Electrolux, domanda in ripresa Susegana al lavoro per 12 sabati
Aumenta la richiesta di frigo più avanzati: anticipato l’avvio dell’ulteriore linea Genesi
Se Electrolux è assunta a barometro per l’andamento il clima di certe aree dei consumi del Vecchio Continente, la lancetta sembra tornare a spostarsi, magari di poco, verso il bello. Da ieri uno dei cartelloni rivolti ai lavoratori dello stabilimento di Susegana, vergato fitto con pennarelli nero, blu e rosso nel caratteristico stampatello maiuscolo, dice che, in via straordinaria, si lavorerà per i prossimi 12 sabati su una delle linee di Genesi, ossia l’impianto da cui escono i frigoriferi da incasso più costosi ed evoluti. La rete dei mobilieri, è l’interpretazione, nei mesi scorsi aveva formulato previsioni più pessimistiche rispetto alla domanda effettiva ed ecco che lo stabilimento si trova a dover accelerare.
Non cambia di molto il budget indicato a fine anno in 609 mila pezzi, contro i 604 mila della previsione precedente. A muoversi in modo sempre più sensibile, invece, è il mix dei prodotti richiesti. Sempre meno macchine della vecchia linea di assemblaggio Cairo, cioè, e sempre più gioielli del freddo ad alto contenuto di elettronica dallo stabilimento di ultima generazione, quello per il quale nel 2017 la multinazionale svedese volle investire 130 milioni di euro.
Il mercato ne chiede 20 mila pezzi in più, da 434 mila a 454 mila, tanto che l’attivazione a doppio turno anche della seconda linea di Genesi oggi in funzione (una terza è in fase di predisposizione, con l’investimento-bis confermato dall’azienda) sarà anticipata a settembre, invece che a novembre. Contemporaneamente verrà dismessa una delle ultime due linee di Cairo, ottenendo altri spazi da adibire a magazzino.
Tornando ai 12 sabati in fabbrica, i lavoratori disponibili su base volontaria, già individuati, opereranno su un unico turno di sei ore a settimane alterne. Un reparto tecnologico a monte delle linee sarà inoltre potenziato con l’aggiunta di un terzo turno di notte, anch’esso coperto da sette volontari fissi. Ancora, un’area dedicata al «recupero», ossia al completamento di pezzi per varie ragioni non ancora finiti, richiederà ulteriori due turni, ad uno dei quali verrà destinato personale di un’azienda esterna.
Una condizione sperimentale, ha spiegato la direzione, per verificare l’effettiva necessità di tali lavorazioni a lungo termine in misura da giustificare eventuali nuove assunzioni. In astratto c’è l’opzione alternativa di impiegare dipendenti del vicino stabilimento di Porcia (Pordenone), coinvolti in consistenti misure di cassa integrazione. Storicamente, però, le trasferte dal Friuli proposte in più circostanze non hanno mai fatto registrare un sufficiente numero di adesioni volontarie. «Nei prossimi giorni avremo incontri di carattere tecnico – spiegano dal sindacato interno – per definire i dettagli delle nuove varianti organizzative. L’impressione che abbiamo è che ci sia un po’ di confusione legata alla volontà di far fronte a tutte le esigenze, senza però incrementare l’organico con nuovo personale».
Comunque sia, ci sono valide ragioni per ritenere che il 2024, per l’impianto di Susegana, sarà l’anno dell’inversione di tendenza, dopo una serie di revisioni al ribasso degli obiettivi di produzione degli ultimi anni. Il livello più basso, i 595 mila pezzi del 2023, che si confronta con gli oltre 900 mila del pre-Covid, sembra insomma lasciato alle spalle e alla fine di dicembre si dovrebbe davvero arrivare a sfiorare quota 610 mila. È una tendenza intercettata già nella primissima parte dell’anno, quando, soltanto a gennaio, i frigoriferi indirizzati per lo più ai marchi delle cucine su misura o alle grandi catene low cost come Ikea, avevano toccato le 47.500 unità. Questo mentre è stato confermato per il sito trevigiano un nuovo investimento da 110 milioni.