I diritti del gallo
Da dicembre scorso una linea fende il bosco tra Pocol e le Cinque Torri. È la cabinovia della Cortina Skyline. Serve ad ammirare la Tofana di Rozes e il Lagazuoi della Grande guerra, volando sopra gli alberi del Falzarego, in inverno per sciare, in estate per cominciare le passeggiate. È un’esperienza estetica nuova e appagante, simile a quella che devono aver provato i primi turisti della Belle Époque a salire sulla funivia di Pocol, costruita cento anni fa in mezzo alla valle d’Ampezzo con il solo scopo di guardare il panorama. La cabinovia ora è ferma. Dovrebbero cominciare a breve i lavori di ripristino ambientale. Ma quei cantieri, i lavori boschivi e stradali da febbraio ad agosto dell’anno scorso si sono fermati. Sei mesi di stop. Perché? Per non disturbare la cova e la nascita del gallo cedrone e del gallo forcello, specie protette e in via di estinzione. È una cosa di grande civiltà. È anche, si può dire sottovoce?, una cosa che solo trent’anni fa, non cento, avrebbe sollevato non poche ironie: ma come, fermate le ruspe per la stagione degli amori di un pennuto? E invece. Invece siamo cambiati. Per fortuna. Intorno a noi cresce una cosa chiamata consapevolezza. Che ha portato gli ambientalisti a denunciare (giustamente) quando, causa qualche ritardo, nel 2020 i lavori nella zona del Col Drusciè di Cortina proseguirono anche durante il periodo della cova. Quanto sarebbe bello però se il dibattito intorno alla tutela del nostro mondo non avvenisse sempre con i toni sovreccitati, apocalittici a cui siamo abituati. Lo ha detto al Corriere del Veneto Telmo Pievani, filosofo delle scienze biologiche e persona raziocinante: cambiamo le nostre abitudini, cresciamo insieme in consapevolezza, ma non facciamo sì che la comunicazione ambientale e climatica sia una successione di allarmi tardivi, di corse in extremis, soprattutto di chiamate al castigo, a indossare il saio. Accanto al problema, alla preoccupazione, da qualche parte deve esserci l’incoraggiamento, la possibilità, la via pragmatica. Ne parlava a proposito della siccità, Pievani, ma possiamo estendere questo ragionamento a molti altri ambiti. Un ambientalismo che non sia punitivo, che sfugga alla catena colpaespiazione che ci portiamo dietro per retaggi secolari, che non sia risentito e basta. Che continui a festeggiare il progresso e l’innovazione. Gallo cedrone nel 1998 era solo il nome di un gran film di Verdone? Bene, forse in 25 anni non abbiamo solo continuato a maltrattare il pianeta. Abbiamo fatto qualche cosa buona. E il gallo, da titolo di cinema, è diventato un essere con i suoi diritti.