Allarme sicurezza: «No alla scelta tra vita e lavoro»
VERONA Per il terzo anno consecutivo Verona continua a guidare la classifica delle morti sul lavoro venete. Il conteggio per i primi sei mesi dell’anno è infatti già di 10 persone decedute sul luogo di lavoro. L’ultima tragedia in queste ore ha portato ad una levata di scudi delle organizzazioni sindacali.
« Serve una svolta culturale politica e sociale, affinché il modello di sviluppo economico territoriale sia fondato sul principio che un’azienda sicura è più produttiva — dice Giampaolo Veghini, segretario generale CISL Verona — è inaudito che si debba scegliere fra vita e reddito, fra salute e lavoro, fra sicurezza e sopravvivenza. La ripresa economica sta avvenendo sulla pelle delle persone, giovani e meno giovani che ignorano i rischi a cui vanno incontro in cantieri, officine, sui trattori».
«Morire a 26 anni di per se’ è già una tragedia , morire lavorando è ancor più grave — aggiunge anche Matteo Merlin segretario generale Fai CISL Verona — l’agricoltura veronese purtroppo sì conferma maglia nera del Veneto ».
L’archivio nazionale dei veicoli agricoli intanto segnala che in Italia circolano 668mila trattori privi di strutture di protezione in caso di capovolgimento; 1,2milioni di esemplari privi di cinture di sicurezza. In Veneto al 2019 risultavano circolanti 6621 trattori immatricolati prima del 1983, quindi decisamente obsoleti e senza misure di sicurezza.
Sulla questione è intervenuto ieri anche il deputato veronese del Pd Diego Zardini: «In città muoiono ogni anno 20 persone ogni milione di occupati. Tutte le istituzioni, le categorie datoriali, le rappresentanze sindacali si mettano attorno ad un tavolo per contrastare questo fenomeno. Non possiamo assuefarci ad una tragedia quotidiana come questa».