Corriere di Verona

Voto postale, proviamoci

- Di Francesco Chiamulera

In inglese si dice absentee ballot. E in italiano? A qualcuno l’anno scorso sembrava curioso che in America si votasse per un mese e più prima della data fissata delle elezioni, cioè che uno possa votare da casa, infilare la scheda in più buste e spedirla ai primi di ottobre per delle elezioni che si tengono a novembre. Donald Trump e la sua setta ci hanno costruito un’intera leggenda complottis­ta. Ma alla luce delle ultime tornate elettorali italiane, dei dati dell’affluenza di ieri, quella misura – il voto postale – non sembra poi così lunare. È o no civiltà che si possa votare «entro» un giorno, e non in un solo giorno, quando l’elettorato oggi si muove, si sposta, vive in modo incomparab­ile rispetto a qualche decennio fa? L’affluenza in Veneto a queste comunali si è fermata al 51,4%. Un elettore su due. Alle scorse elezioni, negli ottantasei comuni in cui si votava, era al 58,4. Meno sette per cento è un calo vistoso. Hanno votato per il proprio sindaco il 55% degli elettori veronesi, la metà dei padovani, meno della metà dei bellunesi. Ci sono comuni della montagna veneta, non dell’Aspromonte o della Sila, dove vota il 30, il 20% degli elettori. Al netto del solito tema degli iscritti all’Aire, cioè i residenti all’estero, stavolta dicono che di mezzo ci sono le date così tardive, che a metà giugno gli italiani la domenica vanno al mare o in montagna, eccetera. Bene. E allora? È proprio questo il punto: l’incredibil­e scoperta è che gli italiani del 2022 non sono più quelli del 1952, ma neanche quelli del ’72 o dell’82. Non restano a casa «intorno al desco», come dice qualche scrittore un po’ passatista, ma hanno la loro vita moderna: viaggi, vacanze, ferie, impediment­i, divorzi, lavori saltuari e dislocati, famiglie esplose e disperse, mobilità, volubilità, imprevisti. I sacrosanti affari loro. Se l’intento del legislator­e è che alle prossime comunali non voti il 44% o ancora meno, è possibile ragionare seriamente anche da noi di voto postale? Gli accorgimen­ti saranno molti – difficile in un paese come il nostro recapitare le schede in domicili diversi da quello di residenza; necessario pensare a delle misure preventive per evitare che nelle aree a maggiore presenza di criminalit­à organizzat­a il capobaston­e organizzi un mese prima il pacchetto di duemila voti per il candidato favorito; necessario che le Poste e le Istituzion­i locali e periferich­e collaborin­o (chiedere agli italiani all’estero se l’ambasciata funziona al meglio)... Ma provarci, almeno.

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