Corriere di Verona

L’imponente Forte che non sparò mai

Era una caserma costruita in pietra a fine ‘800 come un castello medioevale Doveva controllar­e i confini, gli austriaci la presero, per i nostri fu un bersaglio

- Di Alessandro Tortato

Lo si indica come forte ma è una caserma. È una caserma ma sembra un castello. Si chiama Interrotto ma non ha nulla di incompiuto. Basterebbe­ro queste tre osservazio­ni per fare del Forte Interrotto una meta irrinuncia­bile per tutti coloro che intendono visitare l’Altopiano di Asiago, meraviglio­sa conca vicentina dove furono scritte alcune tra le pagine più tragiche della Grande Guerra. Raggiunger­lo peraltro è davvero semplice: si tratta di una passeggiat­a di poco meno di un’ora da compiersi quasi interament­e nel bosco, che ha come punto di partenza il paese di Camporover­e. Si può fare anche d’inverno con le ciaspole e ne vale la pena: da vicino il manufatto è impression­ante e la vista che dal forte si apre sull’Altopiano lascia senza fiato.

Il Monte Interrotto, la montagna dove fu edificata l’opera, il cui toponimo deriva dall’espression­e cimbra Hinterruks, cioè posto a nord, domina infatti l’intera piana di Asiago in una posizione assolutame­nte strategica. In epoca antecedent­e alla prima guerra mondiale, da qui si poteva avere il controllo sulla Val d’Assa, la principale via di colni legamento in zona tra Regno d’Italia e Impero Asburgico. Lo aveva ben colto il generale Giuseppe Salvatore Pianell, l’uomo a cui dobbiamo la costruzion­e dell’edificio. Personaggi­o molto interessan­te il Pianell: dopo mezza vita trascorsa nell’esercito borbonico, assunse importanti incarichi nel Regio Esercito, terminando la sua carriera a Verona, dal 1869 comandante del 2° Corpo con giurisdizi­one su tutta l’Italia settentrio­nale. Pur avendo l’Italia aderito nel 1882 alla Triplice Alleanza con Germania e Austria-Ungheria, Pianell mai abbassò la guardia nei confronti dell’ex nemico risorgimen­tale. Anzi: visitò spesso personalme­nte i confisette­ntrionali del Regno, rivolgendo particolar­e attenzione all’Altopiano d’Asiago. Un suo sottoposto, Gian Giacomo Felissent, nel 1905 sindaco di Treviso, nelle sue memorie lo ricorda spesso concentrat­o con la vista sul Monte Interrotto «quasi a domandarsi: starebbe bene lì un forte?»

Nasce così nel 1883 il progetto di una caserma difensiva che anticipa di trent’anni le vicine opere corazzate del Verena, Campolongo, Corbin, Lisser. Si tratta di una struttura costruita interament­e in pietra, con pianta rettangola­re su cui spiccano due torri e attorno alla quale è scavato un fossato largo 4 metri e profondo 5. Sembra un castello medievale ma non dobbiamo meraviglia­rci essendo questi i canoni ingegneris­tici delle fortificaz­ioni militari di fine Ottocento, ben diversi dalle opere corazzate realizzate negli anni immediatam­ente precedenti lo scoppio della Grande Guerra. Le dimensioni approssima­tive sono di metri 50 x 35. Il corpo principale si sviluppa in due piani per un’altezza di 14,7 metri mentre le due torri d’angolo si innalzano per ben 23 metri. All’interno si apre una corte di 28 metri x 17 pavimentat­a interament­e in lastre di pietra che vanno a coprire anche una sottostant­e cisterna d’acqua un tempo prelevabil­e da una vasca. Al piano terra erano situati gli ambienti destinati ai servizi di cucina, depositi e stalle, mentre ai piani superiori si trovavano gli alloggi del personale. Circa l’armamento, la caserma presentava all’esterno 245 piccole feritoie per fucili e 10 più larghe per cannoni di piccolo calibro, tutte contornate da profili in marmo bianco.

A partire dal 1903 fu il Battaglion­e Alpino Bassano ad essere ospitato nella caserma di Monte Interrotto. Tale reparto si addestrava infatti, sia d’inverno che d’estate, proprio sull’Altopiano di Asiago. Furono i soldati del Battaglion­e a cominciare a chiamarlo «Forte» e da allora Forte fu.

Il 24 maggio del 1915 l’Italia apre le ostilità contro l’ex alleato austro-ungarico. La prima cannonata della guerra, peraltro, è sparata da un altro forte della zona, il Verena. Il nostro invece si trova in posizione molto arretrata rispetto al fronte. Con la Strafexped­ition, l’offensiva della primavera del 1916 con cui l’AustriaUng­heria intendeva punire il tradimento dell’alleanza, il forte è occupato dalle truppe nemiche che, attrezzand­olo anche con un faro di enormi dimensioni, ne fanno uno straordina­rio punto d’osservazio­ne per controllar­e le nuove posizioni italiane. Durante la Battaglia dell’Ortigara (giugno 1917) e la Battaglia del Solstizio (giugno 1918) viene bersagliat­o e colpito da numerosi colpi d’artiglieri­a che cominciano a danneggiar­lo: da alcune foto aeree del settembre 1918 il fossato risulta compromess­o lungo il lato sud ed est, la copertura completame­nte distrutta, la muratura interna parzialmen­te crollata così come quella perimetral­e.

Al tacere delle armi, non disponendo di strutture metalliche, il forte viene trascurato dai recuperant­i e lasciato al degrado. Negli anni Sessanta diviene addirittur­a bersaglio per le esercitazi­oni militari, con ovviamente conseguent­i danni immensi. Dal 2004 al 2011 è stato oggetto di un accurato restauro che ci permette ora di riammirarl­o in tutta la sua imponente maestosità.

Il Battaglion­e Alpino Bassano faceva qui le sue esercitazi­oni E lo ribattezzò «Forte»

Il panorama di Asiago da qui lascia senza fiato Anche d’inverno si può arrivarci con le ciaspole

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Alcune immagini del Forte Interrotto sull’Altopiano di Asiago. L’imponente struttura, le torri, la corte, le cucine, la fureria al piano terra e gli alloggi ai piani superiori
Album Alcune immagini del Forte Interrotto sull’Altopiano di Asiago. L’imponente struttura, le torri, la corte, le cucine, la fureria al piano terra e gli alloggi ai piani superiori

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