Picchiata con la roncola e violentata dal convivente
Aggressione di oltre un’ora senza alcun motivo. A salvarla è stata la vicina, al partner inflitti 6 anni e 8 mesi
VERONA Un’ora di atroce follia e barbara violenza. Un’aggressione crudele ai danni della donna con cui conviveva e che lo ha reso padre di due figli. Una nottata sfociata in ferocia inaudita senza alcun motivo. Chissà cosa sarà scattato poco dopo la mezzanotte del 10 ottobre scorso nella mente del 43enne veronese per agire con tanta e tale efferatezza nei confronti della sua compagna da picchiarla a sangue per olmesi tre un’ora selvaggiamente per poi abusare di lei. Tratta in salvo dal provvidenziale intervento di una vicina allarmata per le disperate urla della donna, quest’ultima era stata poi immediatamente accompagnata al pronto soccorso con ematomi, graffi, contusioni e percosse ovunque, lesioni «i cui effetti - si legge nel capo di imputazione - si protraevano per oltre 40 giorni». Da allora il partner violento si trova ristretto agli arresti domiciliari, mentre ieri è stato ritenuto responsabile dei reati di lesioni aggravate, violenza sessuale, minacce, violenza privata e danneggiamento ai danni della convivente. Una vicenda da «codice rosso» di inaudita gravità, al punto da aver indotto la giudice Carola Musio a infliggere all’imputato una condanna addirittura superiore rispetto a quella sollecitata dal pm : 6 anni e 8 di reclusione contro i 5 anni chiesti dalla Procura, una condanna inflitta con il rito abbreviato che ha quindi consentito all’accusato di beneficiare dello sconto di un terzo sull’ammontare della pena finale. Durante quell’assurda nottata di cieca violenza, l’aggressore l’avrebbe schiaffeggiata, colpita a pugni, sbattuta più volte contro il muro, presa a calci, picchiata con uno stegagno (attrezzo della famiglia delle roncole) per poi lanciarla sul letto, immobilizzata strappandole i vestiti e l’intimo, infine violentata urlandole irripetibili bestemmie, volgarità e minacce di morte. Riuscita finalmente a scappare, si era perfino aggrappata al cancello della vicina mentre lui cercava di riportarla a casa. Una crudeltà senza ragione.