L’imponente Forte che non sparò mai
Era una caserma costruita in pietra a fine ‘800 come un castello medioevale Doveva controllare i confini, gli austriaci la presero, per i nostri fu un bersaglio
Lo si indica come forte ma è una caserma. È una caserma ma sembra un castello. Si chiama Interrotto ma non ha nulla di incompiuto. Basterebbero queste tre osservazioni per fare del Forte Interrotto una meta irrinunciabile per tutti coloro che intendono visitare l’Altopiano di Asiago, meravigliosa conca vicentina dove furono scritte alcune tra le pagine più tragiche della Grande Guerra. Raggiungerlo peraltro è davvero semplice: si tratta di una passeggiata di poco meno di un’ora da compiersi quasi interamente nel bosco, che ha come punto di partenza il paese di Camporovere. Si può fare anche d’inverno con le ciaspole e ne vale la pena: da vicino il manufatto è impressionante e la vista che dal forte si apre sull’Altopiano lascia senza fiato.
Il Monte Interrotto, la montagna dove fu edificata l’opera, il cui toponimo deriva dall’espressione cimbra Hinterruks, cioè posto a nord, domina infatti l’intera piana di Asiago in una posizione assolutamente strategica. In epoca antecedente alla prima guerra mondiale, da qui si poteva avere il controllo sulla Val d’Assa, la principale via di colni legamento in zona tra Regno d’Italia e Impero Asburgico. Lo aveva ben colto il generale Giuseppe Salvatore Pianell, l’uomo a cui dobbiamo la costruzione dell’edificio. Personaggio molto interessante il Pianell: dopo mezza vita trascorsa nell’esercito borbonico, assunse importanti incarichi nel Regio Esercito, terminando la sua carriera a Verona, dal 1869 comandante del 2° Corpo con giurisdizione su tutta l’Italia settentrionale. Pur avendo l’Italia aderito nel 1882 alla Triplice Alleanza con Germania e Austria-Ungheria, Pianell mai abbassò la guardia nei confronti dell’ex nemico risorgimentale. Anzi: visitò spesso personalmente i confisettentrionali del Regno, rivolgendo particolare attenzione all’Altopiano d’Asiago. Un suo sottoposto, Gian Giacomo Felissent, nel 1905 sindaco di Treviso, nelle sue memorie lo ricorda spesso concentrato con la vista sul Monte Interrotto «quasi a domandarsi: starebbe bene lì un forte?»
Nasce così nel 1883 il progetto di una caserma difensiva che anticipa di trent’anni le vicine opere corazzate del Verena, Campolongo, Corbin, Lisser. Si tratta di una struttura costruita interamente in pietra, con pianta rettangolare su cui spiccano due torri e attorno alla quale è scavato un fossato largo 4 metri e profondo 5. Sembra un castello medievale ma non dobbiamo meravigliarci essendo questi i canoni ingegneristici delle fortificazioni militari di fine Ottocento, ben diversi dalle opere corazzate realizzate negli anni immediatamente precedenti lo scoppio della Grande Guerra. Le dimensioni approssimative sono di metri 50 x 35. Il corpo principale si sviluppa in due piani per un’altezza di 14,7 metri mentre le due torri d’angolo si innalzano per ben 23 metri. All’interno si apre una corte di 28 metri x 17 pavimentata interamente in lastre di pietra che vanno a coprire anche una sottostante cisterna d’acqua un tempo prelevabile da una vasca. Al piano terra erano situati gli ambienti destinati ai servizi di cucina, depositi e stalle, mentre ai piani superiori si trovavano gli alloggi del personale. Circa l’armamento, la caserma presentava all’esterno 245 piccole feritoie per fucili e 10 più larghe per cannoni di piccolo calibro, tutte contornate da profili in marmo bianco.
A partire dal 1903 fu il Battaglione Alpino Bassano ad essere ospitato nella caserma di Monte Interrotto. Tale reparto si addestrava infatti, sia d’inverno che d’estate, proprio sull’Altopiano di Asiago. Furono i soldati del Battaglione a cominciare a chiamarlo «Forte» e da allora Forte fu.
Il 24 maggio del 1915 l’Italia apre le ostilità contro l’ex alleato austro-ungarico. La prima cannonata della guerra, peraltro, è sparata da un altro forte della zona, il Verena. Il nostro invece si trova in posizione molto arretrata rispetto al fronte. Con la Strafexpedition, l’offensiva della primavera del 1916 con cui l’AustriaUngheria intendeva punire il tradimento dell’alleanza, il forte è occupato dalle truppe nemiche che, attrezzandolo anche con un faro di enormi dimensioni, ne fanno uno straordinario punto d’osservazione per controllare le nuove posizioni italiane. Durante la Battaglia dell’Ortigara (giugno 1917) e la Battaglia del Solstizio (giugno 1918) viene bersagliato e colpito da numerosi colpi d’artiglieria che cominciano a danneggiarlo: da alcune foto aeree del settembre 1918 il fossato risulta compromesso lungo il lato sud ed est, la copertura completamente distrutta, la muratura interna parzialmente crollata così come quella perimetrale.
Al tacere delle armi, non disponendo di strutture metalliche, il forte viene trascurato dai recuperanti e lasciato al degrado. Negli anni Sessanta diviene addirittura bersaglio per le esercitazioni militari, con ovviamente conseguenti danni immensi. Dal 2004 al 2011 è stato oggetto di un accurato restauro che ci permette ora di riammirarlo in tutta la sua imponente maestosità.
Il Battaglione Alpino Bassano faceva qui le sue esercitazioni E lo ribattezzò «Forte»
Il panorama di Asiago da qui lascia senza fiato Anche d’inverno si può arrivarci con le ciaspole