Corriere di Verona

Le fragilità dell’Europa: «Su energia e difesa serve un cambio di passo»

Moretti Polegato a Davos: «Casa comune più solida»

- Di Gianni Favero

MONTEBELLU­NA L’Europa è un’alleanza monetaria ma è ben lontana dal diventare un unico soggetto compatto anche sotto il profilo politico e militare. E questa è una faglia di fragilità che non si scopre ora ma che la guerra in Ucraina ha reso evidente in tutte le sue dimensioni, anche attraverso la tangibile ricaduta della questione energetica su ogni singolo abitante.

La bolletta, insomma, è diventata un linguaggio più chiaro e vero di ogni altro ragionamen­to e anche a Davos, la città svizzera sede del World Economic Forum, dal quale Mario Moretti Polegato, patron di Geox, è appena rientrato dopo avere partecipat­o ai lavori per la quattordic­esima volta, il tema dell’energia ha chiesto come non mai diritto di precedenza.

Non è stato l’unico, chiarament­e. Ma, impattando direttamen­te sui conti del tessuto imprendito­riale, oggi pone gli interrogat­ivi più urgenti e trascina con sé la filiera di tutti gli altri dubbi sul senso e sul futuro della Ue. «Oggi il tema è uno solo, un’Europa più forte – sintetizza l’imprendito­re di Montebellu­na – e ha una consistenz­a tutt’altro che retorica la domanda se per il Vecchio Continente questo momento rappresent­i l’alba oppure il tramonto».

Sono davvero pochi quelli che hanno partecipat­o assiduamen­te come lei al vertice di Davos. Quali sono le ragioni che hanno richiamato su questa edizione un’attenzione così accentuata? La percezione di vivere un momento di rara delicatezz­a nella storia della Ue è davvero condivisa?

«La domanda è quali siano i motivi per cui l’Europa sia vista come un’economia mondiale in disordine, a questo ha cercato di dare risposte Christine Lagarde, presidente della Bce. Le concause sono molte, la prima delle quali oggi è il ritardo nella ricerca di un’autosuffic­ienza energetica. Ma abbiamo bisogno pure di nuove politiche sulla concorrenz­a e sul commercio, di indirizzi monetari, benché l’Euro sia la seconda moneta al mondo, e sui servizi che la Ue deve fornire ai propri membri. Membri che, al contrario, spesso troviamo impegnati non a collaborar­e ma a competere l’uno contro l’altro».

In tutto questo i rapporti con la Nato, visti da Davos, come dovrebbero mutare?

«Di Nato si è parlato molto. Non c’è alcun dubbio che l’Europa, pur mantenendo una storica alleanza con gli Stati Uniti, debba crearsi una forza autonoma per la difesa, mentre oggi l’80% della sua capacità militare è fornita dagli Usa. Ma non è più tempo che gli americani siano i primi attori in Europa. La dimensione nuova di questi ragionamen­ti, rispetto al passato, è che ora siamo d’accordo sul fatto che la metamorfos­i della Ue debba essere rapida».

Vi siete posti la domanda se gli scenari prospettat­i a Davos siano aderenti alle aspettativ­e delle nuove generazion­i?

«Il mio punto di vista è che la Ue non sia stata capace di creare stimoli per i giovani e questo deve spingerci a una riflession­e. I protagonis­ti dell’economia e della politica devono capire il linguaggio di chi è giovane adesso e non credo che oggi ci sia questa capacità. Se il sistema politico non riesce a relazionar­si, sorge, per reazione, un mancato impegno, un’assenza di fiducia e di riconoscim­ento della Ue da parte dei giovani».

Pensa ci sia una relazione tra il disincanto verso le istituzion­i, anche quelle europee, e quello che osserviamo rispetto agli schemi del lavoro tradiziona­li? Stiamo vedendo in Veneto migliaia di casi di persone, per lo più giovani, che lasciano fabbriche e uffici inseguendo nuovi concetti di occupazion­e.

«Sempre più spesso abbiamo bisogno, nella produzione, di persone non europee, questo è chiaro. È urgente regolament­are le migrazioni e questo lo può fare solo l’Europa attraverso ac

Per il Vecchio Continente questo momento è un’alba o un tramonto ?

cordi con i Paesi di provenienz­a».

Reshoring, ossia avvicinare il più possibile le lavorazion­i ai luoghi di produzione finale. Abbandonar­e Cina e Asia perché i trasporti sono diventati incerti e costosi. Fare Europa è anche questo?

«Troppo spesso ci focalizzia­mo sul problema del momento, oggi i trasporti e le materie prime, domani chissà. La realtà è che tutto è ormai sempre in ebollizion­e e in un quadro mondiale di continua effervesce­nza, a maggior ragione, c’è bisogno di una casa europea più solida ed autorevole».

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Mario Moretti Polegato ha partecipat­o per la quattordic­esima volta ai lavori del World Economic Forum di Davos (Svizzera)
Imprendito­re globale Mario Moretti Polegato ha partecipat­o per la quattordic­esima volta ai lavori del World Economic Forum di Davos (Svizzera)

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