Corriere di Verona

I diritti del gallo

- Di Francesco Chiamulera

Da dicembre scorso una linea fende il bosco tra Pocol e le Cinque Torri. È la cabinovia della Cortina Skyline. Serve ad ammirare la Tofana di Rozes e il Lagazuoi della Grande guerra, volando sopra gli alberi del Falzarego, in inverno per sciare, in estate per cominciare le passeggiat­e. È un’esperienza estetica nuova e appagante, simile a quella che devono aver provato i primi turisti della Belle Époque a salire sulla funivia di Pocol, costruita cento anni fa in mezzo alla valle d’Ampezzo con il solo scopo di guardare il panorama. La cabinovia ora è ferma. Dovrebbero cominciare a breve i lavori di ripristino ambientale. Ma quei cantieri, i lavori boschivi e stradali da febbraio ad agosto dell’anno scorso si sono fermati. Sei mesi di stop. Perché? Per non disturbare la cova e la nascita del gallo cedrone e del gallo forcello, specie protette e in via di estinzione. È una cosa di grande civiltà. È anche, si può dire sottovoce?, una cosa che solo trent’anni fa, non cento, avrebbe sollevato non poche ironie: ma come, fermate le ruspe per la stagione degli amori di un pennuto? E invece. Invece siamo cambiati. Per fortuna. Intorno a noi cresce una cosa chiamata consapevol­ezza. Che ha portato gli ambientali­sti a denunciare (giustament­e) quando, causa qualche ritardo, nel 2020 i lavori nella zona del Col Drusciè di Cortina proseguiro­no anche durante il periodo della cova. Quanto sarebbe bello però se il dibattito intorno alla tutela del nostro mondo non avvenisse sempre con i toni sovreccita­ti, apocalitti­ci a cui siamo abituati. Lo ha detto al Corriere del Veneto Telmo Pievani, filosofo delle scienze biologiche e persona raziocinan­te: cambiamo le nostre abitudini, cresciamo insieme in consapevol­ezza, ma non facciamo sì che la comunicazi­one ambientale e climatica sia una succession­e di allarmi tardivi, di corse in extremis, soprattutt­o di chiamate al castigo, a indossare il saio. Accanto al problema, alla preoccupaz­ione, da qualche parte deve esserci l’incoraggia­mento, la possibilit­à, la via pragmatica. Ne parlava a proposito della siccità, Pievani, ma possiamo estendere questo ragionamen­to a molti altri ambiti. Un ambientali­smo che non sia punitivo, che sfugga alla catena colpaespia­zione che ci portiamo dietro per retaggi secolari, che non sia risentito e basta. Che continui a festeggiar­e il progresso e l’innovazion­e. Gallo cedrone nel 1998 era solo il nome di un gran film di Verdone? Bene, forse in 25 anni non abbiamo solo continuato a maltrattar­e il pianeta. Abbiamo fatto qualche cosa buona. E il gallo, da titolo di cinema, è diventato un essere con i suoi diritti.

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