Musica, balli e folla per Tommasi «Lunedì inizierà il campionato»
Una piazza gremita acclama il candidato del centrosinistra: «Siamo una squadra fortissima»
Sulle note dei Police, U2 e Lucio Battisti, un balletto se lo è fatto pure il Sommo Dante Alighieri al centro della sua piazza: una festa quella che Damiano Tommasi ha voluto dedicare alla sua «Rete!», quel «campo largo» progressista promosso dal segretario del Pd Enrico Letta e compattato attorno al profilo civico dell’uomo nuovo nella partita per Palazzo Barbieri e terzo incomodo che si tiene alla larga dai bisticci tra Sboarina e Tosi nel campo avverso.
Niente bandiere identitarie (anche perché fosse per lui, Damiano Tommasi non avrebbe fatto nemmeno un cartellone elettorale), niente comizio ma un’intervista colorita e ironica condotta da Laura Magni, origini veronesi, attrice di cabaret e già volto di Zelig. Poi tanta musica e tanta gente; una vera festa di piazza, insomma, nel salotto della città per chiudere una campagna elettorale che Tommasi ha condotto «sui generis» sul campo, nei quartieri, lontano da grancasse e riflettori, proponendo una politica non di «pancia» ma fondata sull’«ascolto», come ripete egli stesso sin dal primo giorno, e sulle idee delle anime che compongono la coalizione: «Nella mia vita ho sempre fatto squadra», il suo mantra. Pagherà alla prova delle urne? Lo sapremo lunedì, lui intanto gioca il suo campionato insieme alla sua squadra: «Se uno sogna da solo è un sogno, ma se a sognare sono tanti è l’inizio di una nuova realtà. Della mia esperienza di calciatore ho portato tutto: la fatica del ritiro precampionato a prepararsi tutti insieme per un unico obiettivo. Ora è la stessa cosa e siamo una squadra fortissima» spiega, poi ci mette la battuta: «Speriamo di non dover fare il mercato di gennaio (risate, ndr.)» e aggiunge: «Parliamo di futuro, se questa città fa un passo finalmente si muove».
La piazza è gremita, entusiasmo e fiducia sono palpabili nel popolo del centrosinistra che ci crede come non mai. Tommasi si rivolge alla sua gente e la ringrazia: «La politica ha bisogno di autenticità, e io l’autenticità la porto a casa: sono le vostre sincere pacche sulle spalle, di uomini e donne che mi avete aiutato». Parla di sogni e ideali: «L’ordinario, ad esempio mettere a posto un marciapiede, è tema di campagna elettorale. È qualcosa che colpisce negativamente: di positivo c’è invece lo sguardo delle persone quando parli di giovani. Ora vedo che ne parlano anche gli altri…». Una frecciatina a chi giovedì sera lo ha preceduto, il sindaco uscente Sboarina con i capitani del centrodestra Meloni, Salvini e Zaia: «Non c’è bisogno di venire da fuori a dire ai veronesi di prendersi le proprie responsabilità». Cita e ricorda una squadra di terza categoria di Bolzano, che rispettava i minutaggi per dare spazio a tutti. Cita la frase di un ragazzo di quella squadra: «Tre vittorie in dieci anni, ma nove coppe disciplina: lui disse “la sconfitta non sarà mai nel risultato, ma nella mia eventuale resa”. Questo deve essere il nostro spirito». Nel giorno del suo 26esimo anniversario di matrimonio, «ero più emozionato allora», la piazza è tutta per lui e scandisce il suo nome a gran voce. «Yes, we can» disse Obama. A bassa voce magari, ma anche qui lo dicono tutti.
” Se questa città fa un passo finalmente si muove
” Ho sempre parlato ai giovani, ora vedo che lo fanno anche gli altri
” C’è chi è venuto da fuori a parlare di responsabilità
L’intervista
Non un comizio, ma un colloquio con Laura Magni (volto di Zelig) ha scandito la serata
Le frecciate
Hanno riguardato soprattutto la tappa veronese di Salvini e Meloni, l’altra sera