«Rifarei tutto daccapo Tosi? Il mio riferimento ora è solo Forza Italia»
Per Sboarina si apre la partita degli apparentamenti: «Puntiamo anche sugli elettori che si sono astenuti» Il sindaco uscente: «Tommasi non è un civico, ma un cavallo di Troia»
VERONA Glissa una prima volta, poi la seconda, la terza, la quarta, la quinta. Ci prova pure La7, a un certo punto, sperando che, alla sesta intervista qualche bullone si allenti. «Apre a un dialogo con Flavio Tosi?». E anche lì Federico Sboarina dribbla: «Io mi rivolgo all’elettorato di centrodestra». A chi lo marcava stretto in conferenza, poco prima, il sindaco uscente consegnava un bigliettino, quello sì, diretto a Forza Italia: «C’è un canale aperto, mi pare abbiano già detto di volermi appoggiare al ballottaggio, le riflessioni le farò con loro».
Palazzo Barbieri, ore 19.40 di ieri. Sboarina arriva davanti ai microfoni dopo che Flavio Tosi e Damiano Tommasi, dai rispettivi quartieri generali, hanno già detto la loro. Sorride, è leggermente sudato. In un quarto d’ora si capiscono un paio di cose. La prima: è escluso un accordo con Tosi, zero speranze di ricucire dopo una campagna elettorale senza nemmeno incrociarsi con lo sguardo, apertissima invece l’ipotesi di apparentamento con Forza Italia. La seconda: nella sua ottica e narrazione, ora, Sboarina vuole «stanare» Tommasi agli occhi dei veronesi definendolo «il cavallo di Troia della sinistra». Su quel passaggio Sboarina ci piomba quasi subito. Giusto un minimo di precedenza al suo campo d’azione, per dire che «Verona rimane di centrodestra se sommiamo i voti d’area» e che «una parte di elettorato del centrodestra non è andata a votare, dato oggettivo su cui riflettere: 5, 6, 7%, quella è la fetta di non votanti da recuperare». Bene. E di là? «La sinistra ha fatto il pieno». Usa quell’espressione lì, Sboarina, «sinistra», non «centrosinistra». E nel passaggio successivo parla di «una coalizione dove dentro c’è tutto e il contrario di tutto, dal Pd ai 5 Stelle». Il ballottaggio comincia da qui. Da Sboarina che attacca: «Tommasi non è un candidato “civico”, Tommasi è una brava persona che la sinistra usa per provare a vincere, il tutto nonostante lui non abbia voluto incontrare né Letta né Conte per non sembrare un candidato di partito». È l’incipit del sindaco uscente, posticipando le domande di giornali e tv, ed è un incipit che si tuffa subito nell’«uno contro uno cui siamo attesi fra due settimane» ossia «centrodestra contro sinistra». E quindi Tommasi e «la poca esperienza in un momento storico che richiede in primis competenza», Tommasi e una coalizione che «punta a inchiodare la città come sulla Variante 29», Tommasi e «i ragionamenti filosofici che non possono essere la base su cui i veronesi decideranno chi votare al ballottaggio». E giù un trittico di interrogativi tattici: «Cosa farà Tommasi con i 5 Stelle sull ’alta velocità? Cosa farà sul
Central Park con Bertucco che chiede il 100% di area verde? Cosa farà con l’ideologia gender? E poi mi chiedo cosa intenda, Tommasi, quando dice che “Verona deve essere aperta” e che “l’identità veronese ha bloccato la città”... io sono fiero di essere veronese e non credo che le radici siano limiti». Ma il risultato di questo primo turno? Nessun rimpianto, nessun passo che Sboarina non rifarebbe. «Mi aspettavo questi dati sul centrosinistra», fa lui, che poi si definisce «contento della mia percentuale» e «molto soddisfatto di aver dato un distacco forte a un candidato molto forte», cioè Tosi. Ed ecco, allora, la domanda: dialogo con l’ex sindaco? «Il mio riferimento ora è Forza Italia», ribadisce Sboarina. Qualcuno ci riprova: «Tosi si è detto deluso che lei non abbia espresso alcuna intenzione d’appoggiarlo qualora il ballottaggio fosse stato tra lui e Tommasi...». Risposta: «Non mi sono espresso in quel senso perché pensavo di essere io ad andare al ballottaggio, com’è poi successo». Ancora: «Ok Forza Italia, ma vi sentirete anche con Tosi?». «È presto, vediamo», l’ennesimo dribbling. «Non si aspettava di più da alcune liste?», cambia allora il tiro la sala. «Stiamo analizzando il voto». Una riflessione, semmai: «Ci sono altri movimenti con percentuali particolari», ragiona Sboarina, la cui citazione va ad Alberto Zelger. A quel punto si esce da Palazzo Barbieri per le interviste con le tivù, sullo sfondo l’Arena. È l’inizio di una serata lunga, tra «Quarta Repubblica» e «Porta a Porta». Il dato scritto in grassetto, per Sboarina, è che
«il 60% dei veronesi rimane di centrodestra». Quel centrodestra che però è diviso, col centrosinistra a cercare la breccia, e «questa è un’anomalia veronese», accetta Sboarina. E Fratelli d’Italia che stacca la Lega, è il segno di qualcosa che cambia nel centrodestra? «Andrà fatta un’analisi precisa e puntuale». Poco prima di quella domanda era passato a salutare il deputato veronese leghista Vito Comencini. «Io credo che il centrodestra sia omogeneo e debba stare unito» ripete Sboarina, secondo il quale Forza Italia è «il giocatore con cui possiamo andarci a giocare la finalissima». Quella finalissima per cui «chiamo a raccolta la città di centrodestra - parole sue - perché l’esperienza tra 2002 e 2007 c’insegna cosa voglia dire essere amministrati dalla sinistra. Usciamo da due anni di Covid e nonostante ciò abbiamo fatto ripartire la città, dalla Fiera alla Fondazione Arena. C’è bisogno di qualcuno che conosca la “macchina” per farla andare avanti: Verona non può permettersi di fermarsi».
” L’invito al ballottaggio Chiamo a raccolta la città di centrodestra, l’esperienza fra 2002 e 2007 c’insegna cosa vuol dire essere amministrati dalla sinistra
32,6 Per cento La quota toccata da Federico Sboarina, che dovrà inseguire Damiano Tommasi. Il partito più votato della coalizione è stato Fratelli d’Italia