D’improvviso canyon un
Insenature a strapiombo, orridi e gallerie: la meraviglia del Brent de l’Art, riscoperto da Instagram
C’è un’insidiosa valle nascosta nel segreto del basso bellunese. Una ferita che si apre in un territorio dolce ma solo in apparenza. Proprio lì, dove la montagna sembra buona, calma e pianeggiante, si apre un mondo fantastico e inaspettato a picco sull’acqua. Una vertigine. Ed è subito canyon. Una scenografia da film, con insenature a strapiombo, orridi e gallerie dalle pareti rigate dall’erosione delle rocce, con un panorama mozzafiato e multicolore. È il Brent de l’Art, nella frazione di Sant’Antonio di Tortal del comune di Borgo Valbelluna, in provincia di Belluno, l’esempio più eclatante di un’intera area un tempo trascurata dal turismo sportivo di montagna e oggi riscoperta perché ricchissima di insenature e torrenti selvaggi. In sostanza il regno ideale per il canyoning, la disciplina della discesa a corpo libero nelle acque segrete della montagna, che negli ultimi anni sta richiamando l’intera comunità degli appassionati.
E non solo. Qui, a pochi chilometri da Trichiana, sono incappati di recente più di qualche influencer e qualche telecamera televisiva, che tra un selfie e una ripresa hanno squarciato il velo rendendo i Brent de l’Art tra i punti più attrattivi della provincia bellunese. «Il nome ha origini dialettali, “Brent” sta per “brentana”, la parola che usiamo qui in montagna per chiamare la piena dei corsi d’acqua ingrossati dal maltempo. L’Ardo è invece il torrente che scorre al di sotto» spiega locale. «Il tipico colore rosso dei Brent è dovuto dalla presenza della “Scaglia Rossa”
cretacea, una roccia formatasi ovvero 90-65 milioni di anni fa, composta da depositi di fanghi carbonatici mescolati a gusci fossili di invertebrati marini, che la rendono un materiale facilmente erodibile ma con una buona stabilità verticale. La particolarità rispetto agli altri canyon — continua De Bona — sono i colori. Di solito questi paesaggi appaiono grigi e biancastri, qui invece assumono tinte rosso mattone per gli ossidi di ferro, biancastre e verdi a causa Davide De Bona, presidente della Pro Loco di microrganismi di origine vegetale. Queste particolari caratteristiche geologiche rendono conto della maestosità e della bellezza dei Brent de l’Art, un luogo che consente un eccezionale salto nel tempo, a milioni e milioni di anni fa». In estate, per i meno freddolosi accompagnati sempre dalle Guide specializzate, si può percorre il tragitto a nuoto con muta da sub e salvagente. Un viaggio in un panorama che da fiabesco diventa incredibilmente incantato d’inverno, quando ai colori e al verde smeraldo dell’acqua si aggiunge il bianco della neve e delle pareti ghiacciate, che negli inverni particolarmente rigidi creano anche dei camminamenti sul fondo del fiume, che permettono di addentarsi fino nelle anse più lontane dal ponte, attraversando l’intero Brent Grande a piedi. «Basta poi una pioggia leggera il giorno precedente per far brillare ogni parete di colori nuovi. Il paesaggio al Brent de l’Art — spiega De Bona — non è mai uguale al giorno prima”.
Non a caso, a passeggiare tra i percorsi che si incanalano nel segreto della montagna, si possono scorgere oggi scolaresche, sportivi attrezzati per calarsi in immersioni subacquee, ma anche ricercatori. Quelli ad esempio dell’Università di Padova che già in passano hanno attivato numerosi studi su queste speciali rocce, oggi accessibili a tutti ma che necessitano comunque di essere trattate con grande cura.
Ancora troppe scarpette da ginnastica si trovano ai piedi degli escursionisti: sebbene infatti il sentiero che raggiunge il gran canyon principale sia semplice e di soli 150 metri di dislivello, si tratta pur sempre di un’insenatura che richiede anche nei sentieri tracciati l’uso di scarponi da montagna o scarpe da trekking. La discesa nel torrente e le attività di canyoning o torrentismo si possono fare invece esclusivamente accompagnati dalle Guide Alpine locali, esperte di canyoning. D’inverno è consigliato anche l’uso di ramponi e caschetto. «Per le attività di canyoning, sempre con l’accompagnamento delle Guide Apline, oltre alle forre dell’Ardo, in provincia di Belluno ci sono tante formazioni simili e con salti di roccia e cascate molto alti — precisa dalla Pro Loco Davide De Bona — in Val di San Mamante a Castion, in Val Maggiore in Alpago, in Val Maor a Mel, per citarne alcune. Una vasta gamma di possibilità da percorrere in tutta sicurezza con chi lo fa di mestiere e con le attrezzature adatte».
I segreti dell’area non si nascondono però solo nelle rocce, ma anche nelle insenature della storia. Il ponte che offre la visuale più suggestiva sull’imboccatura del Brent Grande, distrutto con l’alluvione del ’66 e ricostruito una decina d’anni fa, un tempo era un passaggio all’oscuro dei più. Si narra che fosse la strada maestra per il passaggio dei defunti di notte per evitare il pagamento dei dazi che in passato erano in uso per il transito da un comune all’altro. Un altro segreto, ben lontano dagli sfarzi dolomitici o dai gettonatissimi percorsi invasi dal turismo ferragostano, che rendono quest’angolo del bellunese affascinante e misterioso.
” La particolarità sono i colori Il rosso è dovuto dalla presenza di una roccia formatasi 90-65 milioni di anni fa