«Tre coltelli per uccidere la madre a colazione dopo un rimprovero sul caffé»: rischia l’ergastolo
Dopo l’arresto confessò al gip che «di prima mattina mia madre aveva iniziato a rimproverarmi in cucina, mi accusava di aver versato il caffé ma non era vero, così io ho afferrato uno, due, tre coltelli... ». È trascorso meno di un anno: dal 21 luglio scorso il 52enne Paolo Bissoli è in cella per aver accoltellato a morte, a Bovolone, la madre 80enne Maria Spadini per un banale rimprovero sul caffé versato durante la colazione. Nell’autopsia il medico legale scrisse che il figlio «l’ha colpita ripetutamente alle spalle, dapprima in piedi e poi quando era accasciata a terra, perseguendo con determinazione l’esito letale». A incastrare fin da subito Bissoli erano state anche le tante, troppe contraddizioni in cui era caduto quando gli era stato chiesto conto dei suoi orari, degli spostamenti, del tempo di permanenza al bar nelle primissime ore di quel giorno prima di chiamare il 118 dicendo agli operatori: «Sono uscito a bere un caffé e, quando sono rientrato, la mamma era morta». Lucido, senza manifestare particolari emozioni, era stato sentito per ore dai carabinieri e dalla pm Maria Federica Ormanni. Finché, messo di fronte ai numerosi punti deboli della sua versione, era crollato. Adesso, a distanza di 11 mesi, c’è la data dell’udienza preliminare in cui si deciderà il suo futuro: il 6 luglio risponderà di omicidio volontario aggravato, mentre la sua posizione si è aggravata alla luce della perizia disposta dal gip secondo cui è «sano di mente». Rischia il processo - e soprattutto il massimo della pena - in Assise. (la.ted.)