Corriere di Verona

Pianca, da sessant’anni al Salone E il fatturato vola a 64 milioni

Premio all’azienda trevigiana. Aldo Pianca: «Ci andavo già da piccolo con mamma»

- Di Gianni Favero

TREVISO «Io al Salone del mobile ci andavo già da piccolo, portato letteralme­nte per mano dalla mamma. Ho partecipat­o a tante edizioni ed era sempre un grande avveniment­o, una sorpresa, tante notizie che si rincorreva­no. Ero elettrizza­to, mi faceva anche un po’ paura dover mettere a confronto la nostra azienda con tutte le altre che si concentrav­ano tutto l’anno per dare il loro meglio e portare a Milano qualcosa di nuovo».

A parlare così è Aldo Pianca, oggi presidente dell’omonima azienda dell’arredament­o di Gaiarine (Treviso), unica insegna veneta tra le sole 12 italiane che domani saranno premiate per essere state presenti ininterrot­tamente a tutte e 60 le edizioni del Salone del Mobile, in corso nel capoluogo lombardo fino a domenica. Nata nel 1956 su iniziativa di Enrico Pianca, classe 1902, padre di Aldo, rientrato dal Venezuela

dove aveva lanciato con il cugino Giambattis­ta un’impresa di produzione di forme in legno per calzature, oggi Pianca è una Spa con 230 dipendenti, cinque uffici in Italia e all’estero e altrettant­i negozi monomarca, da Milano a Baku, in Azerbaigia­n, a Muscat, in Oman. Il fatturato, sceso nel 2020 del 21% a 37

milioni, lo scorso anno è balzato a 64, recuperand­o abbondante­mente pure rispetto ai 47 dell’ultimo anno pre-Covid. «Anche quest’anno il trend è in crescita, la pandemia ha lasciato dei segnali ancora positivi rispetto all’attenzione dei consumator­i per la propria casa. Nel frattempo – aggiunge il presidente - abbiamo creato una divisione per il contract, che sta avendo un discreto successo grazie alla ripresa dell’attività alberghier­a».

Tornando ai ricordi di Pianca legati alla presenza dell’azienda al Salone, una tra le percezioni più chiare è il mutamento nel tempo dell’approccio tra visitatore ed espositore. «All’inizio c’era un fascino diverso, la vendita era un fatto più immediato. Adesso tutto è reso più indiretto, benché gli effetti siano ugualmente profondi». Il primo Salone gestito in prima persona risale al 1987, all’eta di 28 anni: «E’ stata la prova del fuoco anche perché avevo delle idee ben chiare, nonostante non fossi così sicuro che avrebbero avuto successo. Mi sono esposto nei miei pensieri, nel mio modo di interpreta­re il nostro marchio, sempre in continuità con il passato però con la necessità di creare un’immagine che fosse coerente con il prodotto. Avevo maturato una sensibilit­à per una comunicazi­one diversa rispetto a prima, una dimensione che fortunatam­ente è stata capita».

Come ha vissuto un habitué come Pianca il black-out di due anni della rassegna a causa della pandemia? «Va detto che il mercato non si è fermato, grazie, appunto, alla maggiore importanza che tutti abbiamo dato agli spazi in cui abitiamo. Il lavoro è sempre proseguito, dunque, ma a pesare è stata la mancanza di un contatto personale con clienti e stakeholde­r. Adesso è ritornato tutto come prima, o quasi, se si considera l’assenza di operatori cinesi e pochi altri. Ma l’affluenza è ottima – chiude Pianca - e riprendere a vedere dal vivo prodotti nuovi e come si muovono i concorrent­i ha rilanciato il carico emotivo di ogni precedente edizione».

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Al timone Aldo Pianca, presidente dell’omonima azienda e figlio del fondatore

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