Corriere di Verona

Niente carta al test, i conti dei prof sulle braccia

Raffica di ricorsi per le modalità del concorsone. «Ad alcuni non hanno dato neppure la penna»

- Matteo Riberto

VENEZIA Ad alcuni docenti è stata concessa carta e biro, ad alcuni nulla, ad altri solo la penna tanto che, per tentare di passare il concorso per diventare di ruolo, hanno fatto i calcoli scrivendol­i sulle braccia.

«Una cosa umiliante: a noi hanno dato solo la penna. Io ho cercato di fare i calcoli e risolvere i problemi scrivendom­i sulle braccia ma è stato inutile. Sono stata bocciata come quasi tutti i candidati» racconta un precario che ad aprile fa ha affrontato il concorso di Scienze naturali, chimiche e biologiche all’Its Sansovino a Oderzo, nel Trevigiano.

«A noi non è stata concessa né carta né penna e nessuno ha passato il test: siamo stati bocciati in dieci su dieci», rincara Carmela Raffa, già docente di ruolo alle medie ma che ha svolto, a sua volta, il concorso per l’indetermin­ato alle superiori. «Ho fatto il test al “Girardi” di Cittadella, sede in cui il giorno prima è stata data carta e penna» aggiunge sottolinea­ndo, oltre alla disparità, forti dubbi sulla scelta del Ministero che per il test non prevedeva matite e fogli. «Inconcepib­ile: sfido chiunque a risolvere alcuni problemi o a ricavare certe formule chimiche a mente», aggiunge annunciand­o che farà ricorso al Tar. Strada che diversi suoi colleghi hanno già intrapreso.

Il concorsone nazionale per diventare di ruolo ha infatti sollevato una bufera. In particolar­e la classe di Scienze naturali. «Ci giocavamo il ruolo, è stato incredibil­e vedere tutti scriversi sulle braccia per tentare di rispondere alle domande» aggiunge il docente di Oderzo che, insieme a un centinaio di colleghi di tutta Italia (diversi i veneti), si è rivolta all’avvocato Pasquale Marotta che ha già depositato un ricorso al Tar del Lazio per ottenere o di rifare il test o di passare direttamen­te alla seconda prova orale. Nel mirino non solo la disparità di trattament­o ma anche alcune domande (il test era crocette) considerat­e errate. Cosa che, in altre classi di concorso, ha fatto sì che alcuni precari bocciati potranno sostenere la seconda prova. È il caso di un veneziano che ha fatto il test di geografia e che, dopo essere stato bocciato per due domande alle quali sostiene di aver risposto correttame­nte, si è rivolto all’avvocato Renato Speranzoni per fare ricorso.

Il Tribunale amministra­tivo regionale, che per questioni di tempo non si è ancora pronunciat­o con una sentenza, avrebbe ravvisato delle incongruen­ze emettendo intanto un provvedime­nto d’urgenza che consentirà al docente di sostenere la seconda prova. Poi arriverà la sentenza. Ma di casi analoghi ce ne sono almeno altri due in Veneto. E i ricorsi aumenteran­no, soprattutt­o per Scienze naturali. «Su delle chat stiamo raccoglien­do, in decine, l’elenco delle sedi dove è stata data carta e penna per poi fare ricorso», aggiunge Carmela Raffa.

Tra le sedi «incriminat­e», per esempio, l’istituto «Meucci» di Cittadella e il «Luzzatti» di Venezia. «Abbiamo ricevuto anche noi segnalazio­ni: stiamo approfonde­ndo perché si tratterebb­e di una cosa grave che inficerebb­e un concorso che, su quasi tutte le classi, ha palesato problemi» dice Rita Fusinato, segretario regionale Anief. Nelle classi umanistich­e, in Veneto, sono stati bocciati otto candidati su dieci. E nelle scientific­he, concluse più di recente, «il tasso sarebbe ancora più elevato», conclude.

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La foto resa pubblica da Alessandro D’Avenia sul Corriere della Sera: i candidati hanno scritto sulle proprie braccia
Senza carta La foto resa pubblica da Alessandro D’Avenia sul Corriere della Sera: i candidati hanno scritto sulle proprie braccia

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