Gli angeli sopra Tovena (portati qui da Gigliola)
L’idea di una artigiana, nata durante il Covid, ha dato nuova vita al paese che ora è meta delle gite fuori porta
«LMi piacerebbe che Martalar, lo scultore del Drago di Vaia, venisse qui a farci un angelo
eggeri ormai sono i sogni/da tutti amato/con essi io sto nel mio paese,/mi sento goloso di zucchero; al di là della piazza e della salvia rossa/si ripara la pioggia/si sciolgono i rumori/ed il ridevole cordoglio/ per cui temesti con tanta fantasia/questo errore del giorno/e il suo nero d’innocuo serpente». A qualunque dei versi di Andrea Zanzotto ci si rivolga (in questo caso, i primi versi della poesia Nel mio paese), la storia di Gigliola D’Agostin sembra in dialogo con quel sentimento della natura e del proprio «paese» di cui il poeta di Pieve di Soligo divenne il cantore, seppure lucido e tagliente. Gigliola è un’artigiana e la sua idea — riempire di angeli disegnati sulle porte delle case la piccola frazione dove è cresciuta e dove ha il suo laboratorio — ha rivitalizzato e ridato slancio a uno di quei borghi che il «progresso scorsoio» rischia di ingoiare senza complimenti. Gigliola, da sempre abituata a fare con le mani piccoli oggetti con una propria grazia, ha trasformato una piccola idea, una «folgorazione», in un fenomeno (quasi) di massa, che ha inserito la piccola Tovena, frazione del comune di Cison di Valmarino, in provincia di Treviso, nelle rotte del turismo delle gite fuori porta. Basta dare un’occhiata alla pagina Facebook «La via degli angeli nell’Arte», per avere il polso del fenomeno. L’idea, racconta Gigliola, le è venuta osservando il monumento ai caduti delle due guerre, in piazza, dalla finestra del suo laboratorio.
«Ho pensato — dice — che volevo fare qualcosa per valorizzare il paese. Io ho sempre dipinto e creato oggetti. Sono andata dalla Pro Loco e insieme ci siamo mossi per chiedere i permessi necessari. Il tema non potevano che essere gli angeli, perché quel monumento è caro a tutti e io gli angeli li dipingo da sempre in tutte le versioni. Tra la pandemia prima e la guerra ora, abbiamo bisogno di qualcosa che ci dia serenità, che ci riporti alle nostre radici. Sono cresciuta in piazza con quel monumento, c’è anche nelle foto del mio battesimo; l’Angelo di Dio è la prima preghiera che ti insegnano i nonni e cresci con questa cultura che gli angeli ti piacciono».
E così a ottobre del 2020, quando i cuori ricominciavano a incupirsi per la seconda ondata del Covid, Gigliola si è messa alla ricerca di voci come la sua, che potessero interpretare gli angeli sulle porte delle case di Tovena. «La prima mostra — racconta — l’abbiamo fatta con 25 artisti, nel 2021 ne abbiamo aggiunti altri 25 e per la terza edizione ne stiamo cercando altri: ne abbiamo già 13 di nuovi». La Via degli angeli nell’Arte ha il suo culmine a ottobre, in coincidenza della Festa della Pro Loco con l’antica fiera franca. Spuntano così, da ogni angolo, angeli stilizzati, cuori, ali che si prestano a foto ricordo, intorno alla chiesa parrocchiale, il museo sacro, la strada del San Boldo: mete precedenti agli angeli che da questi hanno avuto una sferzata di vitalità. Il resto lo hanno fatto i social: «I travel blogger — racconta Gigliola — ma soprattutto il presidente Luca Zaia, che ci ha fatto un post e per un paio di mesi la domenica in paese non si trovava parcheggio».
Come molti borghi spopolati negli anni dall’emigrazione, anche Tovena non sfugge alla regola di quei paesi dove molte finestre sono chiuse per la maggior parte dell’anno: «Tanti sono emigrati — racconta Gigliola — e vengono solo d’estate, tante case sono in vendita. Il paese si anima d’estate. Ma ora è un po’ diverso, per fortuna». La misura del successo è anche nei piccoli segni d’affezione: nei giorni scorsi una signora di Vicenza ha lasciato un piccolo cameo, una medaglietta di famiglia, con un biglietto che spiegava quanto le avrebbe fatto piacere venisse esposta insieme agli angeli: «È una cosa che mi ha commosso — racconta Gigliola — vuol dire che le persone sentono quella positività che volevamo trasmettere». Inevitabile chiedere se gli angeli, con le loro ali, prenderanno il volo anche per altri paesi: «Per il momento no. Non escludo che qualche paese lo farà senza interpellarci, speriamo non uno dei vicini. La cosa più bella di questa iniziativa è che non ci sono nomi famosi, ma nomi comuni: abbiamo anche signore di 80-90 anni, e questo fa sentire gli angeli ancora più vicini alla gente». Ma un sogno l’inventrice degli angeli ce l’avrà... «Mi piacerebbe venisse a farci un angelo lo scultore Marco Martalar che ha realizzato il Drago di Vaia a Lavarone con tutti gli alberi caduti durante la tempesta del 2018. Quest’anno è molto impegnato — conclude Gigliola— speriamo il prossimo».