Vendramin Grimani Tra marmi e stucchi scrigno di cultura che guarda al futuro
L’armonia delle sue forme architettoniche, preziosi dettagli nella facciata in pietra d’Istria e marmi policromi, statue, stucchi e lampadari, stratificazione di epoche, gusti e provenienze in ogni ambiente. Palazzo Vendramin Grimani è una magnifica dimora sul Canal Grande, gioiello del primo Rinascimento veneziano, lontano dai percorsi turistici, a pochi passi da campo San Polo, tornato a rivivere con la Fondazione dell’Albero d’Oro, istituzione culturale senza fini di lucro nata nel 2019 per volontà di un gruppo di imprenditori e professionisti francesi e veneziani.
Acquisito e restaurato grazie all’intervento di un fondo privato, l’edificio ha aperto al pubblico lo scorso anno, con un percorso espositivo al primo piano nobile che racconta le vicende delle famiglie che l’hanno abitato lungo i secoli. Un palazzo, una storia, tante storie. Nel 1449 Andrea e Luca Vendramin acquistarono una casa fondaco, di forme bizantine, situata nella contrada di
San Polo. Tre anni dopo i fratelli si divisero le proprietà lasciando la casa ad Andrea, che diverrà doge.
I Grimani entrarono nella storia dell’edificio nel 1517 con il matrimonio fra Antonio di Girolamo, pronipote del doge Andrea, ed Elisabetta Vendramin di Giovanni. Con il figlio Girolamo prendeva avvio il ramo dei Grimani dell’Albero d’Oro che darà alla Repubblica anch’esso un doge,
Pietro, che a partire dal primo decennio del Settecento fece del palazzo un vivo salotto culturale. L’edificio rimase stabilmente nel patrimonio della famiglia Grimani fino al 1959, anno della morte di Maria Grimani Giustinian Marcello; venne poi acquistato dalla famiglia Sorlini di
Brescia. Adesso, da residenza privata a luogo di cultura, così com’era ai tempi del cenacolo illuminista del doge Pietro, rivendicando per il palazzo un ruolo di crocevia di scambi e di creatività. « È questo lo spirito con cui la Fondazione dell’Albero d’Oro ha intrapreso l’avventura di restituire vita e anima a questa splendida dimora rinascimentale impreziosita da tappezzerie pregiate e arazzi francesi con soggetti di derivazione italiana, dalle trame del terrazzo alla veneziana, da affreschi neoclassici e stucchi ottocenteschi, filtrati a loro volta dalla luce che penetra dalle finestre
che si affacciano sul Canalazzo - spiega la direttrice Bèatrice de Reyniès - uno scrigno aperto a tutti coloro che amano Venezia che attraverso un’attenta programmazione culturale promuove studi internazionali in collaborazione con istituzioni pubbliche e private, residenze d’artista, mostre, incontri, workshop e concerti». Uno spazio antico che diventa attivo e interconnesso. Tutto questo si deve un board qualificato e appassionato, presieduto da Gilles Étrillard, fondatore di uno dei principali gruppi finanziari indipendenti europei, col Consiglio di Amministrazione composto da Béatrice de Reyniès, esperta nello sviluppo e nell’animazione di siti culturali e turistici in tutto il mondo; Daniela Ferretti, architetto, già direttrice del Museo Fortuny di Venezia, specializzata nel campo della cura e dell’allestimento di mostre, sia in Italia che all’estero; Jean-François Dubos, presidente della JFD Associates, presidente della Maison Européenne de la photographie (MEP) di Parigi e segretario generale del Festival d’Aix-enProvence; Stéphane Bouvier, avvocato impegnato da oltre vent’anni nel settore no profit.
Programma culturale Fondazione Albero d’oro promuove studi internazionali, incontri, workshop e concerti