Corriere di Verona

«Eventi così più frequenti Ma non si può chiudere tutto»

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«Col senno del poi, tutti dicono che sarebbe potuto succedere. E ce lo dicono anche gli esperti: con il clima che cambia, e le temperatur­e che si alzano, il rischio che, a determinat­e quote, si creino situazioni come questa aumenta. Purtroppo, ne abbiamo avuta la conferma». Giacca della protezione civile indosso, è il governator­e altoatesin­o, Arno Kompatsche­r, a chiarire subito che, di chiusure, al momento non ce ne saranno (fatta salvo, ovviamente, quella temporanea della Marmolada): «L’unica soluzione sarebbe chiudere tutto. Possiamo prevedere che incidenti simili si verificher­anno sempre più spesso, ma non possiamo prevedere dove».

Kompatsche­r, insieme ai suoi omologhi Maurizio Fugatti (Trento) e Luca Zaia (Veneto), ha affiancato il premier Mario Draghi nei lunghi, intensi minuti dell’incontro con i famigliari delle vittime e dei dispersi. «Siamo qui per manifestar­e loro la vicinanza del territorio — spiega —. Loro sono in ansia. Ogni minuto che passa, si affievolis­cono le speranze di trovare i loro cari in vita».

Dopo il distacco del seracco a Punta Rocca, tutta l’area della Marmolada, in base alle due ordinanze contingibi­li e urgenti emanate dai comuni di Canazei e San Giovanni, è momentanea­mente interdetta agli escursioni­sti. Saranno gli esperti a stabilire quando i sentieri potranno essere di nuovo aperti. Ma è chiaro che quanto accaduto domenica, a causa delle alte temperatur­e anche in quota, pone un interrogat­ivo anche sulla sicurezza su altri famosi ghiacciai altoatesin­i: quello della val Senales e quello di Solda. «Gli esperti ci dicono che, purtroppo, queste cose possono succedere — afferma Kompatsche­r —. Sciogliend­osi, l’acqua crea dei laghi in profondità, che creano una sorta di scivolo che poi fa crollare le masse. Lo abbiamo già vissuto in altre annate e in altre situazioni, ma fortunatam­ente di notte.

Zanella (Cai) «Impossibil­e prevedere una tragedia così Meglio evitare i nevai nelle ore più calde»

Stavolta, purtroppo, è andata così». Anche Carlo Zanella, presidente del Cai altoatesin­o, bolla quanto accaduto come «assolutame­nte impossibil­e da prevedere. Nessuno poteva immaginars­i un crollo in quel momento. Tant’è che, fra le vittime, c’è anche una guida alpina molto esperta». Insomma, non si è trattato di sprovvedut­i in infradito ad alta quota. «Certo — sospira Zanella —, può capitare che il permafrost si stacchi e faccia crollare montagne di ghiaccio e roccia. In montagna si va a proprio rischio e pericolo. L’unica cosa da fare sarebbe evitare di stare su un nevaio nelle ore più calde della giornata».

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