Il Paradiso di Sieni Una «selva» di gesti e cinque ballerini
«L’amore che move il sole e l’altre stelle»: all’ultimo verso della Divina Commedia si ispira Paradiso, lo spettacolo di Virgilio Sieni, il coreografo che, senza avere l’ambizione di tradurre in danza la parola dantesca, cerca di cogliere «la tenuità del contatto e il gesto primordiale, liberatorio e vertiginoso dell’amore». Si conclude così, con un messaggio di speranza, stasera alle 20.30, al Mario Del Monaco di Treviso la stagione teatrale organizzata dal Teatro Stabile del Veneto (www.teatrostabileveneto.it). Regia, coreografia, spazio e luci sono creazione di Virgilio Sieni; musica di Salvatore Sciarrino. Con Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Giulio Petrucci. I costumi sono di Silvia Salvaggio, l’allestimento di Daniele Ferro, tecnico luci è Luisa Giusti; una produzione Compagnia Virgilio Sieni, Comune di Firenze - Dante
2021.Virgilio Sieni, danzatore e coreografo, artista attivo in ambito internazionale, che è stato direttore della Biennale Danza di Venezia dal 2013 al 2016, ha concepito per il palcoscenico la costruzione di un giardino ispirato alla Divina Commedia e ha affidato ai danzatori della Compagnia che porta il suo nome il disegno di una selva fatta di gesti. Sulla scena cinque ballerini tracciano il suolo con una successione di passi intesi come piantumazioni di un giardino immaginario. La coreografia è costruita su una sorta di equivalenza tra i movimenti e le terzine poetiche, quasi che gli endecasillabi danteschi si sposino col dinamismo dei corpi e i «versi» della danza ritrovino il risuonare della rima da una terzina all’altra. Nella seconda parte dello spettacolo tutto avviene cercando nel respiro delle piante la misura per costruire un giardino quale traccia e memoria dei gesti che lo hanno appena attraversato. La vicinanza con la natura condiziona il corpo degli artisti: sono le piante a scegliere e a determinare i movimenti, le misure, le ombreggiature, le sparizioni. Le piante restituiscono il vero senso della danza, il suo linguaggio: dialettale e popolare, in grado di mettere in dialogo le persone secondo declinazioni astratte e simboliche, inventate e immediatamente inscritte nella memoria, tali da potersi rivolgere non solo ai professionisti della danza, ma anche a persone di qualsiasi età, provenienza e abilità, facendo leva sull’idea di comunità come luogo di accoglienza delle diversità.