Corriere di Verona

Anche Zanotto tifa Damiano «Ha battuto una destra presuntuos­a, ora si circondi di collaborat­ori competenti

Vinse nel 2002 sfruttando le divisioni: «Analogie»

- Matteo Sorio

VERONA Il centrodest­ra? «Presuntuos­o». E lui, Damiano Tommasi? «Innovatore: governerà bene proprio perché si è staccato dalla politica della rissa». Parla Paolo Zanotto, ultimo sindaco di centrosini­stra prima di Tommasi, eletto nel 2002 poi sconfitto nel 2007 da Flavio Tosi.

Zanotto, da cosa dovrebbe partire Tommasi?

«Dal dotarsi di collaborat­ori fidati e competenti. Ch’è uno dei suoi obiettivi, del resto. Ha sempre detto di volere intorno a sé gente che conosce i problemi».

Poi?

«Serve un occhio particolar­e alla struttura comunale, ch’è in grande difficoltà perché non puoi fare progetti se non hai i dirigenti tecnici che te li eseguono. Tanti sono andati in pensione. Quella struttura va ricostruit­a: senza, il Comune non funziona».

Altri suggerimen­ti?

«Dare ai cittadini un’immagine di ricrescita. Si è già capito che Tommasi avrà grande attenzione per l’infanzia e la terza età. Sono settori importanti».

La chiave del successo di

Tommasi?

«La sua persona, il modo di rapportars­i alla città, non solo inventando­si le passeggiat­e nei quartieri. Quando gli dicevamo che le campagne elettorali si fanno con elmo e scudo, lui rispondeva di voler presentare la proposta in modo diverso. Così ha creato fiducia».

Infatti ha sottolinea­to di aver vinto senza insultare…

«Si è staccato totalmente dal sistema moderno per cui tutto ciò ch’è politica è rissa e insulto. E questo lo aiuterà a governare: non deve sconfigger­e nessuno, semmai costruire la città secondo il suo progetto».

Lei ci parlò in tempi non sospetti di analogie col 2002…

«Anche la mia candidatur­a nasceva in una civica aggregante, e pure allora c’erano due avversari anziché uno. Le divisioni odierne nel centrodest­ra hanno una ragione di fondo molto presuntuos­a, ossia che “comunque a Verona si vince”. Gli elettori hanno capito che quella battaglia danneggiav­a la città, come quando il sindaco Michela Sironi si trovò con la giunta regionale di Giancarlo Galan a farle la guerra».

La lettera «Pensaci, Verona» scritta da Federico Sboarina a un amen dal voto?

«È stata un errore. Denotava grande insicurezz­a e paura di perdere. E poi cercare di denigrare l’avversario, riscoprend­o fantasmi del passato, non è sembrato molto corretto rispetto al fair play di Tommasi».

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L’abbraccio Paolo Zanotto con Damiano Tommasi

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