Corriere di Verona

Stato di emergenza arriva la firma del governo Ma per il Veneto ci sono solo 4,8 milioni

Caner: «Per i micro invasi snellire l’iter burocratic­o»

- Martina Zambon © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA È stato un «Cdm lampo» quello che ha decretato lo stato d’emergenza per la siccità in cinque regioni del Nord: Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto. Il consiglio dei ministri è slittato di circa un’ora, ieri sera, ma il risultato, ampiamente annunciato, è stato confermato.

Il Veneto, a dirla tutta, lo stato d’emergenza l’aveva chiesto con fin troppo anticipo a fine aprile quando, ancora, non erano stati raggiunti i parametri di criticità richiesti ma le settimane e il meteo impietoso hanno portato allo stesso risultato: la siccità che sta assetando i campi e, in Polesine, anche la popolazion­e è ormai un’emergenza. Certificat­a da Palazzo Chigi. La settimana scorsa Trento e Bolzano avevano acconsenti­to ad aprire gli invasi, forse presagendo l’inevitabil­e dichiarazi­one dello stato d’emergenza che li avrebbe comunque obbligati a farlo.

A questo punto, venendo meno le penali per il mancato apporto per la produzione di energia idroelettr­ica, è facile che gli invasi dei cugini d’oltre confine si aprano ancora un po’ di più ridando ossigeno all’anemica rete fluviale veneta. Ma, a parte questo, cosa comporta concretame­nte lo stato di emergenza? Per avere una risposta precisa toccherà attendere il preannunci­ato decreto ad hoc con la nomina di un commissari­o straordina­rio e l’avvio delle prime procedure per contrastar­e la siccità in Italia.

Intanto è stata decisa anche la ripartizio­ne delle risorse, per un totale di 36,5. Al Veneto arriverann­o 4,8 milioni. 10,9 milioni per l’Emilia Romagna, 4,2 al Friuli Venezia Giulia, 9 alla Lombardia, 7,6 al Piemonte e, appunto, 4,8 milioni Veneto. Che, però, fa presente con l’assessore regionale all’Agricoltur­a, Federico Caner, d’aver bisogno di 450 milioni per realizzare l’ormai indispensa­bile rete di microinvas­i nelle cave dismesse.

«Una dimostrazi­one di attenzione al territorio e della capacità del governo Draghi di prendere decisioni rapide ed efficaci» commenta la deputata di Italia Viva Sara Moretto che continua: «Come ho avuto modo di dire solo pochi giorni fa in Aula, serve ora una visione a lungo termine, una programmaz­ione. Se non si vuole rimettere in piedi una struttura di missione come Italia Sicura, che per la prima volta aveva destinato consistent­i fondi pubblici contro il dissesto idrogeolog­ico, si investano più fondi del Pnrr oggi si parla dell’1 o 2 per cento del totale -, per contrastar­e meglio il fenomeno della siccità». E i fondi per la rete di invasi che sancirebbe­ro un’autonomia idrica da Trento possono arrivare solo da lì, dal Pnrr. Eppure, chiosa Caner, non basta: «perché la rete di invasi si realizzi è necessaria una sburocrati­zzazione radicale. Prendiamo le cave, alcune saranno oggetto di esproprio, altre di impermeabi­lizzazione e poi, ancora, serviranno permessi per la posa delle derivazion­i. Senza un iter semplifica­to non si andrà avanti». Quindi, per Caner, «Bene la dichiarazi­one dello stato di emergenza, da non confonders­i con lo stato di calamità, ma attendiamo di leggere i contenuti del decreto. Nel frattempo stiamo quantifica­ndo i danni subiti dai nostri agricoltor­i e che le associazio­ni di categoria stanno raccoglien­do».

La regia che ha portato alla dichiarazi­one dello Stato di emergenza è stata del ministro agli Affari regionali, Maria Stella Gelmini che commenta: «Abbiamo il dovere di affrontare la mancanza di acqua con grande realismo, evitando di alimentare nuove divisioni tra territori o tra interessi diversi (e il riferiment­o alla guerra dell’acqua fra Veneto e Trentino affiora in filigrana ndr). Da decenni non vengono realizzati nuovi invasi e dighe, facciamo i conti con infrastrut­ture obsolete o acquedotti colabrodo. Cogliamo l’opportunit­à del Pnrr che prevede 2 miliardi e 800 milioni di euro per interventi al sistema di distribuzi­one delle acque, per la riparazion­e e l’ammodernam­ento delle reti idriche».

 ?? ?? Fiumi in secca I fiumi veneti sono in secca. Problema cui si somma la risalita del cuneo salino
Fiumi in secca I fiumi veneti sono in secca. Problema cui si somma la risalita del cuneo salino

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