Chirurgo plastico aggredito al volante della sua auto
Folle raptus di un camperista che gli ha fratturato il tendine dopo un sorpasso: a processo
VERONA Un’assurda lite stradale, la folle reazione di un camperista: adirato per aver subìto un controsorpasso da parte di un automobilista, giunto all’altezza di una rotatoria a Peschiera del Garda era sceso dal mezzo per correre verso la vettura e aggredire ferocemente il conducente.
Quest’ultimo fu colto di sorpresa, non si sarebbe mai aspettato nulla del genere e non ebbe il tempo di rendersene conto: fuori di sé dalla rabbia, il camperista infranse con un pugno il vetro anteriore sinistro dell’Alfa Romeo Stelvio guidata dal malcapitato, un medico villafranchese.
Chirurgo plastico ed estetico di professione, l’automobilista in quei momenti sconvolgenti tentò invano di difendersi con la mano sinistra mentre l’aggressore, dopo aver sfondato il vetro a pugni, cercò addirittura di afferrargli la testa. Una scena raccapricciante, una violenza immotivata. Il camperista avrebbe perfino tentato di spezzargli le dita: trattandosi di un medico estetico il cui primario e imprescindibile strumento di lavoro sono le mani, sarebbe stato un danno enorme. La vittima, da quell’episodio increscioso e ingiustificabile datato 15 luglio 2018, ha comunque riportato conseguenze fisiche permanenti: oltre 90 giorni di malattia a causa di una «violenta distorsione a carico della spalla e del gomito sinistro con rottura bifocale del bicipite brachiale e numerose ferite da taglio» per le schegge del vetro infranto a pugni. Un danno biologico pari al 20% per l’indebolimento permanente delle funzioni articolare e prensile dell’arto superiore: un danno reso ancora più grave dall’attività lavorativa svolta dalla vittima, chirurgo plastico ed estetico che esercita a Villafranca. Ieri,a distanza di 4 anni, la vicenda è finita davanti alla giudice dell’udienza preliminare Paola Vacca che ha rinviato a giudizio il camperista, G. M. di Reggio Emilia, 63enne, per lesioni volontarie aggravate: stando alla ricostruzione delineata dall’accusa, «dopo aver rotto con un pugno il finestrino anteriore sinistro della vettura» dell’automobilista, «ruotandogli il braccio sinistro e facendo leva sulla portiera della vettura, gli cagionava lesioni personali gravi consistite nella rottura del tendine del bicipite sinistro e in ferite da frammenti di vetro, con prognosi di almeno 90 giorni». Al processo per lesioni gravissime, che prenderà il via il 28 ottobre davanti al giudice Claudio Prota, il chirurgo veronese sarà parte civile: la richiesta è di 50mila euro per i danni biologico, professionali, morali e patrimoniali.