Poi il bisogno di
visibilità di alcune persone, quindi anche un disagio umano per un divario che, evidentemente, viene vissuto in maniera molto forte tra Nord e Sud e sicuramente di più al Sud. Per questo ogni cosa, anche minima che tocchi marginalmente questi aspetti, viene amplificata per rivendicare quelli che sono dei sentimenti che posso capire e posso accettare. Certo, se devono massacrare una persona per questo, non mi pare corretto».
Ultima cosa: l’hanno bacchettata anche in quanto giornalista. Lei è tale?
«No, non sono giornalista. Conduco programmi televisivi da vent’anni ma quella è una strada che non ho mai voluto percorrere».
La denuncia Denuncerò chi mi ha insultato. È la politica che sta fomentando questa polemica