Niente carta al test, i conti dei prof sulle braccia
Raffica di ricorsi per le modalità del concorsone. «Ad alcuni non hanno dato neppure la penna»
VENEZIA Ad alcuni docenti è stata concessa carta e biro, ad alcuni nulla, ad altri solo la penna tanto che, per tentare di passare il concorso per diventare di ruolo, hanno fatto i calcoli scrivendoli sulle braccia.
«Una cosa umiliante: a noi hanno dato solo la penna. Io ho cercato di fare i calcoli e risolvere i problemi scrivendomi sulle braccia ma è stato inutile. Sono stata bocciata come quasi tutti i candidati» racconta un precario che ad aprile fa ha affrontato il concorso di Scienze naturali, chimiche e biologiche all’Its Sansovino a Oderzo, nel Trevigiano.
«A noi non è stata concessa né carta né penna e nessuno ha passato il test: siamo stati bocciati in dieci su dieci», rincara Carmela Raffa, già docente di ruolo alle medie ma che ha svolto, a sua volta, il concorso per l’indeterminato alle superiori. «Ho fatto il test al “Girardi” di Cittadella, sede in cui il giorno prima è stata data carta e penna» aggiunge sottolineando, oltre alla disparità, forti dubbi sulla scelta del Ministero che per il test non prevedeva matite e fogli. «Inconcepibile: sfido chiunque a risolvere alcuni problemi o a ricavare certe formule chimiche a mente», aggiunge annunciando che farà ricorso al Tar. Strada che diversi suoi colleghi hanno già intrapreso.
Il concorsone nazionale per diventare di ruolo ha infatti sollevato una bufera. In particolare la classe di Scienze naturali. «Ci giocavamo il ruolo, è stato incredibile vedere tutti scriversi sulle braccia per tentare di rispondere alle domande» aggiunge il docente di Oderzo che, insieme a un centinaio di colleghi di tutta Italia (diversi i veneti), si è rivolta all’avvocato Pasquale Marotta che ha già depositato un ricorso al Tar del Lazio per ottenere o di rifare il test o di passare direttamente alla seconda prova orale. Nel mirino non solo la disparità di trattamento ma anche alcune domande (il test era crocette) considerate errate. Cosa che, in altre classi di concorso, ha fatto sì che alcuni precari bocciati potranno sostenere la seconda prova. È il caso di un veneziano che ha fatto il test di geografia e che, dopo essere stato bocciato per due domande alle quali sostiene di aver risposto correttamente, si è rivolto all’avvocato Renato Speranzoni per fare ricorso.
Il Tribunale amministrativo regionale, che per questioni di tempo non si è ancora pronunciato con una sentenza, avrebbe ravvisato delle incongruenze emettendo intanto un provvedimento d’urgenza che consentirà al docente di sostenere la seconda prova. Poi arriverà la sentenza. Ma di casi analoghi ce ne sono almeno altri due in Veneto. E i ricorsi aumenteranno, soprattutto per Scienze naturali. «Su delle chat stiamo raccogliendo, in decine, l’elenco delle sedi dove è stata data carta e penna per poi fare ricorso», aggiunge Carmela Raffa.
Tra le sedi «incriminate», per esempio, l’istituto «Meucci» di Cittadella e il «Luzzatti» di Venezia. «Abbiamo ricevuto anche noi segnalazioni: stiamo approfondendo perché si tratterebbe di una cosa grave che inficerebbe un concorso che, su quasi tutte le classi, ha palesato problemi» dice Rita Fusinato, segretario regionale Anief. Nelle classi umanistiche, in Veneto, sono stati bocciati otto candidati su dieci. E nelle scientifiche, concluse più di recente, «il tasso sarebbe ancora più elevato», conclude.