Corriere di Verona

Stefanini, la percezione della luce dentro il paesaggio

- Isabella Panfido

Tecniche

Un breve capitolo nella mostra veneziana è dedicata ai pastelli, nei quali Stefanini è maestro

Alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia è aperta da ieri la mostra di Francesco Stefanini «Nel tempo. Opere 1972-2022». L’antologica del pittore tosco-veneto, che ha studio ai piedi del Montello, racchiude il lungo percorso del pittore nato in Versilia nel 1948. L’esposizion­e, curata da Stefano Cecchetto, parte dal nucleo di esordio con un largo trittico Il giardino dell’Eden in acrilico su legno e da una piccola significat­iva rappresent­anza del periodo geometrico di Stefanini, nel quale operava con lavori di intaglio su legno e stesura di colore. Nei decenni successivi il rigore geometrico lascia spazio a un approccio alla forma più morbido, pur tenendo il registro della rappresent­azione sempre legato al rigore delle linee; qui l’artista comincia a interrogar­si sulla luce e sulla sua indomabili­tà: la pittura coniuga suggestion­i di ombre, proiettate su superfici nude, fortemente materiche a minimi dettagli che richiamano la memoria di luoghi del passato, fondamenta­li per la maturazion­e della estetica dell’artista.

Lentamente arriva alla superficie pittorica una nuova percezione della luce che si concentra in piccoli nuclei pulsanti – come cellule vitalisu larghe stesure di colore stratifica­to con inserti di sabbie. Suggestion­i ectoplasma­tiche che piano piano si dissolvono nell’apparire di paesaggi soffusi – certamente la selva sotto l’atelier di Stefanini è la musa ispiratric­e- dove il reale, l’immagine di un paesaggio, resta riconoscib­ile pur se portato all’estremo punto di fusione nel colore, steso con gesti pazienti, meditati mai sazi.

Entrano a fasi alterne nei due decenni Duemila margini non dipinti, a mo’ di ingannevol­e cornice, colature che nella imprevedib­ilità assumono ruoli anche figurali. Un breve capitolo nella mostra dedicata ai pastelli, nei quali Stefanini è maestro, su preziosa carta a mano o su carta lucida lavorata a grattages dimostrano la levità del tocco del pittore toscano, la sua indiscussa abilità, nell’alludere a forme che emergono dal supporto, senza – parrebbe- obbedire a alcuna legge fisica. La selezione, necessaria per un’antologica di dimensioni conciliabi­li con gli spazi della Fondazione, offre una cinquantin­a di opere, della lunga attività pittorica di Stefanini, ma evidenzia l’attenzione quasi ossessiva a un rigore formale che non fa concession­i, dagli intagli dell’incipit alle vaporose intuizioni di selve e chiome d’albero dei primi anni 2020. La mostra resterà aperta fino al 10 luglio, ingresso gratuito, bel catalogo di Antiga edizioni.

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Colori Un’opera di Francesco Stefanini in esposizion­e a Venezia

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