La Ccia lancia l’asta: Domus Mercatorum in vendita
VERONA La Domus Mercatorum, uno degli edifici storici più noti (e più belli) della città, è ufficialmente in vendita. L’asta pubblica è stata lanciata dalla Camera di Commercio, proprietaria dell’edificio all’angolo tra Piazza Erbe e via Pellicciai. Le offerte potranno essere presentate fino alle 17 del 27 gennaio, mentre il 2 febbraio, nella sede camerale di Corso Porta Nuova, il notaio Rosalia Russo aggiudicherà i due lotti: uno (il piano nobile della Domus, su 200 metri quadri) a partire da 7 milioni di euro, l’altro (l’attigua Casa Bresciani) partendo da 10 milioni e 300mila lire. Le offerte al rialzo dovranno «rilanciare» di almeno 50mila euro al colpo. Chi si aggiudicherà lo splendido edificio potrà utilizzarlo per farne appartamenti oppure, al momento, uffici pubblici. In realtà, la Camera di Commercio ha chiesto di cancellare proprio questa destinazione di natura pubblica. La Ccia intendeva infatti ottenere anche spazi per negozi, tant’è vero che proprio lì pareva dovesse arrivare la multinazionale americana Starbucks. Che poi invece ha scelto una sede pochi metri più in là, in Galleria Pellicciai. Il «piano nobile» della Domus Mercatorum era stato inserito nella Variante Urbanistica 29 (si era parlato anche di installarvi il Museo del Vino, che adesso pare invece destinato alle ex cartiere di Basso Acquar). Ma la richiesta di cancellare il vincolo del «servizio pubblico» aveva seguito un iter diverso, fondamentale per consentirne un uso privato (l’edificio è ovviamente tutelato dalla Sovrintendenza ai Beni Archeologici, con cui è indispensabile trovare un accordo). Al piano terreno della Domus c’è oggi, e pare destinato a rimanere anche in futuro, una sede del Banco Popolare (che paga l’affitto alla Camera di Commercio). La «casa dei mercanti» nel Medioevo ospitava numerose Corporazioni e, fino agli anni Settanta, era sede proprio dell’ente camerale. L’edificio fu fatto erigere nel 1301 dal principe Alberto Della Scala. Nei secoli successivi la Domus è stata più volte ristrutturata, fino al rifacimento di fine Ottocento che mantenne la merlatura medievale «ghibellina» a coda di rondine, oltre allo splendido porticato al piano terreno.