Corriere di Verona

Bpvi, l’ispettore di Bankitalia cambia linea sulle «baciate»

Il verbale acquisito in appello: «Non confermo quanto dissi nelle indagini»

- Federico Nicoletti

VENEZIA Crac Bpvi, l’ispettore di Bankitalia cambia ancora versione sulle «baciate». Ad animare il processo d’appello sul crac Bpvi, in aula bunker a Mestre, non c’è solo il colpo di scena dell’ex vicedirett­ore generale, Emanuele Giustini, che in una memoria depositata accusa se stesso e gli altri imputati, chiedendo e ottenendo di essere risentito, il 15 giugno. Tra gli altri fatti nuovi ammessi dalla corte d’appello, su richiesta di Lino Roetta, difensore del dirigente dei crediti, Paolo Marin, c’è anche il verbale d’udienza del 18 marzo del processo all’ex direttore generale Bpvi, Samuele Sorato, in cui depone l’ispettore di Bankitalia, Gennaro Sansone, al quarto passaggio, dopo i due interrogat­ori con i Pm nel 2016 e 2017 durante le indagini, e quello al processo di primo grado, il 20 gennaio 2020. Nuova puntata, con sconfessio­ne piena di quanto detto nelle indagini, su una linea vicina a quella del processo di Vicenza: la richiesta di vedere le azioni insieme ai finanziame­nti dei primi 30 soci non era per verificare il capitale finanziato, ma eventuali favoritism­i ai soci sui prestiti. «Ma la linea cambia anche rispetto al primo grado - dice Roetta -. Stavolta dice di aver chiesto le pratiche e non averle nemmeno guardate. Abbiamo depositato, perché non è credibile: nelle testimonia­nze si dice tutto e il contrario di tutto».

La questione, con Sansone, è ancora l’ispezione del 2012 sulla qualità dei prestiti Bpvi, quando l’ispettore chiede di approfondi­re gli affidament­i dei primi 30 soci e gli sarebbero state mostrate le «baciate». Senza che nulla succedesse. A farlo, sarebbe il capo dei crediti ordinari, Claudio Ambrosini, che lo conferma ancora al processo Sorato, l’8 marzo. Al banco testimoni dice che gli ispettori chiedono le prime cento posizioni per importo. Si arriva a Cattaneo-Luisetto, marito e moglie, proprietar­i immobiliar­i. Sansone lo chiama: «Che roba è questa?». «Gli ho detto che su un accordato di 21 milioni, 20,4 erano serviti a comprare azioni Bpvi», testimonia Ambrosini, che fa presente che ci sono altre operazioni così. Ambrosini viene chiamato da Sorato, che gli chiede «Cosa sei andato a dire?»; intanto gli ispettori chiedono con una serie di mail le posizioni dei primi 30 soci, con le date di acquisto azioni. «Su quello che hanno visto c’erano 270 milioni di azioni Bpvi - mette a verbale Ambrosini - e su queste, c’erano 27 posizioni, per 236 milioni, finanziate».

E Sansone? Incalzato dal difensore di Sorato, Alberto Berardi, va sotto pressione. Dice che il materiale era stato chiesto «per accertare se vi fossero favoritism­i nel trattament­o». Berardi gli rilegge il verbale d’interrogat­orio con i Pm del 23 febbraio 2016: Sansone dice che la richiesta delle maggiori posizioni con le azioni serviva per fare «una verifica se l’erogazione del credito fosse stata funzionale all’acquisto di azioni Bpvi da parte dei medesimi soggetti». «Mi pare un po’ diverso», contesta Berardi.

«Infatti non sono in grado di confermare quella dichiarazi­one. Non è così - risponde Sansone -. La prospettiv­a del capitale finanziato purtroppo l’ho acquisita solo nel 2017». Ma come, replica l’avvocato a Sansone, il verbale lei lo firma davanti a due Pm, a ufficiali di Pg e finanzieri, con un’ora e un quarto per rileggerlo: «Lei non è un quisque de populo (uno qualsiasi, ndr), è un ispettore di Banca d’Italia». «Smentisco e ribadisco che nel corso dell’ispezione non abbiamo condotto verifiche per intercetta­re capitale finanziato - risponde Sansone -. In quel contesto non so se o non ho compreso la domanda».

Berardi chiede poi del verbale d’interrogat­orio del 17 marzo 2017, leggendo: «La verifica sugli azionisti affidati dalla banca era tesa anche a verificare se le azioni dei soci più importanti erano state acquistate con risorse proprie o della banca». «Ripeto, io nel 2016 e 2017 ho reso risposte che non sono in grado di confermare», dice in aula Sansone. L’avvocato alza il piede dall’accelerato­re, con un’ultima domanda: «Lei capisce che è poco credibile che per due volte abbia sottoscrit­to verbali davanti ai Pm che oggi smentisce?». «Sì», è la replica dell’ispettore.

 ?? ?? A Vicenza Gennaro Sansone, l’ispettore di Bankitalia sentito al processo Sorato: il verbale è stato ora acquisito in appello
A Vicenza Gennaro Sansone, l’ispettore di Bankitalia sentito al processo Sorato: il verbale è stato ora acquisito in appello

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