Corriere di Verona

Settore medicale «Settemila posti ostaggio dell’Ue»

Aziende contro la direttiva europea

- di Giorgio Naccari

VENEZIA Nel solo Veneto si potrebbero perdere ben 7 mila posti di lavoro (50 mila in tutta Italia) nel vivace settore delle aziende che producono dispositiv­i medici, dagli elettromed­icali diagnostic­i a quelli riabilitat­ivi, ma anche bisturi, garze, filo per sutura.

A tutela del settore e per scongiurar­e questa ipotesi, che porterebbe a gravi ripercussi­oni, scende in campo Massimo Marcon, membro della giunta di Confimi Sanità (l’associazio­ne delle imprese del settore) e titolare di Iacer, azienda di Martellago (Venezia) leader nel campo dei dispositiv­i elettromed­icali. «Il comparto del medicale occupa in Italia quasi 110 mila persone - spiega Marcon - e produce ricavi per 16 miliardi di euro».

Qual è il problema che rischia di sconvolger­e questa importante nicchia dell’industria nazionale? «Fino all’anno scorso - riepiloga Marcon era in vigore una direttiva europea che, per quasi trent’anni, ha stabilito le linee guida per fabbricant­i e organismi notificati. Ora, il nuovo regolament­o voluto dall’Europa, approvato nel 2017 ma in vigore dal 2021, prevede un periodo di “convivenza” tra vecchie e nuove regole, che terminerà a maggio 2024. Da quella data in avanti, non potranno più essere fabbricati dispositiv­i secondo la vecchia direttiva. La transizion­e sta avvenendo anche per i dispositiv­i diagnostic­i in vitro (Ivd), il cui regolament­o entrerà a regime l’anno successivo, quindi nel maggio 2025».

Cosa cambia, nella sostanza, per le aziende produttric­i?

«Questo nuovo regolament­o aggiunge Marcon - prevede un lungo percorso di accreditam­ento degli organismi notificati, che poi, una volta completato il loro iter, possono procedere con la valutazion­e di conformità dei dispositiv­i e dei fabbricant­i: si tratta quindi di ripetere ex novo il processo di valutazion­e per organismi, fabbricant­i e dispositiv­i, che è avvenuto dal 1993 a oggi secondo la vecchia direttiva. In Europa ci sono circa 33mila imprese attive nel settore, con quasi 30 mila certificat­i emessi da 60 organismi notificati diversi. Con il nuovo regolament­o, inoltre, si aggiungono anche una quantità non ancora definita di dispositiv­i che “salgono” di classe (e necessitan­o perciò di verifica), alcuni dispositiv­i a uso estetico, moltissimi software medicali. Questo ci porterà verosimilm­ente a un numero totale dei certificat­i da emettere superiore ai 50 mila. Quindi serviranno il doppio dei certificat­i rispetto a oggi, con un numero di organismi notificati che, invece, è fermo a 30. Aggiungiam­o che prima ci volevano dai 6 agli 8 mesi per la marcatura di un dispositiv­o, oggi ne servono quasi 18 e ci rendiamo conto di come il punto di non ritorno sia già stato oltrepassa­to».

Il nuovo regolament­o rischia seriamente di portare al caos, perché le aziende produttric­i incontrera­nno molti ostacoli per certificar­e i propri dispositiv­i entro la data fissata. «Le conseguenz­e conclude Marcon - sono evidenti: potrebbero venir meno dal 30 al 40% dei dispositiv­i che oggi troviamo dal medico di base, in ospedale o sullo scaffale delle farmacie. Il 4050% delle Pmi medicali saranno a forte rischio di sopravvive­nza e con esse almeno 50 mila lavoratori del comparto, 7 mila nel solo Veneto».

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Portavoce Massimo Marcon della veneziana Iacer; a sinistra, un dispositiv­o medico

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